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I batteri intestinali possono influenzare la salute mentale dei bambini: l’ipotesi in un nuovo studio

La salute mentale dei bambini e la loro capacità di relozaione delle emozioni potrebbe dipendere anche dai batteri intestinali. A dirlo è una ricerca dell’UCLA Health che ha individuato un legame tra la presenza di specifiche popolazioni batteriche nei primi anni di vita e un maggior rischio di ansia e depressione in età scolare. Il microbioma sembrerebbe influenzare lo sviluppo delle reti cerebrali che regolano le emozioni, aprendo nuove prospettive di prevenzione basate su dieta e probiotici.
A cura di Niccolò De Rosa
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Non solo genetica o ambiente familiare: la salute emotiva dei bambini potrebbe essere influenzata anche dai batteri che popolano il loro intestino. È quanto emerge da un nuovo studio condotto dai ricercatori dell'UCLA Health che apre scenari sorprendenti sul ruolo del microbioma nello sviluppo emotivo dei più piccoli.

Secondo la ricerca pubblicata sulla rivista Nature Communications, i bambini che nei primi anni di vita presentano una maggiore presenza di determinati batteri intestinali – in particolare appartenenti all’ordine dei Clostridiales e alla famiglia delle Lachnospiraceae – tendono a mostrare, qualche anno dopo, un rischio più elevato di sintomi legati ad ansia e depressione. Un legame, spiegano gli studiosi, che non agisce in modo diretto, ma attraverso un complesso meccanismo di comunicazione tra intestino e cervello.

Il microbioma come "regista invisibile"

Negli ultimi anni il microbioma, ossia il patrimonio genetico complessivo dei miliardi di microrganismi che vivono nel nostro intestino, è diventato oggetto di grande attenzione scientifica. Si è compreso che la sua composizione non influenza solo la digestione o il sistema immunitario, ma anche processi neurologici e cognitivi. Il cosiddetto "asse intestino-cervello" rappresenta una rete di scambi biochimici e nervosi attraverso cui i batteri comunicano con il sistema nervoso centrale, modulando la produzione di neurotrasmettitori come la serotonina o il GABA (l'acido γ-aminobutirrico che favorisce il rilassamento) fondamentali per l'equilibrio emotivo.

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Nel caso dei bambini, questo dialogo appare particolarmente rilevante. Il cervello, infatti, è in piena fase di sviluppo, e qualunque segnale proveniente dall’ambiente interno o esterno può contribuire a modellarne la struttura. Da qui l'ipotesi che la flora batterica dei primi anni di vita possa lasciare una traccia duratura sul modo in cui il cervello elabora le emozioni.

I "batteri dell'umore"

Le due popolazioni batteriche individuate nello studio, Clostridiales e Lachnospiraceae, non sono nuove agli occhi della scienza. Ricerche precedenti sugli adulti le avevano già associate alla risposta allo stress e ai disturbi dell’umore. Alcune specie appartenenti a questi gruppi sembrano infatti particolarmente sensibili ai cambiamenti ormonali e ambientali legati a situazioni di tensioni, come se nei primi anni di vita l’intestino "programmasse" alcune reti neuronali destinate a regolare le emozioni. E se la comunicazione tra questi due sistemi viene disturbata, la vulnerabilità emotiva potrebbe farsi strada silenziosamente, manifestandosi solo più tardi, durante l’infanzia o l’adolescenza.

Lo studio: dal microbioma alle emozioni

Per indagare questo legame, il team dell'UCLA  ha analizzato i dati provenienti da una grande ricerca longitudinale condotta a Singapore, il progetto GUSTO (Growing Up in Singapore Towards Healthy Outcomes). Lo studio, che segue i bambini dalla nascita, ha permesso di raccogliere campioni biologici e informazioni comportamentali nel corso del tempo. Nel caso specifico, i ricercatori hanno considerato 55 partecipanti per i quali erano disponibili tre tipi di dati: campioni fecali prelevati a 2 anni di età, risonanze magnetiche cerebrali effettuate a 6 anni e questionari compilati dai genitori sui comportamenti e sul benessere psicologico dei bambini a 7 anni e mezzo.

Attraverso un'analisi statistica approfondita, gli studiosi hanno individuato modelli di connessione tra diverse aree cerebrali legate all'elaborazione delle emozioni – come l'amigdala, l'ippocampo e la corteccia prefrontale – e li hanno messi in relazione con la composizione del microbioma nei primi anni di vita. Il risultato? I bambini con un microbioma caratterizzato da una maggiore presenza di Clostridiales e Lachnospiraceae mostravano una connettività cerebrale che è stata associata a sintomi di tipo "internalizzante" come ansia, tristezza, tendenza all'isolamento o difficoltà nel gestire le emozioni.

Un legame indiretto ma significativo

"Il nostro studio fornisce una prima evidenza del fatto che i microbi intestinali possano contribuire a plasmare la salute mentale durante gli anni cruciali dell’età scolare", ha spiegato la professoressa Bridget Callaghan, docente di psicologia all’UCLA che ha coordinato lo studio. Non si tratta, precisa la studiosa, di un rapporto di causa-effetto dimostrato, ma di una correlazione che merita di essere approfondita. Il microbioma sembra infatti agire come un modulatore, capace di influenzare la formazione delle reti cerebrali coinvolte nella regolazione emotiva. Un'alterazione precoce in questo sistema di comunicazione potrebbe predisporre alcuni bambini a reagire in modo più sensibile allo stress o a sviluppare, nel tempo, una maggiore vulnerabilità all’ansia e alla depressione.

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Le prospettive per la prevenzione e la cura della salute mentale

Le ricerche dell'UCLA aprono nuove prospettive sul legame tra microbioma e salute mentale infantile. Se il nesso causale sarà confermato, si potranno immaginare interventi preventivi basati su probiotici o modifiche mirate all'alimentazione. È già noto che una dieta ricca di fibre, frutta e verdura favorisce batteri benefici, mentre zuccheri e grassi saturi ne riducono la varietà. Lo studio suggerisce che queste abitudini, nei primi anni di vita, influenzino non solo la salute fisica ma anche quella emotiva.

L'indagine amplia poi il campo delle ricerche sull’asse intestino-cervello, mostrando come il microbioma incida anche sul comportamento e sull'umore, superando una visione puramente psicologica dei disturbi mentali. Comprendere i meccanismi biologici delle emozioni infantili potrà favorire strategie di prevenzione più efficaci e personalizzate, in un approccio integrato che unisce neuroscienze, psicologia e microbiologia.

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