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L’allarme del Garante per l’Infanzia sui maltrattamenti su minori in aumento: “L’87% dei casi avviene in famiglia”

In Italia oltre 113 mila minorenni sono vittime di maltrattamenti, il 30% di quelli seguiti dai servizi sociali. Lo rivela la III Indagine nazionale condotta da Terre des Hommes e Cismai per l’Autorità garante per l’infanzia. La trascuratezza è la forma più diffusa, seguita dalla violenza assistita. Nell’87% dei casi il maltrattante è un familiare. Grave il ritardo nelle segnalazioni.
A cura di Niccolò De Rosa
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In Italia il numero dei minori vittime di maltrattamenti continua a crescere in modo preoccupante e in alcuni contesti la situazione assume i contorni di una vera e propria emergenza sociale. È quanto emerge dalla È quanto emerge dalla III Indagine nazionale sul maltrattamento di bambini e adolescenti in Italia promossa da Terre des Hommes e Cismai (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l'Abuso all'Infanzia) per l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, presentata questa mattina a Roma. Secondo i dati raccolti, al 31 dicembre 2023 erano 113.892 i minorenni in carico ai servizi sociali per situazioni di maltrattamento: il 30,4 per cento del totale dei bambini seguiti dai servizi. Un dato che ratifica un aumento del 58 per cento rispetto all’ultima rilevazione del 2018, quando erano il 19,3 per cento.

Tradotto in cifre relative, oggi si contano 13 minori maltrattati ogni mille residenti sotto i 18 anni, contro i 9 di cinque anni fa. L’incremento è stato particolarmente marcato nel Sud Italia, dove i casi sono raddoppiati, passando da 5 a 10 ogni mille minori.

Le forme del maltrattamento

La trascuratezza – o neglect, come viene citata nel report – è la forma di maltrattamento più diffusa (37 per cento) e include mancanze educative, affettive e ovviamente fisiche, come una scarsa attenzione all'igiene dei bambini e un'alimentazione quantitativamente e qualitativamente insufficienza. Seguono poi la violenza assistita (34 per cento), ovvero l’aver assistito a episodi di violenza domestica, la violenza psicologica (12 per cento) e quella fisica (11 per cento). Più rari ma non meno gravi l’abuso sessuale (2 per cento) e le patologie delle cure (4 per cento), ossia una forma di maltrattamento meno visibile – ma ugualmente dannosa – che si traduce in grosse storture nelle forme di accudimento dei bambini come l’ipercura, l'eccesso di cura e attenzioni ossessiva, o la discuria, che si manifesta quando le cure dei genitori incoerenti con lo stadio di sviluppo psicofisico del bambino coinvolto. Se ad esempio un ragazzo di 12 anni continua ad essere trattato come un bambino piccolo, quello è un caso lampante di discuria.

bimbo subisce violenza

La rilevazione ha evidenziato inoltre che il 40 per cento dei minori subisce più forme di maltrattamento contemporaneamente. Si tratta di situazioni complesse che spesso passano inosservate, soprattutto nei bambini più piccoli. "Il dato impressionante della violenza assistita e il fatto che l’87 per cento dei maltrattamenti avvenga in ambito familiare richiamano la necessità di una maggiore attenzione alla crisi profonda che attraversa la famiglia", ha osservato l’Autorità garante dell'infanzia Marina Terragni.

Chi sono le vittime e chi i responsabili

I maltrattamenti non fanno distinzioni di genere: 13 minorenni ogni mille, maschi o femmine, risultano vittime. Tuttavia, le forme in cui il maltrattamento si manifesta mostrano alcune differenze: i maschi sono più esposti alla trascuratezza educativa e alla violenza assistita, mentre le femmine subiscono in misura maggiore abusi sessuali (77 per cento dei casi) e violenza psicologica. Nella quasi totalità dei casi (l'87 per cento precedentemente citato), il maltrattante è un familiare stretto, elemento che sottolinea quanto il pericolo sia spesso nascosto all’interno delle mura domestiche. Solo nel 13 per cento dei casi l’abuso proviene da estranei.

Servizi sociali lenti e in ritardo

Altro dato allarmante è che le segnalazioni arrivano, nel 52 per cento dei casi, dall’autorità giudiziaria: un chiaro indicatore del fatto che spesso si interviene tardi, quando la situazione è ormai grave. Le scuole segnalano solo nel 14 per cento dei casi, le strutture sanitarie nel 4 per cento e i pediatri appena nell’1 per cento, nonostante il loro potenziale ruolo di sentinelle del benessere infantile.

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Il sostegno alle vittime risulta poi molto frammentato. L’assistenza domiciliare riguarda il 18% dei casi, l’inserimento in comunità e l’aiuto economico il 13 per cento. Solo l’8 per cento dei minori viene affidato a famiglie, con grandi differenze territoriali: il Nord-Ovest fa meglio (10 per cento), mentre al Sud si registra maggiore discontinuità nei percorsi di presa in carico, spesso inferiori ai due anni.

"La conoscenza del fenomeno – ha sottolineato Marianna Giordano, presidente di Cismai – è il primo passo per definire politiche efficaci. Servono interventi mirati e risposte coordinate per tutelare i più fragili". Donatella Vergari, presidente di Terre des Hommes, ha invece aggiunto come sia  indispensabile "rafforzare il tessuto educativo, sanitario e sociale per intercettare prima le fragilità e proteggere i bambini". Il messaggio suona quindi piuttosto chiaro: l’Italia e le sue istituzioni devono fare di più e meglio per prevenire tutte queste forme di violenza e garantire a ogni bambino e bambina il diritto a crescere al sicuro.

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