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Insegnare la gestione delle emozioni a scuola aiuta anche a prendere voti più alti: lo studio

Una nuova meta-analisi conferma che insegnare l’intelligenza emotiva a scuola non solo sviluppa le abilità relazionali dei giovani, ma contribuisce anche a migliorare il rendimento scolastico. I programmi di educazione socio-emotiva (SEL) sembrano infatti potenziare le competenze relazionali e accademiche, favorendo concentrazione, memoria e benessere. La scuola, insieme alla famiglia, può diventare così un luogo in cui emozione e conoscenza crescono in equilibrio.
A cura di Niccolò De Rosa
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Negli ultimi anni, la scuola è diventata sempre più consapevole che per insegnare a bambini e ragazzi ad affrontare le sfide del mondo non bastano soltanto libri e lavagne. Le emozioni, la capacità di gestirle e di comprendere quelle degli altri, giocano infatti un ruolo decisivo nei risultati scolastici e nel benessere dei ragazzi. Una nuova meta-analisi pubblicata sulla Review of Educational Research nel 2025 conferma che l'insegnamento esplicito delle competenze socio-emotive (SEL, Social and Emotional Learning) non solo rafforza le relazioni e la fiducia, ma migliora in modo significativo anche le performance accademiche.

L'intelligenza emotiva come chiave del successo scolastico

La ricerca ha analizzato 40 studi condotti tra il 2008 e il 2020, per un totale di quasi 34.000 studenti provenienti da 12 Paesi. Gli autori hanno scoperto che gli alunni coinvolti in programmi di educazione socio-emotiva ottengono risultati migliori nei test standardizzati di matematica e lettura, oltre a medie scolastiche più alte. "Gli studenti che partecipano a programmi SEL espliciti, soprattutto quelli che durano più di un semestre, possono aspettarsi un aumento medio dell'8,4% nel rendimento complessivo", ha spiegato Christina Cipriano, docente associata presso lo Yale Child Study Center e direttrice dell'Education Collaboratory di Yale. "In termini pratici, può essere la differenza tra una C e una B, o tra una B e una A". Un risultato che assume particolare rilevanza in un momento storico in cui, in molti Paesi, le competenze di base in lettura e matematica stanno diminuendo. L'educazione socio-emotiva sembra offrire una risposta concreta a un problema che i soli interventi cognitivi non riescono a risolvere.

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Le prove scientifiche: emozione e cognizione, un legame indissolubile

L'analisi ha mostrato che gli studenti che hanno seguito programmi SEL come materia autonoma hanno registrato un miglioramento del 4,2 % nel rendimento complessivo rispetto ai compagni che non li hanno seguiti. In particolare, i progressi sono stati del 6,3 % in lettura e del 3,8% in matematica.

Dietro questi numeri si cela il principio secondo il quale la crescita conoscitiva e quella emozionale procedono di pari passo. "Quando gli studenti imparano a gestire le proprie emozioni in modo sano e produttivo, diventano più ricettivi all’apprendimento in ogni ambito", ha sottolineato Cipriano. Il legame tra questi due aspetti non è solo psicologico, ma anche neurologico: l'autoregolazione emotiva migliora l’attenzione, la memoria e la capacità di risolvere problemi. In altre parole, un bambino sereno e consapevole di sé impara meglio.

Come si insegnano le competenze emotive

Empatia, capacità di risolvere i conflitti, riconoscimento delle proprie emozioni, amicizie sane: sono questi i pilastri dell’educazione socio-emotiva. "Il SEL è centrale per garantire una crescita equilibrata", ha spiegato sul sito Parents Sarah Davidon, docente e consulente presso la Georgetown University School of Medicine. La scuola, ossia il luogo dove i bambini passano la maggior parte della loro settimana, può infatti diventare il luogo ideale per sostenere questi bisogni, aiutando gli studenti a gestire le emozioni e a entrare in relazione con gli altri richiede.

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I programmi per il SEL, insomma, non devono essere delle semplici attività aggiuntive da incastrare tra l'ora di Scienze e quella di Matematica, ma una cornice che permette agli studenti di crescere come persone oltre che come alunni, coltivando resilienza, autonomia e senso di appartenenza: ingredienti fondamentali per affrontare la complessità della vita scolastica e, più tardi, di quella adulta. Non solo: come sottolineato da Cipriano, l'educazione socio-emotiva può anche aiutare a sviluppare un certo senso di appartenenza nei confronti della scuola, poiché il lavoro sulle relazioni rafforza i legami con i compagni e gli stessi insegnanti. Quando la scuola riconosce le emozioni degli studenti e le considera parte integrante del processo di apprendimento, diventa infatti uno spazio di fiducia in cui il desiderio di imparare può rifiorire.

Tutto questo, concludono i ricercatori, non deve ovviamente essere letto come un invito a delegare alla scuola un compito – quello della regolazione emotiva e della gestione delle relazioni – che in gran parte spetta ai genitori. Come per la tanto discussa educazione affettiva che in Italia è da qualche tempo oggetto di feroci polemiche, riservare uno spazio d'insegnamento anche per ciò che riguarda la sfera emotiva non pone in secondo piano il ruolo genitoriale. Anzi, attraverso l'esempio, l'abitudine al dialogo e la costruzione di un ambiente sereno per confrontarsi, mamme e papà rimangono gli attori principali di questo lungo e complesso percorso di formazione dei futuri adulti.

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