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Cos’è l’EcoBall, lo sport inventato da un ricercatore che trasforma il riciclo in un gioco per ragazzi

Trasformare il calcio in una lezione di ecologia: è l’idea di Oludele Mayowa Solaja, sociologo nigeriano che ha ideato EcoBall, un gioco in cui segnare gol significa anche raccogliere e riciclare plastica. Nato come progetto educativo, EcoBall è un’attività che unisce sport, cooperazione e sostenibilità, insegnando ai ragazzi (ma non solo) l’importanza della corretta gestione dei rifiuti attraverso l’attività fisica. In sperimentazione in alcune scuole della Nigeria, questo approccio sembra influire positivamente sui comportamenti delle comunità in materia ambientale e perfino contribuire alla creazione di microeconomie locali basate sull’economia circolare.
A cura di Niccolò De Rosa
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Immagine di repertorio
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Ogni anno, nel mondo, vengono prodotti quasi 300 milioni di tonnellate di plastica, ma solo una piccola parte di questo materiale viene effettivamente riciclata. Il resto finisce in fiumi, oceani e terreni, degradandosi lentamente in microplastiche che contaminano ciò che mangiamo e beviamo. Nonostante decenni di campagne di sensibilizzazione, divieti e politiche ambientali, i comportamenti alla base di questa crisi sono però rimasti pressoché immutati. Proprio da questa constatazione è partito Oludele Mayowa Solaja, sociologo ambientale e ricercatore nigeriano esperto di cambiamento comportamentale, che in un articolo pubblicato su The Conversation ha raccontato la sua idea, già tradottasi in uno studio pubblicato su Discover Enviroment: trasformare lo sport in uno strumento di educazione ambientale. Il risultato è EcoBall, un gioco ispirato al calcio ma ripensato per insegnare ai partecipanti il valore della sostenibilità. "Non è una tecnologia o una legge a cambiare davvero le persone – ha spiegato Solaja – ma l'esperienza condivisa, il divertimento, la competizione positiva. È così che nascono nuovi comportamenti".

Cos'è l'EcoBall e come si gioca

EcoBall nasce nel 2023 come innovazione sociale che unisce movimento fisico, gioco di squadra e azione ecologica. In campo, al posto del solito pallone, c’è una sfera intrecciata a mano con sacchetti di plastica riciclata. L'EcoBall appunto.
Le squadre si sfidano non soltanto a segnare gol, ma a raccogliere, selezionare e riutilizzare i rifiuti di plastica dispersi nell'ambiente. Ogni partita diventa così una dimostrazione concreta di economia circolare, in cui nulla si butta e tutto può avere una seconda vita. Un'idea semplice ma che riesce a trasformare il momento del gioco in un laboratorio ambientale a cielo aperto, dove ogni gesto – un passaggio, una corsa, una scelta strategica – ha anche un valore educativo.

Immagine di repertorio
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Una partita di EcoBall si sviluppa in tre “zone di apprendimento” che uniscono sport, cooperazione e sensibilità ecologica. Nella Collection Zone i giocatori, passandosi la palla, raccolgono rifiuti di plastica sparsi nel campo, ottenendo punti in base alla quantità e varietà dei materiali. Nella Sorting Zone devono poi classificarli correttamente (bottiglie, buste, imballaggi), apprendendo le regole del riciclo e guadagnando punti extra. Infine, nella Creative Zone, i materiali raccolti vengono riciclati o trasformati in nuovi oggetti: panchine, opere d’arte o nuovi palloni. Al termine, il vincitore non è solo chi ha segnato più gol, ma chi ha avuto l’impatto ambientale più positivo.

Imparare facendo

Secondo Solaja, il valore educativo dell'EcoBall risiede nell'approccio del learning by doing, che veicola l'apprendimento attraverso l'azione e non le solite lezioni teoriche. "Le persone cambiano più facilmente quando provano qualcosa, non quando gliela si spiega – ha osservato il ricercatore – EcoBall fa sì che l’attenzione all’ambiente diventi un’esperienza condivisa, gioiosa e competitiva.

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Dietro il gioco, ha proseguito l'esperto, si celano due solide teorie delle scienze sociali: la teoria del comportamento pianificato, secondo cui i comportamenti sostenibili si consolidano quando le persone li percepiscono come piacevoli, socialmente accettati e gratificanti e la teoria del capitale sociale, che evidenzia come la fiducia e le reti di collaborazione favoriscano l’azione collettiva. EcoBall, unendo gioco, fiducia e cooperazione, riesce così a modificare atteggiamenti e abitudini, generando un effetto che può durare ben oltre la partita.

La sperimentazione nelle scuole nigeriane

Per testare il progetto, Solaja e il suo team hanno avviato sessioni pilota in scuole e club giovanili dello Stato di Ogun, nel sud-ovest della Nigeria, con il supporto di ONG, istituti scolastici e imprese di riciclo. Stando ai risultati rilevati, le partite hanno contribuito a rafforzare la collaborazione tra studenti, stimolato la leadership dei componenti delle squadre e accresciuto il senso di responsabilità nei confronti dell'ambiente. In alcune comunità sono nati club di pulizia permanenti, segno di un cambiamento reale nei comportamenti. Oltre al valore educativo, EcoBall ha anche mostrato un potenziale economico: i ragazzi hanno realizzato oggetti artigianali e arredi urbani con materiali di scarto, mentre l’organizzazione delle partite ha creato micro-occasioni di lavoro. Un modello di economia circolare dal basso, dove il rifiuto diventa risorsa e ricchezza condivisa, e che può essere accessibile a tutti: per a EcoBall bastano infatti un paio di guanti, qualche sacco e uno spazio aperto: elementi che rendono il gioco perfetto per comunità con poche risorse o infrastrutture sportive limitate.

Le sfide del futuro

Come ogni innovazione, anche EcoBall deve affrontare ostacoli concreti: finanziamenti, materiali e continuità organizzativa. Per mantenere alta la motivazione dei partecipanti, Solaja immagina nuove forme di coinvolgimento, come app mobili per tracciare i punteggi o classifiche globali online che colleghino squadre e comunità di diversi Paesi. Ma dietro ogni difficoltà si nasconde un’opportunità. L’obiettivo a lungo termine è quello di organizzare una specie di "coppa del mondo" di EcoBall, un torneo internazionale in cui i vincitori non riceverebbero medaglie, ma vedrebbero premiato il loro impegno con spiagge più pulite e quartieri più vivibili.

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