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La caffeina può aiutare a ridurre le morti dei neonati in culla: l’ipotesi di uno studio

Dopo decenni senza progressi nella prevenzione della SIDS – la cosiddetta sindrome della morte in culla – una nuova ipotesi arriva dai ricercatori della Rutgers University: la caffeina potrebbe proteggere i neonati dai cali di ossigeno associati alla morte improvvisa. La ricerca, ancora agli albori, necessiterà di ulteriori studi e approfondimenti ma potrebbe fornire un possibile supporto alle pratiche di sonno sicuro già raccomandate dai pediatri.
A cura di Niccolò De Rosa
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Da decenni, la lotta contro la SIDS – la sindrome della morte improvvisa del lattante – sembra essersi arenata. Nonostante le campagne di prevenzione abbiano inizialmente ridotto il numero di decessi, negli ultimi 25 anni i dati si sono stabilizzati: ogni anno circa 3.500 neonati negli Stati Uniti muoiono per cause riconducibili alla cosiddetta Sudden Unexpected Infant Death (SUID), che comprende la SIDS e altri decessi improvvisi e inaspettati durante il sonno. Ora, un gruppo di ricercatori della Rutgers University propone una possibile svolta che ruota attorno a un'alleata decisamente inasepettato: la caffeina.

Benché il consumo di questa sostanza sia assolutamente sconsigliata nei primi anni di vita dei bambini, la caffeina è in realtà già utilizzati nei reparti di neonatologia per alcuni trattamenti dell'apnea dei bebè prematuri e secondo un gruppo di ricercatori della Rutgers Robert Wood Johnson Medical School (USA), potrebbe rivelarsi anche una preziosa prezioda nel prevenire queste tragedie.

Il legame tra ossigeno e rischio

Il punto di partenza dello studio, pubblicato su Nature, è stato un interrogativo che da anni assilla i medici: perché, nonostante le raccomandazioni per un sonno sicuro – come far dormire il bambino a pancia in su, evitare coperte e cuscini per ridurre il rischio di soffocamento, non condividere il letto – le morti per SIDS non diminuiscono più? Secondo il neonatologo Thomas Hegyi, autore principale della ricerca, tutti i principali fattori di rischio hanno una caratteristica comune: provocano episodi di ipossia intermittente, ovvero cali temporanei ma pericolosi nei livelli di ossigeno nel sangue.

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La caffeina come possibile scudo

A questo punto, i ricercatori si sono chiesti se esistesse una sostanza in grado di contrastare questi cali di ossigeno. La risposta è arrivata da una vecchia conoscenza della neonatologia, ossia quella caffeina che da tempo viene somministrato ai neonati prematuri per stimolare la respirazione. È sicura anche a dosaggi elevati e, nei neonati, ha una caratteristica unica: viene metabolizzata molto lentamente. Mentre in un adulto scompare nel giro di poche ore, in un neonato può restare in circolo per settimane.

Questo lento smaltimento potrebbe offrire una protezione nei primi mesi di vita, proprio quando il rischio di SIDS è massimo – tra i due e i quattro mesi. Secondo gli autori, la caffeina presente nel corpo del bambino – assunta attraverso la placenta durante la gravidanza o tramite l’allattamento – potrebbe fungere da "scudo respiratorio" naturale.

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Un'ipotesi, non ancora una terapia

Va chiarito: si tratta di una teoria ancora tutta da verificare. I ricercatori sottolineano che non stanno suggerendo ai genitori di somministrare caffeina ai propri figli. L’obiettivo è avviare nuovi studi, come quello che confronterà i livelli di caffeina nei bambini morti per SIDS con quelli deceduti per altre cause. Ma se l’ipotesi si rivelasse fondata, si aprirebbe una strada completamente nuova: quella della prevenzione farmacologica, finora mai esplorata in questo campo.

Barbara Ostfeld, co-autrice della ricerca e direttrice del SIDS Center of New Jersey, ha anche ribadito come la caffeina non sostituirebbe le pratiche di sonno sicuro, ma potrebbe integrarle. "Un bambino che muore per soffocamento accidentale non sarebbe comunque salvato dalla caffeina – ha precisato – ma avrebbe potuto essere protetto da una culla sicura, senza cuscini o coperte ingombranti".

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