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L’accettazione radicale può essere il segreto per restare calmi quando i bambini fanno i capricci: di cosa si tratta

Spesso impiegata nella terapia dialettico-comportamentale, l’accettazione radicale è un’abilità psicologica che può aiutare i genitori a gestire le crisi dei figli con calma e consapevolezza, senza reprimere le emozioni. Secondo gli esperti, riconoscere ciò che non si può controllare, accogliere le emozioni e stabilire aspettative realistiche consente infatti di rafforzare il legame con i bambini, favorendo resilienza, fiducia e crescita emotiva reciproca.
A cura di Niccolò De Rosa
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Un urlo improvviso al supermercato, un pianto inconsolabile al parco, un "no" in mezzo alla folla. Ogni genitore conosce bene quel misto di imbarazzo, frustrazione e impotenza che accompagna i capricci dei più piccoli. In quei momenti, la tentazione è di zittirli subito, magari alzando la voce o promettendo un premio pur di riportare la pace. Ma secondo molti esperti, c'è un approccio diverso – e più efficace – per affrontare queste “tempeste emotive”: si chiama accettazione radicale.

Accettare per calmare, non per arrendersi

L'accettazione radicale è una tecnica che nasce dalla terapia dialettico-comportamentale (DBT)un recente studio ne ha confermato i benefici per la regolazione delle emozioni – e insegna a riconoscere pienamente ciò che accade, senza cercare di cambiarlo o negarlo. Come spiegato dalla psicologa clinica Samantha Glickman in un recente intervento sul sito americano Parents, "significa accettare la realtà del momento presente, anche quando è scomoda o difficile". Nel caso dei capricci, questo si traduce nel fare pace con il fatto che il bambino stia avendo una crisi – invece di reagire con rabbia o imbarazzo – e nel mantenere un atteggiamento calmo e fermo. Accettare, però, non vuol dire certo approvare ogni intemperanza o essere permissivi. È infatti possibile riconoscere e validare le emozioni del bambino pur ponendo dei limiti chiari.

Il vero segreto di questa tecnica non risiede però nel tenere a bada il bambino, ma nel controllare se stessi. Spesso, infatti, la difficoltà dei genitori nasce dalle proprie reazioni emotive. L'imbarazzo per gli sguardi altrui, la paura di essere giudicati, la frustrazione di sentirsi "fuori controllo" possono rendere impossibile affrontare la crisi con lucidità. L'accettazione radicale invita invece a riconoscere anche queste emozioni, comprendere il disagio e capire che non tutto è sotto il nostro controllo. Arrabbiarsi e intervenire con durezza è una reazione comprensibile, ma rischia di agitare ancora di più il bambino che già si trova in una condizione di stress. Rimanere calmi, invece, pone un argine alla dirompenza emotiva e consente di riaprire un dialogo tra l'adulto e il piccolo in crisi.

Una guida pratica per i momenti di crisi

Mettere in pratica l’accettazione radicale richiede allenamento, ma può diventare una risorsa preziosa nei momenti di crisi, soprattutto quando avvengono in mezzo ad altre persone. Per la psichiatra Barbara Robles-Ramamurthy, che qualche tempo fa aveva affrontato la questione sul sito Psychology Today, un primo passo importante consiste nell’accogliere tutte le emozioni, senza giudicarle. I bambini, proprio come gli adulti, sperimentano un ampio spettro emotivo e ciò può essere molto disorientante, anche perché le loro capacità di regolazione emotiva, così come la comprensione dei comportamenti socialmente accettabili, sono ancora in via di sviluppo. Accettare questa realtà e ricordare che le emozioni sono separate dai comportamenti permette di rispondere con compassione ai bisogni emotivi della famiglia.

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Sempre secondo Robles-Ramamurthy altro pilastro dell'accettazione radicale è concentrarsi su ciò che possiamo cambiare e accettare ciò che non possiamo, almeno per il momento. Molti genitori pretendono)di controllare ogni aspetto dello sviluppo comportamentale dei figli. Tale atteggiamento però porta inevitabilmente a frustrazioni e tensioni. L’accettazione radicale invita invece a disfarsi dell'illusione del controllo totale, a riconoscere la realtà anche nelle sue imperfezioni e a rimanere saldi nei nostri valori. Allo stesso modo è importante stabilire obiettivi e aspettative realistiche. Spesso la frustrazione nasce proprio dallo scarto tra ciò che ci aspettiamo da nostro figlio e ciò che egli può davvero fare in quel momento. Questo vale in tutte le famiglie, ma in modo particolare per chi si confronta con condizioni come ansia, ADHD o disturbi dello spettro autistico.

I benefici: un legame più solido e bambini più resilienti

A lungo termine, praticare l'accettazione radicale ha effetti che vanno ben oltre il singolo episodio. Per il bambino, significa imparare che le emozioni – anche quelle più intense – non sono pericolose e possono essere gestite. Questo sviluppa resilienza e fiducia in sé. Per il genitore, invece, è un modo per ridurre lo stress, sentirsi più sicuro del proprio ruolo e trasformare le crisi in occasioni di crescita reciproca. "Quando un genitore tollera il disagio di un momento difficile senza reagire impulsivamente, crea spazio per la connessione e la fiducia", ha sottolineato la dottoressa Glickman.

Questo non significa che i capricci spariranno. Pianti e crisi fanno parte della crescita dei piccoli e, anzi, rappresentano una tappa fondamentale nello sviluppo emotivo. L'accettazione radicale aiuta però i genitori a viverli senza sentirsi sopraffatti, trasformando il caos in un momento educativo. Accettare la realtà, regolare le proprie emozioni e mostrare empatia non significa cedere: significa insegnare, con l'esempio, che ogni emozione è legittima, ma non ogni comportamento lo è.

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