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La preside contro l’idea di far saltare scuola ai figli per le vacanze di famiglia: “Pessimo esempio”

Un post di una preside americana ha scatenato un acceso dibattito sul valore della scuola e sui diritti dei genitori. Dopo aver criticato chi ritira i figli dalle lezioni per andare in vacanza, la dirigente del South Carolina è stata sommersa da polemiche. Per lei, perdere giorni di scuola per motivi futili mina il senso di responsabilità e rispetto verso le istituzioni, ma molti genitori rivendicano la libertà di scegliere e difendono il valore educativo dei viaggi in famiglia.
A cura di Niccolò De Rosa
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Un messaggio sui social si è presto trasformato in un caso nazionale. Gail Johnson, preside con 38 anni di esperienza nelle scuole pubbliche del South Carolina, non immaginava di scatenare una simile ondata di critiche quando ha pubblicato su X (ex Twitter) un commento in cui criticava duramente l’abitudine di alcuni genitori di far perdere giorni di scuola ai figli per concedersi vacanze in famiglia. "Siamo nel 2025 e ancora ci sono genitori che difendono l’'dea di ritirare i figli da scuola per andare in vacanza. Capisco un lutto. Capisco se la nonna compie 100 anni e vive fuori dallo Stato. Ma per risparmiare sui costi? No, non lo accetterò mai", ha scritto la dirigente scolastica.

In poco tempo, il messaggio ha superato le tre milioni di visualizzazioni e attirato migliaia di commenti, molti dei quali accusavano Johnson di voler limitare i diritti dei genitori a passare del tempo di qualità con i figli. Per la preside però, un simile atteggiamento rischia di svilire l'importanza dell'istituto scolastico e confonde i più giovani sulla necessità di seguire le regole.

Regole e responsabilità

In quasi tutti gli Stati Uniti, come d'altronde avviene in Italia, le assenze per vacanza sono considerate "ingiustificate". Eppure, non di rado capita che in determinati periodi dell'anno, madri e padri partano per diversi giorni con i figli al seguito, spesso senza nemmeno avvisare gli insegnanti. Da noi succede ad esempio in inverno, quando le famiglie che possono permetterselo ogni tanto organizzano la classica "settimana bianca". Le scuole devono però registrare ogni assenza e, nei casi più gravi, i genitori americani possono anche ricevere sanzioni o essere convocati per incontri obbligatori.

"Sono rimasta colpita dal livello di rabbia – ha raccontato Johnson al sito di Newsweek – Il mio intento non era sollevare una guerra tra regole scolastiche e libertà familiari, ma ricordare quanto sia dannoso per un bambino perdere giorni di lezione per motivi futili". Per la preside, infatti la questione non è solo burocratica. Rispettare il calendario scolastico significa, a suo avviso, insegnare ai figli il valore dell’impegno e della responsabilità. La scuola, ha ricordato la preside, non serve solo a trasmettere informazioni, ma anche a vivere in mezzo agli altri, rispettando le norme che le istituzioni impongono: "Non si può insegnare ai bambini il rispetto se poi gli adulti sono i primi a infrangerlo".

Le ragioni dei genitori

Dall'altra parte, moltissimi genitori hanno voluto difendere la propria scelta. C’è chi ha sottolineato che non tutte le famiglie possono permettersi di viaggiare nei periodi di alta stagione, quando i prezzi sono più alti, e chi ha ricordato che alcuni lavori non prevedono ferie durante le vacanze scolastiche. "La vita è troppo breve per rinunciare a stare insieme"», ha scritto un utente su X., seguito a ruota da altri commenti che ricordavano come il viaggio sia un'esperienza intrinsecamente istruttiva. Molti commenti, però, hanno colpito la preside per il loro disincanto nei confronti dell’istruzione pubblica. Johnson ha raccontato di essere rimasta sorpresa da quante persone descrivessero la scuola come "noiosa" o "inutile". "Mi sono chiesta perché continuino a mandare i figli in scuole in cui non credono e non chiedano invece un cambiamento".

Dietro lo scontro tra regole e libertà familiari sembra dunque nascondersi un tema più profondo, ossia il valore che la società attribuisce alla scuola. Per Johnson, le assenze non pesano solo sul singolo studente, ma sull'intera classe, visto quando che un alunno manca, l'insegnante spesso deve riprendere lezioni già svolte e rallentare il programma per permettere allo studente di non restare troppo indietro, sopratutto quando si parla di bambini. Anche perché, sottolinea la preside, promessa di recuperare il lavoro a casa raramente si realizza davvero. Nonostante le critiche, Johnson non intende comunque fare marcia indietro. "Se vogliamo che i nostri figli crescano con rispetto per le istituzioni, dobbiamo iniziare col dare noi stessi il buon esempio".

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