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Le disuguaglianze sociali cambiano il cervello dei bambini: “Disagi psicologici più comuni tra chi è svantaggiato”

Una ricerca del King’s College di Londra, condotta su oltre 10.000 bambini negli Stati Uniti, rivela che vivere in società con forti disuguaglianze economiche altera lo sviluppo cerebrale e aumenta il rischio di ansia e depressione. Un fenomeno che riguarda tutti, indipendentemente dal reddito familiare, e che secondo gli studiosi pone la riduzione delle disparità come una priorità di salute pubblica: “Ridurre le disparità significa investire direttamente nella salute mentale delle generazioni future”.
A cura di Niccolò De Rosa
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Vivere in una società caratterizzata da forti disparità economiche non influenza solo le condizioni di vita quotidiane, ma può lasciare un segno profondo sullo sviluppo del cervello dei bambini. È quanto emerge da una ricerca condotta dal King's College di Londra, in collaborazione con le Università di Harvard e York. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Mental Health, si è basato sull'analisi di oltre 10.000 bambini statunitensi e ha dimostrato per la prima volta un legame diretto tra disuguaglianza sociale e alterazioni strutturali e funzionali del cervello, indipendentemente dal reddito familiare.

Il peso della disuguaglianza, non solo della povertà

La novità più significativa riguarda l'oggetto dell’indagine: non il reddito individuale, già noto per influenzare lo sviluppo cerebrale, ma la distribuzione della ricchezza all’interno della società. "Non si tratta solo di quanto guadagna una famiglia – ha spiegato la ricercatrice Divyangana Rakesh, tra le firme principali dello studio – ma di come le risorse sono distribuite nella collettività". Il risultato è che bambini provenienti sia da famiglie benestanti sia da famiglie a basso reddito, se cresciuti in contesti segnati da ampie disuguaglianze, mostrano comunque modifiche nello sviluppo cerebrale.

I ricercatori hanno utilizzato i dati dell'Adolescent Brain Cognitive Development Study, una delle più ampie banche dati mondiali di neuroimaging infantile. Attraverso risonanze magnetiche, sono state analizzate la superficie e lo spessore della corteccia cerebrale – regione coinvolta in funzioni complesse come memoria, linguaggio, attenzione ed emozioni – e le connessioni tra diverse aree del cervello. Il grado di disuguaglianza è invece stato calcolato attribuendo a ciascuno Stato americano un indice compreso tra 0 – uguaglianza perfetta – e 1, ossia la massima disparità. Stati come New York, California, Connecticut e Florida si collocavano tra i più diseguali, mentre Utah, Wisconsin, Minnesota e Vermont risultavano tra i più equilibrati.

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Cosa accade al cervello dei bambini

Le scansioni hanno evidenziato che i bambini residenti in aree con maggiori squilibri economici presentavano una riduzione della superficie corticale e connessioni alterate tra varie regioni cerebrali. Alterazioni che, sottolineano i ricercatori, non sono semplici dati anatomici, ma si traducono in conseguenze concrete sul piano del benessere psicologico. Secondo gli studiosi, vivere in un contesto dove le disparità sono forti aumenta infatti l‘ansia da status e i confronti sociali, con un impatto diretto sul livello di cortisolo, l’ormone dello stress. Questo squilibrio biologico può mettere sotto pressione cervello e altri organi, influenzando lo sviluppo neurobiologico dei bambini.

Lo studio ha seguito i partecipanti anche nei mesi successivi alle risonanze, raccogliendo questionari sul benessere psicologico all’età di 10 e 11 anni. È emerso che i bambini esposti a maggiori disuguaglianze presentavano più sintomi di ansia e depressione rispetto ai coetanei cresciuti in contesti più equilibrati. Alcune delle modifiche cerebrali osservate sembrano costituire un vero e proprio "ponte" tra le condizioni sociali e l'insorgenza di problemi psicologici, confermando l'idea che la disuguaglianza lasci tracce tangibili e durature sullo sviluppo mentale.

Bambina triste

Un problema globale, non solo americano

Sebbene la ricerca si concentri sugli Stati Uniti, i risultati sollevano interrogativi di portata internazionale. "In molte aree del Regno Unito, ad esempio a Londra, si riscontrano forti disparità economiche – ha sottolineato Rakesh – e sarà interessante verificare se gli stessi effetti si manifestano anche in altri contesti geografici". L’ipotesi è che la relazione tra disuguaglianza, cervello e salute mentale sia universale e non legata a fattori culturali specifici.

Non solo economia: una questione di salute pubblica

Alla luce dei risultati ottenuti, gli autori dello studio hanno insistito sul fatto che ridurre le disuguaglianze non sia soltanto un obiettivo economico, ma una necessità di salute pubblica. "Le modifiche riscontrate in aree del cervello legate alla regolazione delle emozioni e all’attenzione dimostrano che la disuguaglianza crea un ambiente tossico che modella letteralmente lo sviluppo dei giovani ", ha spiegato la professoressa Kate Pickett, altra firma della ricerca. Lo stesso concetto è ribadito dal professor Vikram Patel di Harvard: "Questi risultati aggiungono nuove prove al crescente corpo di ricerche che mostrano come i fattori sociali, in questo caso la disuguaglianza, possano influenzare il benessere attraverso cambiamenti strutturali nel cervello".

Adottare politiche mirate a ridurre il divario sociale – dalla tassazione progressiva al rafforzamento delle reti di sicurezza sociale, fino all'accesso universale alle cure e agli investimenti nelle comunità – potrebbero dunque non solo migliorare le condizioni economiche, ma anche favorire uno sviluppo cerebrale più sano nei bambini. "Ridurre le disuguaglianze – ha concluso Pickett – significa investire direttamente nella salute mentale delle generazioni future".

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