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Il video di una bimba che elenca tutte le parolacce, l’esperto: “È una resa del mondo adulto”

Su TikTok è diventato virale il video di una bambina che, spronata dalla zia, elenca per gioco tutte le parolacce che conosce. Il pedagogista Frusciello ha analizzato con Fanpage.it i rischi educativi di una simile esposizione social.
Intervista a Luca Frusciello
Pedagogista clinico
A cura di Niccolò De Rosa
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In questi giorni un video su TikTok che voleva immortalare un momento giocosa sta scatenando un'accesa discussione sul web. Nelle immagini si vede una donna – presumibilmente la zia – invitare una bambina di pochi anni a dire "tutte le parolacce che conosce" prima di uscire dalla stanza. Appena la porta si chiude, la piccola si lancia in una sequela di imprecazioni, pronunciate con la spontaneità e l'ingenuità tipiche dell’età. Le risate della donna, che assiste fuori campo, accompagnano il momento. In poche ore il video è diventato virale, ma non tutti lo hanno trovato divertente: molti utenti hanno espresso disagio, parlando di mancanza di rispetto e di cattivo esempio. Per capire meglio il significato educativo di un episodio simile, Fanpage.it ha chiesto un commento a Luca Frusciello, pedagogista clinico, che ha analizzato la vicenda mettendo in luce le implicazioni profonde dietro un gesto all’apparenza leggero.

La "famiglia simmetrica": quando l'adulto rinuncia al suo ruolo

Secondo Frusciello, il video restituisce l’immagine di un cambiamento culturale che tocca il cuore stesso della famiglia. "Siamo passati da una famiglia normativa, in cui il ruolo dell’adulto come garante delle regole e dell'educazione era chiaro e condiviso, a una famiglia che potremmo definire simmetrica, dove genitori e figli si pongono quasi sullo stesso piano". In questo contesto, spiega l'esperto, si è affievolita la percezione collettiva dell'adulto come punto di riferimento e guida per i più piccoli. Una trasformazione che non riguarda solo i genitori, ma tutte le figure adulte che ruotano intorno al bambino: insegnanti, parenti, perfino il vicino di casa che un tempo sorvegliava i piccoli mentre mamme e papà si assentavano per qualche minuto. "Un tempo – osserva Frusciello – ogni adulto sentiva una responsabilità educativa verso i bambini. Oggi questa dimensione collettiva è venuta meno".

Il risultato di questa tendenza è che talvolta padri, madri e zii finiscono per adottare comportamenti eccessivamente infantili che, anziché trasmettere complicità, confondono e privano i bimbi di limiti ben definiti. È il caso del video della zia che gioca con la nipote. Secondo Frusciello, infatti, ciò che emerge da quelle immagino è la rinuncia consapevole di un'adulta al proprio ruolo. La zia sceglie di "giocarsi la simmetria" con la piccola, cercando simpatia e complicità piuttosto che assumere una posizione di guida. "Non concettualizza che ogni suo gesto, parola o azione è, per definizione, un gesto educativo", sottolinea il pedagogista.

Bambini sui social: una questione sempre discussa

Per l'esperto, il problema più grande non è però il linguaggio colorito, comunque rivedibile, quanto la presenza inconsapevole della bambina sui social. "È un tema enorme, grosso come l’Africa", commenta senza mezzi termini. Un bambino non ha la facoltà di scegliere se apparire online, né può comprenderne le conseguenze. Il video, una volta pubblicato, resta, e può tornare a galla in futuro, diventando un marchio digitale difficile da cancellare. Dietro la leggerezza di un momento divertente, si nasconde dunque una rinuncia al compito più importante dell’adulto: proteggere. E proteggere, in questo caso, significa anche preservare la dignità e la privacy del minore.

Frusciello non punta però il dito contro il gioco in sé, né contro l’ingenuità della bambina che, senza rendersi conto del significato delle parole, provoca ilarità negli adulti. Ma sottolinea come, nel momento in cui quella scena diventa intrattenimento per i social, l'innocenza venga strumentalizzata. "È come lo scemo del villaggio – spiega provocatoriamente – che faceva ridere proprio perché diceva cose senza cognizione di causa". In questo caso, la bambina interpreta inconsapevolmente quel ruolo, diventando oggetto di risata, ma anche di giudizio.

Il messaggio confuso ai bambini

Il rischio educativo più serio, secondo Frusciello, è la dissonanza dei modelli di comportamento. A casa, la bambina riceve rinforzi positivi – risate, approvazione, attenzione – per un linguaggio scorretto. Ma a scuola, quando ripete le stesse parole, viene rimproverata. Per il bambino diventa impossibile capire come funziona il mondo, spiega il pedagogista. "Non ha ancora le capacità di astrazione per distinguere i contesti". Il risultato è una profonda confusione tra ciò che è accettabile e ciò che non lo è, che può sfociare in frustrazione e in una moralità costruita "in solitaria", senza un senso collettivo del giusto e dello sbagliato.
"Essere adulti comporta delle responsabilità", conclude Frusciello. Ed è proprio quando si dimentica questo principio che anche un momento di gioco può trasformarsi, senza volerlo, in un messaggio educativo sbagliato.

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