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In Francia si discute di mettere fuori legge le strutture vacanziere vietate ai bambini: “Inaccettabili”

In Francia cresce il dibattito sulle strutture turistiche che vietano l’ingresso ai bambini. L’Alto Commissario per l’Infanzia Sarah El Haïry e la senatrice Laurence Rossignol guidano un’iniziativa per vietare per legge gli spazi “no kids”, denunciando una crescente esclusione dell’infanzia dalla vita pubblica e rivendicando il diritto dei più piccoli a essere compresi e accettati.
A cura di Niccolò De Rosa
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In Francia si è aperto un acceso dibattito sull’esclusione dei bambini da alcuni spazi pubblici e turistici. Strutture alberghiere, ristoranti, voli e persino luoghi di villeggiatura vietati ai minori stanno alimentando quella che le autorità definiscono una vera e propria guerra all’infanzia che sta rendendo "invisibili" le nuove generazioni di bambini. A guidare la battaglia contro questa tendenza è Sarah El Haïry, Alta Commissaria per l’Infanzia – figura istituita nel 2024 dal presidente Emmanuel Macron – che ha annunciato l’intenzione di contrastare con decisione le iniziative turistiche che rifiutano la presenza dei più piccoli.

L’infanzia messa ai margini

"Non accettiamo più che i bambini piangano, che si muovano o che parlino", ha dichiarato El Haïry, denunciando una crescente intolleranza verso la loro presenza negli spazi pubblici. A suo giudizio, si sta creando un clima sociale che mette una pressione eccessiva sui genitori, costretti a evitare qualsiasi interazione che possa disturbare il silenzio collettivo.

Il fenomeno delle strutture "no kids" o "childfree" – cioè vietate ai bambini – non è nuovo e spesso ha riguardato anche i ristoranti – in Italia è molto recente il caso della storica Osteria del Sole di Bologna che ha diffidato l'ingresso ai bambini – e perfino grandi eventi come i matrimoni. Negli ultimi anni però, tale tendenza a escludere i più piccoli ha acquisito maggiore visibilità e sostegno soprattutto da parte di chi cerca una vacanza tranquilla, lontana dal rumore dei piccoli. Tuttavia, secondo l'Alta Commissaria per l’Infanzia e i promotori della nuova iniziativa, escludere sistematicamente i minori da certi contesti significa negare loro uno spazio nella società.

L'Alta Commissaria per l'Infanzia, Sarah El Haïry
L'Alta Commissaria per l'Infanzia, Sarah El Haïry

Una proposta di legge per dire stop

Come riportato dai principali quotidiani francesi, la senatrice socialista Laurence Rossignol si è già detta è pronta a portare in Parlamento una proposta di legge che vieterebbe alle strutture turistiche di impedire l’accesso ai bambini. L’obiettivo è semplice: riconoscere legalmente il diritto di ogni individuo, a prescindere dall’età, a frequentare spazi pubblici e privati destinati al tempo libero. Il governo francese, intanto, ha avviato uno studio giuridico per valutare se sia possibile sanzionare gli esercizi che discriminano le famiglie. La ministra El Haïry è netta: "Considerare in modo brutale un bambino come una seccatura non è accettabile".

Diritto al rumore e città a misura di bambino

Il concetto di "diritto a fare rumore" è diventato uno dei capisaldi di una battaglia che aldilà degli aspetti normativi punta a ricalibrare la mentalità di una società dove da un lato si chiede alle famiglie di fare più figli, ma dall'altro non sembra esserci la disponibilità ad accogliere e sostenere i più piccoli durante la loro crescita.  "Non accettiamo più che i bambini piangano, che si muovano, che parlino, e facciamo una pressione fortissima sui genitori affinché evitino di interagire con loro in luoghi pubblici", ha recentemente dichiarato El Haïry al quotidiani Le Parisien.

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Proprio in quest’ottica, la commissaria ha recentemente visitato l’aeroporto di Parigi-Orly per promuovere un "percorso famiglia", con aree gioco, corsie prioritarie e segnaletica pensata per bambini e genitori. L’iniziativa è nata all’indomani di una tavola rotonda con rappresentanti del turismo, dei trasporti e dell’urbanistica, per immaginare una società progettata anche alla loro altezza – fisica e simbolica.

Un dibattito culturale oltre la vacanza

Dietro lo scontro sulle strutture chlidfree si cela un confronto ben più ampio: che posto vogliamo riservare all’infanzia nella nostra società? Per i sostenitori di queste misure, vacanze senza bambini rappresentano un modo per staccare dalla frenesia quotidiana. Per altri, come El Haïry, è un sintomo preoccupante di un modello sociale che silenzia tutto ciò che è spontaneo, imperfetto e vivace: "Stiamo istituzionalizzando l’idea che il silenzio e l’assenza dei bambini siano un lusso", ha osservato con amarezza. La Francia, ora, si interroga sul futuro del proprio tessuto sociale. E, al centro del dibattito, ci sono proprio i bambini.

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