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La meditazione con i visori può ridurre l’ansia dei genitori di bambini ricoverati in ospedale

Un breve momento di calma grazie alla realtà virtuale: all’ospedale pediatrico di Stanford, una meditazione guidata con visore VR aiuta i genitori dei piccoli pazienti a ridurre l’ansia durante il ricovero. Lo studio mostra un calo del 30% dello stress, con benefici potenzialmente maggiori per le famiglie provenienti da minoranze linguistiche.
A cura di Niccolò De Rosa
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Quando un bambino è ricoverato in ospedale, la vita si ferma, le priorità cambiano e ogni energia finisce per concentrarsi sul figlio malato. In quel vortice emotivo, i genitori spesso mettono da parte il proprio benessere, trascurando ansia, paura e stress. È una realtà ben nota negli ospedali pediatrici, dove l’attenzione alla salute mentale delle famiglie rimane ancora un bisogno difficile da soddisfare. Ma una nuova ricerca della Stanford Medicine offre una risposta innovativa e accessibile: brevi meditazioni guidate attraverso la realtà virtuale, pensate proprio per aiutare mamme e papà a ritrovare un momento di respiro.

Una pausa nella natura, anche se virtuale

Il progetto nasce all’interno del Lucile Packard Children’s Hospital di Stanford, dove i genitori dei piccoli pazienti hanno potuto testare una meditazione di sei minuti tramite un visore VR. Una breve immersione in un paesaggio montano, con un ruscello, alberi e il cielo che lentamente si oscura fino a mostrare le luci dell’aurora boreale. Intanto, una voce calma guida l’ascoltatore nella respirazione lenta e consapevole, accompagnata da una musica rilassante.

Il visore non si limita però a distrarre, ma costruisce uno spazio mentale di tranquillità, insegnando un metodo per affrontare l’ansia anche dopo la fine dell’esperienza. Come spiega il pediatra anestesista Thomas Caruso, autore senior dello studio, "la nostra missione è prenderci cura non solo dei bambini, ma anche delle loro famiglie. Questo tipo di intervento è parte integrante dell’assistenza centrata sulla famiglia".

Meno ansia, più benessere

Lo studio, pubblicato sul Journal of Patient Experience, ha coinvolto 200 genitori. La metà ha partecipato alla meditazione in VR, l’altra metà ha utilizzato strategie più ordinarie per gestire l’ansia, come parlare con qualcuno, usare il cellulare, leggere o ascoltare musica. Tutti hanno compilato questionari prima e dopo l’attività scelta. Il risultato è stato netto: i genitori che hanno utilizzato la realtà virtuale hanno riportato una riduzione dell’ansia di circa il 30%, un dato significativamente superiore rispetto al gruppo di controllo. E l’effetto è stato ancora più marcato tra i partecipanti di lingua spagnola, che hanno potuto seguire la meditazione nella loro lingua madre.

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Un aiuto prezioso per chi vive barriere linguistiche

Ricardo Jimenez, studente di medicina e primo autore dello studio, ha sottolineato come tale scoperta potrebbe comportare numerosi benefici anche per tutte quelle minoranze che non padroneggiano appieno la lingua del Paese ospitante. Jimenez ha a tal proposito portato l'esempio delle famiglie ispanofone – molto presenti in numerosi Stati degli USA – le quale sono spesso più vulnerabili a livello emotivo quando si trovano a fronteggiare una situazione stressante come il ricovero di un figlio. In questi casi, infatti barriere linguistiche non sempre si superano con la sola presenza di un interprete e la difficoltà nel fare domande o nel comprendere appieno la situazione clinica del figlio può alimentare un senso di impotenza logorante.

"Molti genitori non avevano mai sentito parlare di meditazione", ha raccontato Jimenez riportando l'esperienza di alcune famiglie latine incluse nella sperimentazione. Eppure, grazie a questo semplice strumento, sono riusciti ad aprisi. Alcuni si sono commossi, sentendosi finalmente ascoltati e accolti. L’esperienza ha offerto loro non solo sollievo immediato, ma anche un primo contatto con tecniche di autocura emotiva.

Verso un’assistenza più inclusiva e tecnologica

Il progetto fa parte del più ampio Chariot Program di Stanford, che sviluppa soluzioni tecnologiche per ridurre il dolore e lo stress nei contesti pediatrici. Dopo il successo della meditazione VR, il team sta ampliando la libreria di contenuti, includendo nuovi scenari e lingue diverse. L’obiettivo è estendere l’accesso a tutti i genitori, offrendo momenti di pausa e strumenti concreti per affrontare situazioni di grande vulnerabilità emotiva. Come racconta Caruso, l’idea è nata proprio ascoltando i genitori che, osservando i figli alle prese con il visore, esclamavano: "Magari potessimo usarlo anche noi!". Ora quel desiderio potrebbe diventare realtà.

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