I quadri di Pollock possono essere dipinti da un bambino? Uno studio pensa di sì

La frase "Questo poteva farlo anche un bambino" è un grande classico per i detrattori dell’arte moderna. Se però questo giudizio di solito cela una conoscenza poco approfondita della materia, in questo caso il commento tagliente potrebbe non essere del tutto infondato. Una recente ricerca americana, pubblicata su Frontiers in Physics, ha testato la capacità di distinguere i dipinti realizzati da bambini e da adulti nello stile del drip painting, lo "sgocciolamento" reso celebre da Jackson Pollock. Il risultato? Per molti aspetti, i quadri dei più piccoli risultano ben più somiglianti alle opere del maestro dell'espressionismo astratto rispetto che a quelli degli adulti.
Come sono stati analizzati i quadri: il ruolo dei frattali
Alla base dello studio c'è un concetto della matematica applicata all'arte: il frattale. Detto in modo molto grossolano e assi poco tecnico, i frattali sono forme geometriche che si ripetono sempre nello stesso modo, ma con dimensioni sempre più piccole. In natura, l'esempio classico è quello del broccolo romano, con le sue cimette piramidali che sembrano replicarsi all'infinito, conferendo all'ortaggio il suo caratteristico aspetto. Nel 2011, il professor Richard P. Taylor scoprì che le opere di Pollock erano un "concentrato" di frattali disposti sulla tela e da quel momento i quadri dell'artista – all'apparenza tanto caotici e casuali – sono stati considerati una sintesi perfetta tra arte e geometria. Per analizzare i dipinti, i ricercatori coordinati dallo stesso Taylor hanno quindi utilizzato un sistema di fractal analysis, che misura come la pittura si distribuisce nello spazio, e di lacunarity analysis, che invece descrive la varietà degli spazi vuoti tra le macchie di colore.
Cosa ha scoperto lo studio
Per l'esperimento sono stati coinvolti 18 bambini tra i quattro e i sei anni e 34 adulti tra i 18 e i 25. Entrambi i gruppi sono stati invitati a ricreare opere nello stile di Pollock, spruzzando pittura diluita su fogli stesi a terra. L’età dei partecipanti non è stata scelta a caso: bambini e adulti si trovano in fasi diverse di sviluppo del loro equilibrio biomeccanico, elemento che potrebbe influire sul movimento e quindi sulla tecnica di sgocciolamento della pittura.
I risultati hanno mostrato differenze nette. Gli adulti tendevano a riprodurre quadri con una densità maggiore di pittura e traiettorie più ampie e variegate, come se fossero le "ossa" del dipinto. I bambini, invece, creavano motivi più semplici, con piccoli pattern ripetuti e spazi vuoti più frequenti tra le macchie. Le traiettorie dei loro gesti cambiavano direzione meno spesso rispetto a quelle degli adulti. Secondo il professor Taylor queste differenze derivano proprio dal modo in cui il corpo mantiene l'equilibrio durante l’atto creativo: "Non solo i bambini hanno meno struttura fine nei loro gesti, ma quella che c'è appare più discontinua. Negli adulti, invece, è più uniforme", ha spiegato Taylor.
Più gradevoli di quanto si pensi
Non tutti apprezzano l'arte astratta e i dipinti realizzati con la tecnica del drip painting. Eppure, quando gli studiosi hanno analizzato alcuni quadri realizzati dagli adulti in termini di complessità percepita – con criteri quali l'interesse visivo e la gradevolezza dell'opera – quelli con più spazio tra le macchie e pattern meno complessi risultavano più piacevoli. Le opere dei bambini, pur non analizzate direttamente in questo senso, condividevano queste caratteristiche, risultati sostanzialmente "più artistiche" di quelle degli adulti.

La ragione di questa percezione, hanno spiegato gli studiosi, potrebbe risiedere nella familiarità suggerita delle immagini. Il nostro cervello, evolutosi tra frattali naturali, reagisce positivamente a strutture che riconosce, producendo una risposta estetica positiva. In pratica, grazie ai loro movimenti goffi dati da un sistema di coordinazione che deve ancora maturare, i piccoli artisti parlano inconsapevolmente la lingua dei nostri occhi.
Il futuro della ricerca
Questo studio non ha misurato direttamente l’equilibrio dei partecipanti durante la pittura, ma gli autori prevedono esperimenti futuri con sensori di movimento per confermare la correlazione tra biomeccanica e struttura frattale dei dipinti. Inoltre, intendono applicare i criteri di analisi applicati nell'indagine anche a una gamma più ampia di artisti per capire come questo elemento varia nelle opere di pittori diversi. Così, la prossima volta che si guarderà un quadro di Pollock o uno scarabocchio di un bambino, forse ci si potrà chiedere: chi è davvero il "piccolo artista"? Alla luce di questa ricerca, la risposta potrebbe sorprendere.