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I giovani passano il 21 per cento del tempo di guida guardando il cellulare: “È come correre a occhi chiusi”

Uno studio americano condotto del Mass General Brigham ha rivelato che un quinto del tempo di guida dei neopatentati viene trascorso con gli occhi incollati al cellulare. Un comportamento, percepito come “normale” tra i coetanei, ma che aumenta il rischio di incidenti e richiede interventi mirati. Tra le cause principali del comportamento l’incapacità di rinunciare agli scambi di messaggi e vocali anche mentre si è al volante, la scelta della musica e l’uso del GPS.
A cura di Niccolò De Rosa
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Guardare lo smartphone mentre si guida è ormai un gesto quasi automatico per molti adolescenti. Eppure bastano pochi secondi di distrazione per trasformare un breve viaggio in auto in una tragedia. Un nuovo studio condotto dai ricercatori del Mass General Brigham ha acceso i riflettori su un fenomeno ancora troppo sottovalutato: l'uso del cellulare alla guida tra i più giovani. I dati raccolti fotografano un'abitudine allarmante, ma offrono anche spunti concreti per contrastarla.

Distrazioni continue e prolungate

La ricerca, pubblicata su Traffic Injury Prevention, ha coinvolto più di 1.100 studenti delle scuole superiori statunitensi in possesso di una patente attraverso questionari e 20 interviste approfondite. I risultati parlano chiaro: in media, i ragazzi trascorrono il 21 per cento del tempo alla guida guardando lo schermo del telefono. Ma il dato forse più inquietante è che circa il 70 per cento di loro ha ammesso di essersi abituato a dare "lunghe occhiate" al dispositivo mentre guida. Gli studiosi hanno calcolato che oltre un quarto di queste distrazioni dura almeno due secondi. Un tempo che corrisponde più o meno a percorrere decine di metri a occhi quasi chiusi, aumentando in modo esponenziale il rischio di incidenti.

Le cause: social e false sicurezze

Ma perché tanti ragazzi continuano a usare il cellulare al volante, pur conoscendone i rischi? La risposta, spiegano i ricercatori, sta in una combinazione di fattori psicologici e sociali. Lo studio ha utilizzato il cosiddetto Integrative Model of Behavioral Prediction – un modello teorico che, analizzando fattori ambientali, norme sociali e azioni umani cerca di comprendeere le cause dietro a un certo comportamento – per approfondire ciò che spinge i giovani a simili (cattive) abitudini. Molti adolescenti, infatti, ritengono normale che i coetanei si distraggano con il telefono, alimentando un’idea distorta di "normalità" che li spinge a imitare il comportamento. Inoltre, pur riconoscendo i pericoli, percepiscono di avere comunque il controllo della situazione. Si tratta però di un'illusione pericolosa, poiché bastano pochi secondi di distrazione per perdere il controllo del veicolo.

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Le scuse più comuni: navigazione, intrattenimento e messaggi

Non si tratta solo di leggere o inviare messaggi. Il 65 per cento degli intervistati ha indicato l’intrattenimento — la scelta della musica in primis, ma anche la fruizione di video — come principale motivo per usare il telefono mentre guida. Un altro 40 per cento ha citato il bisogno di scrivere o leggere messaggi, mentre molti altri hanno fatto riferimento alle app di navigazione. Gli intervistati hanno anche riconosciuto l'uso del GPS come una possibile distrazione, al netto della sua utilità pratica. utile.  Insomma, un mix di  fattori e atteggiamenti che sembra alimentare una sorta di compromesso inconscio: "so che è pericoloso, ma non riesco a farne a meno".

Le conseguenze e le strategie per cambiare rotta

Il problema non riguarda solo i giovani alla guida, ma tutti gli utenti della strada. Rebecca Robbins, ricercatrice del Brigham and Women’s Hospital e autrice principale dello studio, ha ricordato che guidare distratti "non mette a rischio solo chi è al volante, ma chiunque si trovi sulla strada". Le statistiche sulla sicurezza stradale confermano che la guida distratta è tra le cause principali di incidenti, specialmente tra i più giovani, già più esposti per via dell’inesperienza. Eppure, questa consapevolezza non basta ancora a cambiare le abitudini.

Lo studio non si è però limitato a denunciare il problema: offre anche alcune soluzioni pratiche. Secondo i ricercatori, strategie semplici ma efficaci possono fare la differenza. Tra queste, l’attivazione della modalità "Non disturbare" durante la guida, il tenere il telefono fuori dalla portata del conducente e persino garantire un adeguato riposo ai ragazzi, visto che la stanchezza aumenta la propensione alla distrazione. Non si tratta di dunque proibire la tecnologia, ma di insegnare a gestirla in modo responsabile. Proprio questo dovrebbe essere l’obiettivo di campagne educative e interventi mirati nelle scuole.

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