video suggerito
video suggerito

Imparare a litigare può salvare la crescita dei bambini e la salute degli adulti: la parola al pedagogista

In una società che reprime i conflitti ma fatica a gestirli senza aggressività, imparare a confrontarsi diventa un insegnamento prezioso che aiuta i bambini a crescere, contrasta il fenomeno del bullismo e consente perfino gli adulti di tutelare la propria salute. A spiegarlo a Fanpage.it è il pedagogista Daniele Novara, fondatore del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti: “Saper litigare e gestire le differenze è il primo antidoto contro ogni forma di violenza”.
Intervista a Daniele Novara
Pedagogista, saggista, fondatore e direttore del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti
A cura di Niccolò De Rosa
0 CONDIVISIONI
Immagine

Discutere, confrontarsi, persino litigare. Per bambini e ragazzi sono esperienze fondamentali, tappe necessarie nel percorso di crescita che li aiuta a conoscersi meglio e a costruire relazioni sane. Eppure, nella società di oggi, sembra sempre più difficile accettare il conflitto: spesso lo si evita, lo si reprime o, al contrario, lo si lascia esplodere in forme di aggressività verbale o fisica. Il risultato è una diffusa incapacità di gestire le divergenze, con conseguenze che vanno oltre le relazioni quotidiane, fino a intaccare il benessere e la salute personale. Per questo, imparare a discutere – anche con opinioni forti e contrastanti – potrebbe rappresentare una delle chiavi per formare nuove generazioni maggiormente aperte al dialogo e meno inclini alla violenza.

Per approfondire il tema, Fanpage.it ha intervistato Daniele Novara, pedagogista, saggista, fondatore e direttore del Centro Psicopedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti che ha fatto del concetto di "litigare bene" e uno dei capisaldi del suo lavoro pluridecennale."L'essere umano deve saper affrontare le avversità relazionali ed emotive. Se non lo fa si creano inceppamenti che possono generare seri problemi anche di natura fisica", ha spiegato Novara, che proprio di questi argomenti parlerà nel convegno "Vivere bene i conflitti per stare in salute" in programma il prossimo 8 novembre a Piacenza.

Dottor Novara, cosa significa "litigare bene?

Litigare bene è un apprendimento, non un talento innato. Significa affrontare le contrarietà, le divergenze che inevitabilmente incontriamo nella vita, senza trasformarle in una guerra personale. Nei bambini questo è decisivo: se l’adulto cerca sempre il colpevole, blocca l’apprendimento e i piccoli restano intrappolati nei loro limiti. Il metodo "Litigare Bene", che con il mio Centro abbiamo sviluppato e sperimentato negli ultimi 15 anni, aiuta invece i bambini a confrontarsi, a raccontare ciò che è successo, magari con un disegno, e a trovare insieme la strada giusta. Non si tratta di dare loro soluzioni dall’alto, ma di sostenerli nel processo: così imparano a relazionarsi senza cercare lo scontro per attirare l’attenzione degli adulti.

Daniele Novara
Daniele Novara, saggista e pedagogista.

Lei ha più volte detto che saper gestire i conflitti aiuta la salute. In che modo?

La salute, come ricorda l’OMS, non è solo assenza di malattia, ma un vero e proprio stato di benessere. Molti disturbi nascono dall'incapacità di entrare in conflitto con se stessi o con gli altri. Pensiamo alla sedentarietà di bambini e adolescenti ore davanti agli schermi senza opporsi a questo comportamento dannoso. Lo stesso concetto è però applicabile anche al mondo del lavoro: quante persone accettano per anni incarichi inferiori alle proprie competenze, senza mai chiedere un confronto, per paura di essere escluse? Apparentemente vivono tranquille, in realtà quella comfort zone senza conflitto erode salute e risorse interiori, fino a trasformarsi in malattie. Imparare ad affrontare le divergenze è quindi un vero fattore protettivo sia per il breve che per il lungo termine.

Come si gestisce un conflitto?

Esistono tecniche precise, frutto di decenni di studio. Una delle più importanti è l'ascolto senza commento: sospendere il giudizio ed evitare di dire all’altro cosa dovrebbe fare. Il commento infatti innesca difese e scontri, mentre l'ascolto – quello autentico – genera benessere, quasi come mangiare o fare sport. Altre strategie possono essere non prendere alla lettera frasi dette in un momento di rabbia, oppure imparare afare proposte invece che dare consigli, che spesso suonano come critiche. Se per esempio una madre o un padre ritiene che la figlia si trucchi troppo pesantemente per la sua età, meglio non usare frasi come "Ma sei sicura? Penso che dovresti essere più naturale": è un tipo di comunicazione che non porterà da nessuna parte. L'obiettivo, insomma, non deve essere quello di "avere ragione", ma garantire la sostenibilità della relazione. Insomma, meglio essere utili che giusti.

La capacità di gestire i conflitti può essere una risorsa anche contro il bullismo?

Assolutamente sì. Il bullismo nasce dall’incapacità di gestire le contrarietà: il bullo attacca la persona invece di affrontare il problema. Offrire ai ragazzi occasioni per imparare a stare nelle differenze, a confrontarsi quando non ottengono ragione, diventa un antidoto efficace alla violenza, mentre punire in modo poliziesco i bulli non funziona, anzi rischia di cristallizzare il comportamento. A scuola servono didattiche sociali, attività che facciano emergere i conflitti e insegnino a gestirli.

Immagine

Quanto è importante imparare ad affrontare il conflitto, in una società dove il dibattito è sempre più polarizzato e ogni discussione assume i toni dello scontro settario?

Oggi il conflitto viene nascosto sotto il tappeto, ma torna a galla in forme distruttive: violenza verbale, aggressività, fino ai femminicidi. Pensiamo al caso di Filippo Turetta: i genitori increduli lo descrivevano come un ragazzo che "non litigava mai". Ecco, forse proprio questa mancanza di esperienza nel confronto lo ha reso incapace di reggere le divergenze in una relazione. La vita vera è fatta anche di tensione e le relazioni sane non sono quelle prive conflitti, ma quelle dove i punti di vista differenti vengono vissuti come opportunità, non come minacce. Ecco perché anche la scuola dovrebbe avere un ruolo centrale: educare i ragazzi a discutere, a stare con gli altri anche quando non gli danno ragione. Questo è il cuore della democrazia».

Si può imparare a gestire i conflitti da adulti?

Sì, ma con modalità diverse rispetto ai bambini. Nei più piccoli il cervello è plastico e l’apprendimento è immediato: in poche settimane cambiano atteggiamenti. Gli adulti, invece, devono ristrutturare le esperienze passate, selezionare i precedenti positivi e usarli come risorse. Non si tratta di buttare via nulla, ma di scegliere cosa serve per migliorare le relazioni. È pertanto fondamentale lavorare con i genitori e con le figure educative anche per rivedere vecchie abitudini che dovrebbero essere smantellate. Un adulto che urla o picchia un bambino disobbediente non lo sta educando ma ne alimenta la violenza. Oggi, per fortuna, c'è una maggiore sensibilità rispetto al passato: i genitori cercano di ascoltare, di non trasformarsi in giudici o in punitori. È un cambiamento che richiede coraggio, ma che può generare una società più sana e capace di convivere con le proprie differenze.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views