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I neonati soffrono in modo diverso dagli adulti: “Possono provare dolore ancora prima di capirlo”

Un nuovo studio dell’University College London rivela che nei neonati le reti cerebrali responsabili della percezione e comprensione del dolore si sviluppano gradualmente. I bambini prematuri sentono fisicamente il dolore, ma non lo comprendono né vi reagiscono emotivamente come gli adulti. Per gli autori della ricerca, è la prova della necessità di cure pediatriche più informate e nuove strategie su misura per ridurre il disagio dei più piccoli.
A cura di Niccolò De Rosa
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Fin dalla nascita, i neonati sono esposti a una serie di stimoli, tra cui anche esperienze dolorose legate a pratiche mediche. Ma come vivono davvero il dolore? Un nuovo studio condotto dall’University College London (UCL) getta nuova luce sul modo in cui il cervello dei neonati, soprattutto se prematuri, percepisce e interpreta il dolore. I risultati, pubblicati sulla rivista Pain, mostrano che i circuiti cerebrali responsabili della sensazione, della risposta emotiva e della comprensione del dolore si sviluppano in momenti diversi, e che la consapevolezza del dolore nei neonati si forma gradualmente, ben oltre la nascita. Un’evidenza che potrebbe cambiare radicalmente l’approccio alla gestione del dolore in ambito neonatale.

Il cervello del dolore: un sistema in costruzione

Negli adulti, la percezione del dolore coinvolge una rete ben definita di aree cerebrali, nota come "connettoma del dolore" (pain connectome). Si tratta di un sistema complesso che integra tre dimensioni fondamentali: la componente sensoriale (dove e quanto fa male), quella emotiva (quanto il dolore è spiacevole o minaccioso) e quella cognitiva (la valutazione e la comprensione del dolore). Secondo il professor Lorenzo Fabrizi, neuroscienziato italiano e professore dell'UCL, nonché firma principale della ricerca, "il dolore è un'esperienza multifattoriale e nei neonati questa rete non è ancora pienamente sviluppata". In altre parole, anche se un neonato può mostrare reazioni fisiche al dolore, ciò non significa che viva tale esperienza come un adulto.

La percezione del dolore inizia prima della nascita

Gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista PAIN– The Journal of the International Association for the Study of Pain, hanno analizzato le risonanze magnetiche cerebrali di 372 neonati, molti dei quali nati prematuri, con età gestazionali comprese tra 32 e 42 settimane. Lo scopo era osservare la maturazione del pain connectome in fasi molto precoci dello sviluppo. Utilizzando dati provenienti dai progetti Developing Human Connectome e Human Connectome, il team ha tracciato la crescita delle reti cerebrali coinvolte nella percezione del dolore.

neonato piange

I risultati hanno rivelato che la prima componente a svilupparsi è quella sensoriale-discriminativa, che inizia a raggiungere livelli simili a quelli adulti tra la 34esima e la 36esima settimana di gestazione. Questo significa che, già prima della nascita, i feti possono avvertire fisicamente il dolore, anche se in modo ancora impreciso: per esempio, potrebbero non essere in grado di localizzare con esattezza dove sentono male.

La reazione emotiva arriva dopo

La seconda fase riguarda la componente emotiva del dolore, cioè la capacità di percepirlo come qualcosa di spiacevole o minaccioso. Questa maturazione avviene tra la 36esima e la 38esima settimana di gestazione, quando il cervello inizia a sviluppare connessioni che consentono al neonato di reagire emotivamente al dolore. È solo a questo punto che il dolore inizia ad assumere un significato negativo, come qualcosa da cui difendersi.

Il tassello più tardivo è invece quello cognitivo-evaluativo, ovvero la capacità di attribuire un significato all’esperienza dolorosa. Secondo lo studio, questa rete cerebrale non si sviluppa pienamente nemmeno nei neonati nati a termine e raggiunge la maturità solo dopo le 42 settimane dalla concezione. In pratica, un neonato non è ancora in grado di "capire" il dolore, anche se lo sente e ne prova disagio.

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Le conseguenze sulla pratica medica

Queste scoperte non sono solo di interesse teorico. Hanno implicazioni dirette sull’organizzazione delle cure neonatali, in particolare per i bambini prematuri. Un precedente studio dello stesso gruppo di ricerca, pubblicato nel 2023, aveva già mostrato che i neonati pretermine non si abituano a esperienze dolorose ripetute, come le punture o altri interventi clinici: il loro cervello, infatti, non è ancora in grado di modulare o attenuare la risposta al dolore. Ora, con la conferma che le reti cerebrali deputate all’elaborazione e comprensione del dolore sono immature, emerge chiaramente il rischio di esporre questi bambini a uno stress sensoriale ed emotivo potenzialmente dannoso.

Verso una nuova attenzione al dolore nei neonati

Alla luce di questi dati, il professor Fabrizi ha sottolineato l’importanza di una gestione del dolore più consapevole e personalizzata nei reparti neonatali. "I neonati prematuri – ha spiegato – sono particolarmente vulnerabili durante le fasi critiche dello sviluppo cerebrale, e questo richiede cure pediatriche informate, con interventi medici programmati con attenzione e strategie di analgesia su misura".

In sintesi, lo studio ha evidenziato quanto sia necessario superare l’idea che i neonati “non sentano davvero” il dolore. Al contrario, lo percepiscono, lo subiscono e ne restano influenzati, anche se non lo comprendono. Un motivo in più per rivedere protocolli e prassi cliniche, affinché ogni intervento tenga conto del delicato equilibrio cerebrale dei più piccoli.

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