Le etichette sulle bevande zuccherate aiutano bambini e genitori a compiere scelte più sane? Lo studio

Le bevande zuccherate e gli energy drink sono tra le principali fonti di zucchero per i bambini, spesso consumate senza che i genitori ne conoscano il reale contenuto. Se infatti il marketing delle aziende punta a proporre immagini di frutta e benefici vitaminici per vendere succhi e latte aromatizzati come scelte salutari, la realtà dei fatti è ben diversa: il contenuto di zucchero di questi prodotti può eguagliare quello delle bibite gassate. Per questo motivo, un recente studio pubblicato su Nutrients ha cercato di capire se la presenza di etichette di avvertimento ben visibili sulle confezioni possano influenzare le scelte di bambini e genitori, spingendoli verso opzioni più salutari.
Zucchero nascosto, rischi evidenti
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, lo zucchero non dovrebbe superare il 10 per cento dell'apporto energetico giornaliero. Superare questa soglia aumenta il rischio di obesità, diabete di tipo 2, carie e malattie cardiovascolari. In Australia, oltre la metà dei bambini consuma troppo zucchero, e circa il 40 per cento proviene proprio dalle bevande. Prodotti come i succhi 100 per cento frutta e il latte aromatizzato vengono spesso considerati salutari, ma contengono quantità di zucchero simili a quelle di una cola. Etichette ben chiare e comprensibili sul fronte della confezione potrebbero aiutare i consumatori a fare scelte più consapevoli.
L’esperimento: etichette sotto osservazione
Per indagare sull’efficacia di diversi tipi di etichette, i ricercatori hanno coinvolto 1.229 bambini australiani tra i 4 e gli 11 anni e i loro genitori. A ciascun partecipante è stato chiesto di scegliere una bevanda da un distributore online, prima senza etichette e poi con l’aggiunta casuale di uno dei quattro tipi di etichette: un semplice messaggio testuale ("ATTENZIONE: Le bevande ad alto contenuto di zucchero contribuiscono alla carie"), un’immagine di denti cariati, il numero di cucchiaini di zucchero presenti, oppure il sistema Health Star Rating (HSR), un’etichetta già in uso in Australia che assegna da 0,5 a 5 stelle a seconda della salubrità del prodotto. Le etichette, tutte di forma ottagonale come i segnali di stop, erano pensate per attirare immediatamente l’attenzione.

Il primo dato emerso è che le etichette non sempre vengono notate. Solo metà dei bambini e due terzi dei genitori hanno dichiarato di ricordare le etichette. Di questi, però, i bambini hanno mostrato una maggiore accuratezza nella memoria: l’80% ha ricordato correttamente il sistema HSR e circa il 70 per cento ha ricordato il messaggio testuale. I genitori, invece, ricordavano meglio l’etichetta HSR (67 per cento), mentre solo il 30 per cento riportava con precisione le etichette con testo o cucchiaini di zucchero.
Cosa colpisce di più?
Sebbene tutti i tipi di etichette siano stati percepiti come significativi, i bambini più piccoli (4-7 anni) si sono detti particolarmente colpiti dalle etichette testuali e da quella con il numero di cucchiaini di zucchero. I bambini più grandi (8-11 anni) sono stati invece più sensibili all’immagine dei denti cariati, ritenendola facile da capire, veritiera e fonte di preoccupazione. I genitori, nel complesso, hanno assegnato significati simili a tutte le etichette, ma hanno considerato meno efficace il sistema a stelle rispetto agli avvertimenti più espliciti.
Poche scelte più sane, ma segnali incoraggianti
Il cambiamento nel comportamento d’acquisto è stato modesto. La maggior parte dei bambini non ha modificato la propria scelta nemmeno di fronte a etichette fortemente dissuasive. Tuttavia, tra coloro che hanno cambiato idea, le etichette con il numero di cucchiaini di zucchero sono risultate le più efficaci, seguite da quelle testuali e dall’immagine della carie. Un dato interessante riguarda la popolarità dell’acqua: con l’etichetta dei denti cariati è diventata la seconda scelta più comune, mentre con quella dei cucchiaini di zucchero è salita al terzo posto. Il latte aromatizzato (come quelli arricchiti da frutta o cacao che si trovano anche in Italia), è rimasta però la bevanda preferita in assoluto, anche dopo la visualizzazione delle etichette.

Per quanto riguarda i genitori, chi ha modificato le proprie scelte ha preferito acqua, bevande con dolcificanti artificiali o, sorprendentemente, anche bibite zuccherate. Tuttavia, il sistema HSR si è dimostrato più utile per orientare le scelte degli adulti, anche se questi ultimi non sempre ne hanno percepito l’efficacia.
Etichette non bastano: servono strategie più forti
Lo studio suggerisce che, sebbene le etichette frontali possano avere un ruolo nella promozione di scelte più salutari, da sole non bastano. "Le modifiche nei comportamenti sono minime, e oltre il 70 per cento dei partecipanti non ha cambiato la propria preferenza nemmeno dopo aver visto l’avvertimento", hanno spiegato i ricercatori. Inoltre, il contesto simulato dell’esperimento – una specie di distributore virtuale – potrebbe non riflettere fedelmente la realtà degli acquisti quotidiani. Per comprendere a pieno l’impatto di questi strumenti, servono studi a lungo termine, ma intanto il messaggio è chiaro: etichette più incisive, combinate con campagne educative e regole più stringenti, possono contribuire a formare abitudini più sane, soprattutto nei più piccoli. La sfida è ancora aperta, ma strumenti visivi semplici e diretti – come l’immagine della carie o la rappresentazione dei cucchiaini di zucchero – sembrano avere un potenziale comunicativo più forte rispetto a sistemi astratti o troppo tecnici.