Il rapporto che si ha con il proprio fratello è determinante per lo sviluppo della personalità, secondo gli psicologi

Il rapporto che si instaura con il proprio fratello o con la propria sorella è determinante nella costruzione della propria personalità e nella capacità di intessere rapporti sociali con gli altri. A spiegare cosa causa nei bambini, una volta adulti, ritenersi sempre il fratello di serie B o quello perdente è stata la psicologa clinica Charlynn Ruan, alle pagine dell'Huffpost. L'esperta ha spiegato che adulti si può diventare quando ci si rende conto in famiglia di non essere né il figlio preferito, né il fratello vincente.
Crescere senza autostima
Considerarsi sempre inferiori ai fratelli, porta i bambini a non sviluppare nemmeno le proprie naturali inclinazioni, per paura del confronto costante con il fratello o la sorella. "Se ci si accorge che i propri genitori tendono a considerare il proprio fratello come più bravo in ogni cosa, si finisce per non provare amore per se stessi" spiega Ruan, convinta che questo atteggiamento si ripeta sempre identico in ogni contesto della vita.
Sentire di non valere niente sin dall'infanzia instaura negli individui questa convinzione costante che li porterà a non cercare mai il loro spazio nella crescita.
Pensare sempre prima al bene degli altri
Un'altra tendenza di chi nella vita ha sempre e solo sperimentato cosa significa essere secondo, è quella di non interessarsi al proprio benessere, ma solamente a quello degli altri. "Si tratta di persone che temono il rifiuto e per tanto fanno il possibile per compiacere gli altri, in questo modo sperano di ottenere quell'approvazione mai ricevuta in infanzia" ha spiegato la psicologa.
Il rischio di questo voler sempre compiacere gli altri è anche quello di non riuscire ad aprirsi gradualmente alle persone, finendo per non saper distinguere quali rapporti nella propria vita valgano e quali siano di passaggio.
Essere i "buffoni" del gruppo
La tendenza ad essere i simpaticoni del gruppo è tipica di tutti coloro che sono stati fratelli perdenti o di serie B, si tratta di un meccanismo definito: sovraccompensazione. Umorismo, simpatia e creatività vengono messi in gioco fin da piccoli da queste persone per compensare i presunti fallimenti contro cui ci si sarebbe misurati: "Non si tratta di vera espressione della propria personalità ma di carenza di autostima, mascherata da tutta questa allegria" afferma la psicologa. In alternativa questo meccanismo di sovraccompensazione potrebbe manifestarsi con la sindrome dell'impostore che li porta a non essere in grado di celebrare i propri successi o al contrario ad amplificare i loro traguardi. Tutti escamotage perché gli altri non possano in alcun modo minare alla loro interiorità già molto fragile.
Incapacità di ambire a successi nella vita
Un'altra caratterisitica di chi è sempre stato il fratello perdente è quella di non misurarsi nemmeno con altre persone, convinti che in ogni caso non si riuscirà mai ad essere i migliori. "Si tratta di ragazzi che hanno dentro di se tendenze all'autosabotaggio, che poi riversano anche al di fuori, convincendosi che non possono in nulla nella vita" ha spiegato la psicologa. Si tratta di persone così abituate a fallire da preferire stare immobili e non salire mai di livello, attaccandosi da soli l'etichetta di perdenti.
Queste persone tendono a fare lo stesso nelle relazioni, perché avendo una così bassa autostima, quando qualcuno li sceglie come amanti o amici, tendono a non sentirsi all'altezza e a farsi vincere dall'ansia. "Nascondono la loro vera essenza anche a queste persone, convinti che prima o poi verranno scoperti e quindi lasciati" ha spiegato Ruan, specificando che così sabotano ogni relazione.