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Ignorare la salute mentale dei bambini potrebbe aprire una nuova emergenza economica: lo studio

Una ricerca inglese ha dimostrato l’impatto dei disturbi mentali infantili sulle possibilità lavorative dei giovani: i bambini che durante l’infanzia subiscono problemi mentali e psicologici, hanno infatti molte meno probabilità di trovare un impiego adeguato e che generi ricchezza per il sistema produttivo. L’ente avverte: i costi nascosti per gli Stati sono esorbitanti e servono più investimenti per evitare che la crisi di salute mentale dei minori diventi anche un’emergenza economica.
A cura di Niccolò De Rosa
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In Gran Bretagna un bambino su cinque convive con disturbi mentali o comportamentali e, secondo un nuovo studio dell’Institute for Public Policy Research (IPPR), chi non riceve cure tempestive a tutela della propria salute mentale rischia di pagare il conto per tutta la vita. L’analisi ha seguito 6.000 partecipanti della British Cohort Study del 1970 e ha mostrato, con numeri difficili da ignorare, come l’infanzia segni in profondità la salute – e la capacità di lavorare – dell’adulto che verrà.

Un’eredità che pesa

Il report ha un nome decisamente evocativo ("Riparare le fondamenta: perché investire nella salute dei bambini ") e ha rivelato che i bambini con problemi mentali gravi hanno il 68 % di probabilità in più di soffrire, dopo i 5o anni, di patologie croniche che limitano l’accesso al mondo del lavoro. Se poi il disagio è psicologico, l’ombra sul futuro si allunga ancora: la probabilità di depressione in età matura sale dell’85 %. Anche la cattiva salute fisica infantile, pur meno eclatante, lascia tracce, con il 38 per cento di probabilità in più di incorrere di limitazioni lavorative.

Costi nascosti per l’economia

L’IPPR ha anche ricordato che l’assenteismo e il "presenteismo" (ossia la pratica di lavorare pur stando male) costano già al Regno Unito oltre 100 miliardi di sterline l’anno in produttività persa. "Affrontare ora i problemi dei più piccoli – avverte la ricercatrice Amy Gandon in una dichiarazione ripresa dal Guardian – significa far crescere benessere e PIL nella stessa legislatura". In altre parole, prevenire non è solo etico, è conveniente. E il discorso ovviamente vale per tutti i Paesi industrializzati e che, come l'Italia, hanno un disperato bisogno di creare ricchezza e ridurre i costi a carico dello Stato.

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Per raggiungere questi obiettivi però, continuare a sforbiciare le spese per welfare e assistenza medica appare sempre di più una soluzione miope. Lo stesso IPPR ha infatti invitato il Governo ad adottare misure strutturali – blindare i fondi per l’infanzia e potenziare la prevenzione nel sistema sanitario nazionale – e ad investire più risorse nel benessere dei più piccoli. Se infatti un ragazzo entra nel mondo del lavoro con un bagaglio di salute solido, guadagna di più, versa più tasse e richiede meno cure. Lo Stato investe, e l’investimento viene ripagato in termini di produttività e di risparmio per le spese assistenziali

"Intervenire presto su mente e corpo dei bambini riduce patologie costose e disoccupazione futura", sha ottolinea il ricercatore Jamie O’Halloran. Un esempio concreto? Inserire équipe psicologiche permanenti nelle scuole – misura che il Dipartimento della Salute inglese ha appena esteso a un milione di alunni – permette di intercettare i primi segnali di disagio, evitando che si trasformino in crisi o ricoveri d’emergenza.

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