Da dove arriva la storia del club dei bambini che si scambiano video porno

"Cari genitori, quello che ascolterete è una cosa terribile. Facciamo presto, insegnanti. Fate presto, genitori. Faccia presto lo Stato. Bisogna fare qualcosa". Con queste parole si apre il video di una maestra di scuola elementare che, in questi giorni, sta circolando rapidamente nell’algoritmo italiano di TikTok. Nel filmato, l'insegnante racconta la scoperta di un "club del sesso" in cui bambini di appena nove anni si scambiavano video e immagini pornografiche esplicite, turbando profondamente i loro compagni. Un episodio inquietante che ha subito acceso un acceso dibattito tra i genitori. Ma dove nasce questa storia? E perché solleva un problema educativo che va ben oltre il singolo fatto? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
Il post originale di Alberto Pellai
Nel video diventato virale, la maestra ha dato lettura di un messaggio scritto su Facebook dal Alberto Pellai, noto professore e psicoterapeuta dell'età evolutiva, nonché autore di numerosi libri sulla genitorialità e lo sviluppo di bambini e ragazzi, per denunciare la pericolosa e incontrollata diffusione di contenuti inappropriati tra i più piccoli.
Nel post ripreso dalla maestra, Pellai ha spiegato di aver ricevuto una testimonianza da parte di una collega che ha portato alla luce l'esistenza di un gruppetto di bambini di nove anni che in una scuola elementare hanno creato una specie di club del sesso. "Chi vuole farne parte è obbligato a visionare materiali pornografici spinti, rapporti orali, a tre, con uso di oggetti. Tutto questo è stato scoperto da una mamma", si legge nella ricostruzione della collega di Pellai. "Mi viene da dire maledetti cellulari e adulti incoscienti che comprano sempre prima questo oggetto e non supervisionano", prosegue il racconto. "Alcune bambine manifestano un disagio forte. Oggi una ha vomitato per lo schifo provato davanti a delle immagini, altre piangono".

La riflessione dello psicoterapeuta
Colpito da questa vicenda Pellai ha voluto rigirarla ai suoi follower per lancia un nuovo allarme sull’impatto del digitale nella vita dei bambini. Ogni settimana, racconta, riceve messaggi da genitori o insegnanti sconvolti da ciò che scoprono nelle chat o nei comportamenti dei più piccoli: esplorazioni sessuali precoci, vissute con modalità del tutto inadeguate all'età. Una vera e propria emergenza educativa che denuncia l'incapacità della nostra società a soddisfare le vere necessità dei più piccoli.
Secondo il medico, episodi di questo tipo non sono semplici "giochi di curiosità", ma veri e propri abusi. Un fenomeno che nasce da una combinazione pericolosa tra il bisogno innato dei bambini di sentirsi parte di un gruppo, la leggerezza con cui gli adulti hanno introdotto strumenti digitali potentissimi nella loro quotidianità e l'aggressività di piattaforme che si dichiarano irresponsabili. A rendere il quadro ancora più critico, spiega Pellai, è però la totale assenza di educazione affettiva e sessuale.
Proprio quell’ambito formativo recentemente bandito per decreto dalle scuole primarie e secondarie di primo grado italiane, e sul quale lo stesso professore si era già espresso in una recente intervista a Fanpage.it. Per lo psicoterapeuta, l’unica vera possibilità di salvaguardare la crescita dei ragazzi passa attraverso genitori vigili e consapevoli, capaci di alimentare la loro naturale curiosità e di guidarli nella ricerca di informazioni, facendo attenzione che non si imbattano in contenuti fuorvianti o inadatti alla loro età.
Per approfondire la questione e confermare la storia Fanpage.it ha contattato nuovamente Alberto Pellai per un ulteriore commento alla vicenda, ma il professore ha gentilmente declinato l'invito, spiegando di aver già esaurito il proprio pensiero nel post pubblicato sul suo profilo Facebook.