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Cosa riconoscere un bambino plusdotato: “Non sono tutti primi della classe”

La plusdotazione nei bambini resta un tema poco conosciuto e spesso frainteso, tra stereotipi e scarsa consapevolezza. Essere plusdotati non significa solo avere un’intelligenza superiore, ma possedere un alto potenziale cognitivo, creativo e motivazionale che necessita di riconoscimento e supporto adeguato. A spiegarlo a Fanpage.it è la dottoressa Anna Maria Roncoroni, presidente di Aistap ETS ed esperta di Gifted Education.
A cura di Niccolò De Rosa
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Quando si parla di bambini plusdotati, l'immaginario collettivo corre subito ai piccoli geni che eccellono in ogni materia, che leggono prima dei coetanei o risolvono complessi problemi di logica con naturalezza. Ma la realtà è molto più sfumata. La plusdotazione non coincide con la semplice "intelligenza superiore", e non sempre i bambini gifted, dotati cioè di un alto potenziale cognitivo sono i primi della classe. Anzi, spesso si trovano ad affrontare disagi scolastici, noia o incomprensioni con compagni, insegnanti e gli stessi genitori . Di questo tema ha parlato con Fanpage.it la dottoressa Anna Maria Roncoroni, PhD in Gifted Education e presidente di Aistap ETS (Associazione Italiana per lo Sviluppo del Talento e della Plusdotazione), che da oltre venticinque anni si occupa di valutazione e supporto ai bambini e ragazzi plusdotati.

Chi sono e come si riconoscono i bambini plusdotati?

In letteratura esistono oltre cento definizioni di plusdotazione, ma in sintesi possiamo dire che si tratta di persone che rientrano nel top 2% della popolazione che si posiziona sopra il 98° percentile nei test cognitivi. In Italia si parla anche di "alto potenziale cognitivo", ma la plusdotazione non si esaurisce in un punteggio: è molto di più. Ciò che accomuna tutti i bambini plusdotati è la combinazione di elevate capacità cognitive, grande motivazione ad apprendere e creatività. Quest'ultima non va intesa solo in senso artistico: esiste una creatività anche matematica o scientifica ed è la capacità cioè di passare da ciò che è noto a ciò che è nuovo.

Come si distingue un bambino semplicemente "intelligente" da uno davvero plusdotato?

La differenza sta nella curiosità e nella spinta a creare. Un bambino molto intelligente impara e ripete bene ciò che studia. Un plusdotato va oltre, si pone continuamente nuove domande, collega concetti, costruisce conoscenza nuova. Non si ferma a ciò che gli viene insegnato. Inoltre, non tutti i bambini gifted sono ‘accademici': possono avere interessi specifici, anche lontani dai programmi scolastici, e sviluppare competenze in ambiti che la scuola ancora non riconosce pienamente.»

È vero che non tutti i bambini plusdotati sono i primi della classe?

Assolutamente sì. Anzi non di rado succede il contrario: alcuni bambini plusdotati faticano a scuola. Ciò può dipendere da un orientamento sbagliato o dal fatto che, se non vengono stimolati fin dalla primaria, finiscono per annoiarsi. Ascoltano, capiscono tutto al volo, ma non imparano il metodo di studio né la fatica del lavoro. Quando poi arrivano alle scuole superiori, dove è richiesta maggiore autonomia, possono trovarsi in difficoltà. Per questo è importante riconoscere precocemente la plusdotazione e proporre percorsi adeguati che permettano di "faticare bene", cioè di misurarsi con sfide alla propria altezza.

L’idea stereotipata del piccolo genio tra i banchi non è una descrizione calzante delle molte sfumature che caratterizzano bambine e bambini plusdotati
L’idea stereotipata del piccolo genio tra i banchi non è una descrizione calzante delle molte sfumature che caratterizzano bambine e bambini plusdotati

Quali sono i segnali che possono far pensare a una plusdotazione?

Spesso la segnalazione arriva da insegnanti o pediatri, ma anche dai genitori, che si accorgono di bambini molto più avanti dei coetanei in alcune aree o che pongono domande insolite per la loro età. Altri segnali possono essere la noia scolastica, il rifiuto della scuola o disturbi psicosomatici come mal di pancia e mal di testa. La valutazione, però, deve essere sempre multidimensionale: non basta un test cognitivo. Bisogna comprendere la persona nel suo insieme, il carattere, la motivazione, il momento evolutivo. E non si parla di "certificazione", come accade per i DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento, ndr), ma di una valutazione, ossia un documento che, pur non essendo vincolante, può orientare genitori e scuola sulle migliori strategie per valorizzare la crescita dei ragazzi.

Esistono difficoltà sul piano relazionale per i bambini gifted?

In alcuni casi sì, ma molto dipende dalla personalità del bambino e dal modo in cui la famiglia lo accompagna. Non è ciò che ti è stato dato a contare, ma l'impegno e la voglia di fare. Quando si rendono conto di capire più in fretta degli altri, alcuni bambini possono sviluppare un senso di superiorità o, al contrario, sentirsi isolati. Nei maschi, più frequentemente, emerge il rischio di costruire un "falso sé", credendo di dover essere sempre i migliori. Per questo è importante creare occasioni di incontro con altri coetanei dotati. Associazioni come la nostra, per esempio, si adoperano per offrire spazi in cui questi giovani possano riconoscersi e sviluppare competenze sociali sane.

Ci sono differenze tra maschi e femmine nella plusdotazione?

Sì, e sono piuttosto marcate. I maschi – ovviamente non tutti – tendono a manifestare la noia disturbando o opponendosi, quindi vengono notati più facilmente. Le femmine, invece, spesso si adattano. Sono brave, educate, non danno problemi e per questo passano inosservate. Tra loro ci sono anche bambine molto determinate, che trovano da sole il modo di coltivare i propri interessi, mentre altre sono più fragili e rischiano di spegnersi o di non emergere mai davvero, soprattutto se l'ambiente non le incoraggia. È un tema culturale ancora forte, e i dati italiani sui percorsi universitari femminili lo confermano.

Quali sono i rischi di una plusdotazione non riconosciuta?

Dipende dal carattere del bambino. Alcuni trovano comunque la loro strada, ma altri possono sviluppare disaffezione scolastica, scarsa autostima o perfino disturbi psicosomatici. Il riconoscimento precoce permette di prevenire tutto questo, valorizzando il potenziale e insegnando a gestire la frustrazione per gli errori commessi e il perfezionismo, due aspetti molto comuni nei gifted. Essendo abituati ad essere più avanti, questi ragazzi possono infatti incontrare delle difficoltà nel gestire l'insuccesso, che

Quali sono gli errori da evitare quando si cresce un figlio o una figlia plusdotata?

Il primo è pretendere la perfezione. Genitori e insegnanti devono ricordare che anche i bambini plusdotati hanno diritto di sbagliare. Bisogna ascoltarli, non spingerli sempre a essere i migliori, ma accompagnarli nella scoperta dei propri limiti e delle proprie passioni. Altro errore comune è cercare la "scuola perfetta" per far spiccare il volo al ragazzo. La scuola perfetta non esiste. Esiste piuttosto la capacità di costruire, insieme, un percorso in cui il talento possa crescere senza trasformarsi in peso o in solitudine.

Cosa serve oggi, in termini di cultura e di politiche educative, per valorizzare davvero questi bambini?

Qualcosa si sta muovendo: è in discussione una sperimentazione triennale dedicata agli studenti plusdotati, primo passo verso un riconoscimento normativo. L'Italia resta però indietro e la situazione appare frammentata, con differenze significative da regione a regione. Servirebbe una legge chiara che definisca diritti e percorsi, ma anche una cultura più inclusiva. L'individuazione e la selezione non può, per esempio, dipendere solo dagli insegnanti, altrimenti molte delle bambine e dei ragazzi la cui plusdotazione non si palesa tra i banchi di scuola rimarranno sempre invisibili. In un Paese dove il tasso di natalità cala, i laureati sono pochi e molti talenti emigrano all’estero non solo per motivi economici ma per mancanza di opportunità di crescita, riconoscere e valorizzare la plusdotazione dovrebbe essere un investimento strategico sul futuro.

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