video suggerito
video suggerito

Il test del bernoccolo da fare al bambino che sbatte la testa: così si può capire se preoccuparsi o meno

Non tutti i bernoccoli nei bambini sono uguali: quelli duri sono spesso meno allarmanti, mentre i rigonfiamenti molli possono segnalare lesioni più serie. Esperti e medici spiegano come riconoscerli e quando è necessario rivolgersi al medico.
A cura di Niccolò De Rosa
6 CONDIVISIONI
Immagine

Un bernoccolo in testa è un inconveniente comune nei bambini che giocano, saltano, corrono e, spesso, finiscono a sbattere contro qualcosa. Ma non tutti i bernoccoli sono uguali, e saper distinguere quelli più preoccupanti da quelli innocui può fare la differenza. Un recente post di Tiny Hearts Education, organizzazione australiana che offre corsi di primo soccorso pediatrico, ha riacceso l’attenzione sul tema, spiegando in modo semplice cosa osservare in caso di trauma cranico nei più piccoli e suggerendo un test "tattile" del bernoccolo per aiutare mamme e papà a valutare se fare finta di nulla o approfondire la questione con un parere medico.

Bernoccolo duro o molle? La differenza conta

Nel post condiviso su Instagram, gli esperti spiegano che un bernoccolo duro e compatto, simile a un uovo sodo, in genere è meno preoccupante. Questo tipo di rigonfiamento indica che il sangue si sta accumulando all’esterno del cranio, provocando un livido superficiale. Al contrario, un rigonfiamento molle e cedevole al tatto – paragonato a una pesca troppo matura o a un avocado – può essere un campanello d’allarme. Potrebbe trattarsi di un'emorragia sotto il cuoio capelluto, a volte legata a una frattura cranica. "Se il bernoccolo è molle e spugnoso, fidatevi del vostro istinto e fatelo controllare", recita il post. Un invito alla prudenza che molti genitori, nei commenti, hanno accolto con gratitudine, condividendo esperienze simili e momenti di paura.

Il parere medico: contesto e sintomi da valutare

A confermare la validità delle informazioni è la dottoressa Suzanne Wylie, medico di base, che intervistata dall'HuffPost Uk ha grossomodo confermato le indicazioni dell'azienda australiana. Un rigonfiamento molle, ha spiegato, può effettivamente indicare la presenza di un ematoma interno, soprattutto se associato ad altri sintomi come sonnolenza, vomito, confusione o perdita di coscienza. D'altro canto, un bernoccolo duro e ben definito è spesso una semplice contusione e, in assenza di altri segnali, non è motivo di grande preoccupazione. Tuttavia, il contesto rimane fondamentale: età del bambino, dinamica dell’incidente e presenza di sintomi devono sempre essere considerati nella valutazione.

Immagine

Quando si può evitare di andare al Pronto Soccorso

Secondo i pediatri, se il bambino piange subito dopo la botta e torna in breve tempo al suo comportamento normale, è possibile tenerlo sotto osservazione in casa, magari applicando del ghiaccio sulla zona colpita per ridurre il gonfiore. Se invece, dopo il trauma il piccolo inizia a manifestare sintomi anomali, allora è bene alzare l'allerta. L'ospedale Meyer di Firenze ricorda ad esempio la necessità di monitorare lo stato di salute dei bimbi fino a 48/72 ore successive all'incidente e di monitorare episodi come difficoltà a svegliarsi, vomito, confusione, problemi nella deambulazione, cambiamenti nel comportamento o, soprattutto per i bimbi sotto i due anni, perdite di coscienza. Se si registrano casi simili è infatti necessario consultare un medico o recarsi al Pronto Soccorso.

6 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views