“Fate come gli assistenti di volo”: il consiglio della psicologa per gestire gli attacchi di panico dei figli

Può capitare all’improvviso. Il cuore accelera, il respiro si fa corto, le mani tremano, e la sensazione di paura prende il sopravvento. Gli attacchi di panico nei bambini sono un’esperienza tanto reale quanto spaventosa, sia per chi li vive che per chi assiste. Capirli, saperli riconoscere e affrontare con sensibilità è il primo passo per aiutare i più piccoli a sentirsi al sicuro, ma non sempre tale presa di consapevolezza risulta semplice, anche perché molto spesso sono gli stessi genitori i primi a trovarsi in difficoltà nella gestione di episodi così spiacevoli.
Secondo l’Istituto Superiore della Sanità, gli attacchi di panico possono manifestarsi con o senza un motivo apparente, oppure scatenarsi in presenza di un oggetto o una situazione temuta. Tra i sintomi più comuni ci sono tachicardia, sudorazione, nausea, vertigini, tremori, bocca secca, difficoltà respiratorie, mani formicolanti e sensazione di svenimento. Nonostante queste reazioni siano simili sia negli adulti che nei bambini, i più piccoli spesso non riescono a comprendere né a verbalizzare cosa stia accadendo.

"Le esperienze fisiche di un attacco di panico sono le stesse sia per gli adulti che per i bambini, ma un bambino potrebbe reagire in modo diverso a queste sensazioni", ha spiegato Annabelle Hird, psicologa e psicoterapeuta recentemente intervistata dall’HuffPost UK dopo che un utente di Reddit aveva pubblicato un post per raccontare l'esperienza vissuta dalla figlia. Il risultato può pertanto essere un’esplosione di rabbia o pianto incontenibile, reazioni che, se non gestite con empatia, rischiano di lasciare nel bambino un senso di vergogna o inadeguatezza.
Come spiegare l’attacco di panico a un bambino
Una volta che la crisi è passata, è importante trovare le parole giuste per aiutare il bambino a comprendere quanto vissuto. A tal proposito Hird ha consigliato di usare un linguaggio semplice e rassicurante: "Di solito spiego che corpo e cervello comunicano continuamente tra loro, e che a volte, quando siamo molto preoccupati, il nostro corpo può reagire facendoci battere il cuore più forte o rendendo difficile respirare". Il piccolo – ma spesso anche lo stesso adulto – deve dunque comprendere che l'attacco di panico consiste "solo" in una reazione fisica a uno stato emotivo intenso e che, per quanto possa sembrare spaventosa, è temporanea e non pericolosa. Un buon modo per inquadrare l’attacco di panico è considerarlo come un segnale del corpo, un messaggio che qualcosa non va e che possiamo prendercene cura.
La metafora dell'assistente di volo
Per un genitore è difficile rimanere sereno mentre il proprio figlio è in preda al panico. Ma proprio in quei momenti, la calma dell’adulto può fare la differenza. Hird ha raccontato di utilizzare una metafora che di solito si dimostra molto efficace: quella delle turbolenze che talvolta si sperimentano durante un viaggio in aereo.

"Quando sono in volo e sento delle turbolenze, guardo le hostess: se loro sono tranquille, so che va tutto bene", ha spiegato la terapeuta. Allo stesso modo, chi accompagna un bambino in preda all’ansia deve mostrarsi stabile e rassicurante. Mantenere un atteggiamento calmo e controllato aiuta il piccolo a percepire che non c’è pericolo reale, contribuendo a placare la crisi. Oltre a questo, esistono anche tecniche pratiche per aiutare il bambino a ritrovare il contatto con il corpo e con il momento presente.
Consigli pratici per calmare gli attacchi e quando chiedere aiuto
Portarlo all’aria aperta o offrirgli un po’ di spazio è ad esempio una delle prime azioni consigliate per provare a gestire la piccola crisi. All'esterno, il bambino può infatti provare a calmarsi attraverso respiri profondi e continue rassicurazioni da parte dell'adulto. Hird ha anche suggerito di ricorrere a piccole distrazioni come il gioco dei "cinque sensi" (nominare cinque cose che si vedono, quattro che si toccano, tre che si sentono, due che si annusano e una che si gusta) o semplici frasi rassicuranti che il bimbo potrebbe ripetere ad alta voce: "Passerà. È solo ansia. L’ansia non può farmi male. Sono al sicuro".
Queste tecniche, ha precisato la psicologa, non risolvono la causa dell’ansia, ma aiutano il bambino a superare il momento più critico. Se poi gli attacchi diventano frequenti – ad esempio, se si presentano ogni giorno – è importante consultare un medico e uno psicologo infantile. Alcune condizioni mediche possono infatti mimare i sintomi dell’ansia. Inoltre, tenere un diario degli episodi può aiutare a individuare eventuali fattori scatenanti e le strategie che funzionano meglio.