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La tecnica dei 3 “sì” per farsi ascoltare dai figli anche quando non vogliono collaborare: l’idea dell’esperta

Un semplice trucco chiamato “tecnica dei 3 sì” può aiutare genitori e figli a ridurre i conflitti quotidiani. Raccontata sui social dalla parenting coach Chelsey Hauge-Zavaleta, consiste nel formulare tre domande a cui il bambino risponde affermativamente, facendolo sentire compreso e più disposto a collaborare. “Funziona anche con adolescenti e situazioni di forte emotività”.
A cura di Niccolò De Rosa
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Nella settimana di un genitore si presentano talvolta dei momenti in cui i bambini sembrano decisi a opporsi a qualunque richiesta. Uscire di casa in tempo per andare a scuola o lasciare il parco giochi proprio quando il piccolo si sta divertendo può trasformarsi in una battaglia fatta di pianti, proteste e capricci. Una scena che spesso si ripropone con toni più maturi anche con gli adolescenti, spesso pronti a ribattere con un netto rifiuto a qualsiasi proposta quando si trovano di cattivo umore. A offrire un approccio semplice ed efficace è la parenting coach americana Chelsey Hauge-Zavaleta, che in un video diventato virale ha mostrato come funziona la cosiddetta "tecnica dei 3 sì". L’idea è tanto immediata quanto sorprendente: prima di ribadire la regola o la richiesta, il genitore pone tre domande che il figlio non può che confermare, tutte legate alla sua esperienza e al suo sentire.

Come funziona la tecnica "3 sì"

L'esempio classico che Hauge-Zavalet ha ricreato all'interno del suo video è quello del parco. Alla frase del genitore "È ora di andare", il bambino risponde con il prevedibile "Non voglio". A questo punto però entrano in gioco i tre sì, imbeccati con preciuse domande: "Ti piace il parco, vero?; Vorresti restare qui tutta la notte?; Lo scivolo è il tuo preferito, giusto?". Dopo aver ottenuto tre risposte affermative, il genitore può dunque concludere: "So che resteresti qui per sempre se potessi. Ma il parco è finito, adesso si va verso la macchina".

Secondo Hauge-Zavaleta, la forza di questa tecnica sta nel riconoscere e validare i sentimenti dei figli. "Aiuta i bambini a sentirsi ascoltati e dà loro il tempo necessario per elaborare emozioni intense prima di essere pronti a collaborare", spiega l'esperta. In altre parole, non si tratta di aggirare il rifiuto o l'eventuale comportamento oppositivo, ma di costruire un momento di connessione emotiva che rende più facile accettare il passo successivo.

Non solo per i più piccoli

La strategia non si limita all’infanzia. Anche con gli adolescenti può rivelarsi utile, soprattutto quando le emozioni sono forti. In questi casi, il genitore può provare a formulare tre frasi che descrivano ciò che il ragazzo sta vivendo, cercando la sua conferma. Se la percezione non è corretta, basterà ammetterlo e riprovare: un gesto che rafforza il dialogo e la fiducia reciproca.

Curiosamente, il principio alla base dei "3 sì" non è affatto nuovo, ma viene utilizzato anche nel mondo del marketing e della comunicazione persuasiva. Come ricordato sull'Huffington Post UK dallla digital strategist Bruna Bittencourt, ottenere più consensi consecutivi "crea un modello inconscio di affermazione, che rende più semplice dire di sì quando davvero conta". Nel contesto familiare, però, l’obiettivo non è convincere a tutti i costi, ma favorire un clima di ascolto e rispetto.

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