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I bambini non giocano più all’aperto dopo la scuola, lo studio: “Un’occasione di crescita mancata”

Un bambino su tre non gioca più all’aperto dopo la scuola e uno su cinque rinuncia anche nei weekend. A lanciare l’allarme è uno studio dell’Università di Exeter, che ha coinvolto oltre 2.500 bambini e ha dimostrato come il gioco libero fuori casa sia fondamentale per lo sviluppo emotivo e sociale. Ma spazi inadeguati e stili di vita sedentari mettono a rischio salute e benessere delle nuove generazioni.
A cura di Niccolò De Rosa
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Se un tempo si attendeva il suono della campanella per riversarsi nei parchi e nei giardinetti inseime agli amici, oggi sempre più bambini trascorrono i loro pomeriggi chiusi in casa, davanti a schermi e dispositivi digitali, rinunciando del tutto, o quasi, al gioco all'aria aperta. A dirlo è un recente studio dell'Università di Exeter che ha rivelato non solo che il 34 per cento dei bambini non gioca più fuori casa dopo la scuola, ma anche che uno su cinque non lo fa nemmeno nei fine settimana. Dati che sollevano forti preoccupazioni sugli effetti a lungo termine sulla salute fisica e mentale delle nuove generazioni.

Una ricerca su oltre duemila bambini

L’indagine, pubblicato sulla rivista Wellbeing, Space & Society, ha coinvolto 2.568 bambini inglesi tra i 7 e i 12 anni, inseriti nel programma Born in Bradford, che da anni monitora lo sviluppo e il benessere di madri e figli. Attraverso questionari compilati dai genitori, i ricercatori hanno analizzato le competenze socio-emotive dei piccoli partecipanti utilizzando il cosiddetto total difficulties score, uno strumento che permette di individuare eventuali difficoltà comportamentali o emotive. I risultati hanno così confermato come il gioco all’aperto sia un potente alleato per la crescita: favorisce la capacità di comprendere e gestire le proprie emozioni, stimola le relazioni con gli altri e contribuisce a sviluppare sicurezza e autonomia.

La ricerca ha messo in evidenza anche differenze legate al contesto sociale: i bambini che vivono in comunità meno svantaggiate traggono maggiori benefici dal gioco all’aperto, probabilmente grazie a spazi pubblici di migliore qualità e a un’offerta più ricca di aree attrezzate.

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I rischi di una generazione sedentaria

Il quadro generale, però, rimane preoccupante. "Sappiamo che negli ultimi anni il gioco all’aperto è diminuito drasticamente" ha spiegato il ricercatore Mark Ferguson, "e questo è allarmante perché la sua assenza è legata a obesità, ansia e depressione". Secondo lo studio, i bambini che trascorrono poco tempo fuori casa rischiano di perdere importanti occasioni di socializzazione e movimento, con conseguenze che possono accompagnarli nell’adolescenza e oltre.

Rosie McEachan, direttrice del programma "Born in Bradford" (progetto di ricerca medica che segue la salute,di migliaia di famiglie e dei loro figli residenti nella città di Bradford, nel Regno Unito) ha poi sottolineato in un comunicato diffuso dall'Università di Exeter come non siano solo i parchi a fare la differenza: "Le strade dei quartieri in cui viviamo sono altrettanto importanti. Devono essere luoghi sicuri e accoglienti, liberi da traffico e inquinamento". Un richiamo alla necessità di ripensare gli spazi urbani, affinché diventino ambienti in cui i bambini possano giocare senza rischi.

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