“I ragazzi non sanno più pensare”: lo sfogo virale dell’insegnante sui problemi di un’intera generazione

"Amo i miei studenti e il mio lavoro. Non voglio essere cattiva, ma sono sinceramente sconcertata e preoccupata per quello che ho visto". Inizia con queste parole lapidarie lo sfogo di un'insegnante americana che ha voluto denunciare sui social l'allarmante perdita delle competenze di base nelle nuove generazioni. La docente, che si firma Ms. L e insegna alle scuole medie, ha infatti raccontato di non riconoscere più i tredicenni di oggi. "Quest'anno mi sembra che le capacità cognitive siano molto peggiori rispetto agli anni precedenti. Posso insegnare a un bambino ad analizzare, a provare empatia, a definire e a spiegare, ma non ho idea di come insegnargli a pensare a livello elementare", ha spiegato. "Mi sento come se fossi in una situazione al di sopra delle mie possibilità. Qualcun altro sta vedendo la stessa cosa?"
Ragazzi incapaci di pensare
Nel video diventato virale su TikTok, Ms. L ha raccontato come, a metà anno scolastico, solo due studenti di terza media siano in grado di leggere al livello previsto dalla loro età. Diciotto faticano perfino su testi da scuola dell'infanzia, mentre più della metà mostra la confidenza con il testo scritto che ci si aspetterebbe da bambini tra la seconda e la quarta elementare. Molti non riescono a fare i più semplici collegamenti di causa ed effetto, né a gestire domande con più di una frase. Una situazione che l'insegnante non ha esitato a definire "spaventosa", soprattutto perché sembra ormai essere la norma.
Il fenomeno non riguarda però soltanto i pre-adolescenti. Sotto al video, un liceale ha scritto che anche i suoi coetanei versano in un costante un declino cognitivo, come se la difficoltà si fosse estesa su più generazioni. Tra i commenti, spiccano paragoni che sottolineano le differenze con il passato, tra chi ricorda di aver scritto temi lunghi "come romanzi di Twilight" a 14 anni, o di aver imparato a compilare bibliografie complete già in quinta elementare.
Un problema generazionale
Quanto accade in Texas (Ms. L insegna a Dallas) non è però né un caso isolato, né un fenomeno che riguarda il sistema americano. L'Education and Training Monitor 2025 pubblicato questo autunno dall'Osservatorio sull'istruzione e la formazione dell'Unione Europea ha per esempio fotografato una realtà analoga, con quasi il 30% degli studenti europei che non raggiunge le competenze minime in lettura, matematica e scienze, mentre solo l'8% sembra eccellere. Anche la stessa Italia sta assistendo a un calo complessivo delle competenze, soprattutto nelle discipline matematiche (rapporto OCSE-PISA 2022).
I commenti a caccia del colpevole
Come facilmente pronosticabile, lo sfogo della docente ha subito scatenato un'accesa discussione tra gli utenti accorsi a condividere esperienze e puntare il dito contro i possibili responsabili. Schermi e social sono ovviamente i primi a finire sul banco degli imputati: "Colpa dei telefonini" ha tuonato una madre. Un concetto non particolarmente approfondito ma che in effetti trova riscontro nelle numerose ricerche che collegano l'utilizzo precoce dei device digitali a un certo calo nelle performance scolastiche e nella capacità di concentrarsi.
Anche il mondo dell'educazione sembra però finire nel calderone. "Quando tutti i compiti che svolgi sono su un computer portatile, tutto ciò che sai fare sono domande a risposta multipla", ha scritto un'utente, seguita a ruota da un altro commento critico nei confronti di un sistema scolastico eccessivamente digitalizzato: "Togliete i computer e le lavagne interattive dalla classe e riportate indietro i libri di testo e i quaderni di lavoro".
Le critiche del web non risparmiano però nemmeno i genitori, "colpevoli", secondo il tribunale social, di lasciare i figli, fin dai primissimi anni, in balia di tablet e smartphone che farebbero marcire il cervello, disinteressandosi della loro formazione. "I genitori devono ricominciare a essere genitori, a essere coinvolti", ha scritto una donna che afferma di essere un'educatrice con 40 anni di esperienza.
Qualunque sia la verità – probabilmente una combinazione di numerosi fattori – il drastico calo di skills che le nuove generazioni rischiano di trascinarsi fino alle porte dell'età adulta è un problema che dovrà essere affrontato con urgenza e serietà. La posta in gioco è il futuro di una società sempre meno capace di osservare e capire il mondo senza ricorrere all'aiuto di Internet o dell'IA.