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I padri depressi o ansiosi nei primi anni di vita dei figli possono fare molti danni: uno studio mostra perché

Una nuova maxi-ricerca basata sulla revisione di oltre 80 studi precedenti ha confermato che anche la salute mentale dei padri, soprattutto nei primi anni di vita del figlio, incide in modo significativo sullo sviluppo infantile: ansia, depressione e stress paterni possono infatti influenzare capacità cognitive, emotive, linguistiche e fisiche dei bambini. Gli esperti: “Fondamentale includere i padri nei percorsi di supporto perinatale”.
A cura di Niccolò De Rosa
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Per troppo tempo il ruolo paterno è stato sottovalutato quando si parlava di salute mentale e sviluppo infantile. Ma una nuova ricerca australiana (ma basata su dati internazionali) sottolinea con forza che anche i padri – e non solo le madri sulle quali spesso ricadono gran parte dei compiti di cura – hanno un impatto rilevante sulla crescita fisica, emotiva e cognitiva dei figli. Anzi, il loro stato psicologico può influenzarne il percorso di sviluppo in modo più profondo di quanto si pensasse, soprattutto nei primi anni di vita del bambino. E in una società in cui circa un padre su dieci soffre di depressione post partum, tale aspetto può rappresentare un campanello d'allarme da non lasciare inascoltato.

Un legame diretto tra salute mentale paterna e sviluppo infantile

Lo studio, pubblicato sulla rivista JAMA Pediatrics, il più ampio mai condotto sul tema, ha analizzato 84 ricerche precedenti coinvolgendo migliaia di padri e figli seguiti nel tempo. I risultati parlano chiaro: i bambini i cui padri hanno sofferto di depressione, ansia o stress durante fase perinatale del figlio — cioè dal concepimento fino ai primi due anni di vita — presentano maggiori probabilità di sviluppare difficoltà in ambiti chiave come il linguaggio, le abilità sociali, la crescita fisica e lo sviluppo cognitivo.

Secondo la dottoressa Delyse Hutchinson, autrice senior dello studio e docente presso il SEED Lifespan Research Centre della Deakin University in Australia, "ciò che colpisce è la coerenza dei risultati ottenuti".Un dato che, secondo l'esperta, rappresenta un'ulteriore prova della necessità di quanto sostenere la salute mentale dei padri sia fondamentale per migliorare le condizioni di benessere per l’intera famiglia.

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Le aree di sviluppo più coinvolte

I ricercatori hanno esaminato sei aree dello sviluppo infantile: cognitiva, sociale-emotiva, linguistica, fisica, adattiva e motoria. Di queste, quattro — in particolare quella sociale-emotiva — risultano le più sensibili allo stato psicologico paterno.

Lo sviluppo sociale-emotivo, ad esempio, comprende la capacità del bambino di instaurare relazioni positive, regolare le emozioni e mostrare empatia. Se un padre soffre di stress o depressione potrebbe risultare meno reattivo o sensibile nei confronti del proprio figlio, compromettendo il legame di attaccamento e l’interazione quotidiana, due aspetti molto importanti per un bimbo che modella il proprio modo di rapportarsi con il mondo anche e soprattutto sulla base della relazione con i propri genitori.

Le ricadute sulla crescita fisica, invece comprendono tra le altre cose una maggiore incidenza sulla possibilità di sviluppare disturbi del sonno e ritardi nella crescita. Anche le abilità linguistiche e cognitive — come memoria, attenzione, capacità decisionali e rendimento scolastico — sono risultate influenzate, seppure in misura più lieve.

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Perché il periodo perinatale è così importante

Lo studio ha sottolineato come la fase perinatale sia un momento particolarmente delicato per lo sviluppo del bambino. Non è infatti solo la madre a trasmettere il proprio stress al nascituro o al neonato, ma anche il padre — attraverso la qualità della relazione con il partner, l’ambiente familiare e le interazioni dirette con il figlio.

I ricercatori hanno inoltre osservato che gli effetti negativi sono più marcati se il disagio paterno si manifesta nel periodo postnatale piuttosto che in fase preconcepimento. In altre parole, è subito dopo la nascita che il benessere mentale del padre sembra incidere maggiormente, forse perché in quel momento aumenta la sua partecipazione alla vita del bambino.

Limiti e prospettive future

Una parte dei dati analizzati proviene da cosiddetta letteratura grigia, cioè ricerche non pubblicate ufficialmente come tesi di dottorato o interviste a ricercatori. Tuttavia, anche tenendo conto solo degli studi pubblicati, le tendenze osservate restano stabili. Questo sembra rafforzare la validità delle conclusioni raggiunte del team di ricercatori australiani. Lo studio invita dunque le istituzioni a riconsiderare le politiche di sostegno alla genitorialità, includendo in modo più deciso anche la salute mentale paterna. Programmi di prevenzione, screening psicologici e supporto emotivo nei servizi perinatali dovrebbero rivolgersi non solo alle madri, ma anche ai padri, spesso dimenticati. Perché, come ha ricordato la dottoressa Hutchinson, "se vogliamo davvero migliorare lo sviluppo dei bambini, dobbiamo prenderci cura anche dei padri".

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