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“Genitori, parlate ai figli della pubertà prima che siano loro a fare domande”: il parere delle esperte

Un recente sondaggio ha confermato che molti genitori parlano di pubertà solo quando sono i figli a fare le prime domane. Per gli esperti, però, anticipare certi discorsi, utilizzando parole semplici e adatte all’età, rimane il modo migliore per aiutare i bambini a vivere i cambiamenti del corpo con maggiore consapevolezza e serenità.
A cura di Niccolò De Rosa
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Non c’è un momento perfetto per iniziare a parlare di pubertà con i propri figli. Ma ce ne sono molti sbagliati. E uno dei più comuni è: aspettare troppo. Nella mente di molti genitori, infatti, affrontare l’argomento significa fornire soprattutto spiegazioni inerenti all'ambito sessuale – un tema che per molti adulti è ancora percepito con grande imbarazzo – ed è proprio questa sovrapposizione a far rimandare una conversazione che, invece, dovrebbe cominciare prima e con toni diversi. A dimostrarlo sono i risultati di un’indagine condotta dal C.S. Mott Children’s Hospital negli Stati Uniti, che ha fotografato con precisione un comportamento diffuso quanto rischioso da parte di mamme e papà: il silenzio ostinato.

Eppure, in un mondo dove i bambini nascono con lo smartphone in mano, credere di poterli tenere lontani da certi argomenti fino all'età più opportuna rappresenta una pia illusione. Per questo, secondo molti esperti, è bene che i genitori giochino di anticipo e inizino a parlare di certe tematiche già durante l'infanzia. Dopotutto, non servono competenze da medici o psicologi, ma basta la volontà di esserci, con parole adatte all’età e una presenza costante. Perché crescere non è facile, ma farlo sapendo di poter contare su qualcuno lo rende molto meno spaventoso.

Meglio prima che dopo

Solo il 36% dei genitori ritiene opportuno iniziare a parlare di pubertà prima dei dieci anni, nonostante sia dimostrato che i cambiamenti fisici e ormonali iniziano spesso molto prima. Eppure, il 41% affronta l’argomento solo quando il figlio ne parla per primo. Un atteggiamento che può lasciare i bambini impreparati, disorientati e persino spaventati.

"Quando i ragazzi non sanno cosa sta succedendo al proprio corpo, possono sentirsi ansiosi o inadeguati", ha spiegato alla CNN Sarah Clark, codirettrice del sondaggio e ricercatrice presso il Dipartimento di Pediatria dell’Università del Michigan. "Sia chi matura prima sia chi lo fa più tardi può chiedersi se c’è qualcosa che non va in lui".

Non è (solo) una questione di sesso

Clark è chiara: a 7, 8 o 9 anni i bambini non hanno bisogno del discorso completo sul sesso, ma di una guida che li aiuti a capire cosa sta accadendo — o accadrà — al loro corpo. E lo stesso vale per le montagne russe emotive, spesso invisibili agli occhi dei genitori ma molto presenti nella quotidianità dei ragazzi.

Riconoscere i primi segni della pubertà non è semplice. "Molti genitori sono convinti di saperli identificare, ma in realtà le prime trasformazioni possono essere molto sottili", ha sottolineato Clark. "Cambiamenti nella voce, nella crescita dei peli… Ma non si vedono i cambiamenti ormonali o l’instabilità emotiva che ne deriva".

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Parlare per non lasciare spazio alla disinformazione

Oggi più che mai, i bambini sono esposti a un flusso costante di informazioni — spesso errate — provenienti da social media e coetanei. Se il genitore non interviene, a colmare il vuoto saranno i TikTok, i post scritti da esperti improvvisati e video online. Insomma, per Clark adottare una strategia troppo attendista significa lasciare i propri figli senza le giuste difese dalla disinformazione dilagante sul tema: "Oggi i contenuti ai quali possono accedere sono molto diversi da quelli che esistevano quando eravamo bambini noi. Non possiamo più proteggerli con il silenzio".

I genitori non devono essere esperti

Il timore di non sapere “cosa dire” porta molti adulti ad evitare il discorso. Il sondaggio ha rivelato che solo il 31% dei genitori ha ricevuto a sua volta un’educazione adeguata dai propri genitori su questo tema. E il 44% afferma di non aver ricevuto alcuna indicazione su come affrontarlo con i figli.

Ma secondo gli esperti, non è necessario avere tutte le risposte. L’importante è iniziare. "Presentate l’informazione in modo semplice e naturale, in un momento tranquillo, magari durante una passeggiata o un tragitto in macchina", ha suggerito la psichiatra infantile Neha Chaudhary, del Massachusetts General Hospital e docente ad Harvard. Per i bambini è fondamentale sapere che, crescendo, andranno incontro a trasformazioni importanti — fisiche ed emotive — e che, quando quel momento arriverà, non saranno soli e potranno affrontarlo con serenità, sapendo di poter contare sul sostegno dei propri genitori.

Genitori e figli parlano di pubertà

Un dialogo che continua nel tempo

Un’altra chiave sottolineata dalle esperte è poi la continuità con cui i genitori dovrebbero trattare l'argomento. Parlare una volta non basta: bisogna lasciare aperta la porta, in modo che i figli sappiano di poter tornare sul discorso ogni volta che ne sentono il bisogno. Con leggerezza, senza ansia e senza drammatizzare. Un film, una scena a scuola, un ricordo personale possono diventare occasioni preziose per avviare una conversazione.

"Se cominciate a parlare prima dell’arrivo vero e proprio della pubertà, aiuterete vostro figlio a sviluppare strumenti per affrontare il cambiamento", spiega ancora Chaudhary che poi avverte: "Se si aspetta fino alla scuola media, può essere già troppo tardi".

Parlare per normalizzare

Capire che i cambiamenti del corpo sono normali rimane infine l'ultimo tassello per aiutare i figli ad affrontarli con serenità. Come sintetizzato da Clark, "siamo tutti un po’ più tranquilli quando sappiamo cosa aspettarci". E se la pubertà arriva in anticipo, i bambini hanno ancora più bisogno di essere accompagnati, ascoltati e rassicurati.

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