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Cos’è la genitorialità calorosa e perché è un grande aiuto per i bimbi con problemi comportamentali: lo studio

Uno studio del King’s College di Londra dimostra che i programmi di sostegno alla genitorialità non solo migliorano i comportamenti dei bambini con difficoltà conduttive, ma modificano anche il loro cervello: aree legate a ricompense e decisioni diventano più attive, favorendo scelte più ponderate e meno impulsive grazie a un approccio basato su calore e regole chiare.
A cura di Niccolò De Rosa
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Un approccio educativo basato su vicinanza emotiva, calore e incoraggiamento può davvero trasformare il cervello dei bambini con difficoltà comportamentali. È quanto emerge da uno studio pubblicato su Biological Psychiatry, il primo a dimostrare come i programmi di sostegno alla genitorialità non solo migliorino i comportamenti problematici, ma incidano direttamente sul funzionamento cerebrale e sui processi decisionali dei più piccoli. Secondo gli autori della ricerca, infatti, una genitorialità calorosa, capace di rispondere con affetto e positività anche di fronte ai comportamenti più dirompenti (urla, pianti inconsolabili, atteggiamenti oppositivi ecc…) può contribuire a migliorare notevolmente il temperamento dei più piccoli nel corso della crescita

Il lavoro degli studiosi ha coinvolto 78 bambini tra i 5 e i 10 anni con problemi di condotta e un gruppo di controllo di 35 coetanei senza disturbi comportamentali. Tutti hanno svolto un compito di apprendimento legato alle ricompense mentre venivano sottoposti a risonanza magnetica funzionale. Successivamente, le famiglie dei bambini con difficoltà hanno partecipato a un programma di gruppo di 10-12 settimane pensato per incoraggiare comportamenti positivi attraverso calore, vicinanza e l’uso del rinforzo positivo. Alla fine del percorso, i bambini sono stati suddivisi in due gruppi: i cosiddetti "improvers", ossia coloro che mostravano un miglioramento del comportamento (in inglese to improve significa "migliorare"), e "persistent", ovvero chi continuava a manifestare comportamenti antisociali. Tutti hanno ripetuto il test e la risonanza in una seconda fase.

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Le aree del cervello che imparano a rispondere

I ricercatori hanno osservato che, prima del programma, un'area cruciale del cervello – l'insula, che aiuta a prevedere se un'azione porterà a una ricompensa o a una punizione – risultava poco attiva nei bambini con problemi di condotta. Dopo l'intervento, invece, nei bambini migliorati questa regione ha cominciato a rispondere in modo simile a quella dei coetanei senza disturbi. Anche altre aree cerebrali hanno mostrato cambiamenti significativi: la corteccia prefrontale ventromediale, che regola le decisioni, e l'ippocampo, coinvolto nell’apprendimento dagli esiti delle proprie azioni. "Quando il comportamento migliora, migliora anche il funzionamento dei sistemi cerebrali che valutano premi e punizioni", ha spiegato Michael Craig, professore al King's College di Londra e autore senior dello studio.

Meno impulsi, scelte più ponderate

Il beneficio non si è limitato alla reattività cerebrale. Grazie al sostegno dei genitori, i bambini migliorati hanno sviluppato uno stile di apprendimento più equilibrato, meno impulsivo e più graduale. In pratica, non cambiavano idea dopo un singolo successo o insuccesso, ma imparavano a considerare i risultati nel tempo, arrivando così a decisioni più ponderate. Come ha sottolineato Arjun Sethi, firma principale della ricerca, gli studiosi si sono accorti che"chi rispondeva meglio al programma imparava in modo più lento e riflessivo, con minore tendenza ad agire d’impulso. Questo favoriva scelte più consapevoli e una riduzione dei comportamenti antisociali".

Ma cosa rende questi programmi tanto efficaci? Gli esperti hanno organizzato gli interventi secondo una combinazione definita "love and limits", amore e limiti: da un lato si punta a rafforzare il legame affettivo tra genitori e figli, dall’altro si fissano regole chiare che aiutano i bambini a orientarsi e a capire quali comportamenti vengono premiati. "Sono interventi che migliorano la relazione e al tempo stesso forniscono confini netti, essenziali per promuovere buone condotte", ha spiegato Stephen Scott, psichiatra infantile e coautore dello studio.  L'evidenza raccolta sembra quindi dimostrare mostra quindi che un approccio educativo basato su calore, incoraggiamento e regole coerenti non rappresenta solo solo un metodo per migliorare la convivenza familiare, ma un investimento sullo sviluppo cerebrale dei bambini e sul loro futuro equilibrio sociale ed emotivo.

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