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Cosa preoccupa di più i bambini? I consigli delle psicologhe su 5 ansie che spesso i genitori sottovalutano

Due parental coach e psicoterapeute infantili hanno recentemente acceso i riflettori su alcune fonti di ansia spesso ignorate dai genitori. Si tratta di piccoli eventi quotidiani o cambiamenti familiari che, sebbene appaiano insignificanti agli adulti, possono turbare profondamente i bambini. Riconoscerli è il primo passo per aiutarli a sentirsi compresi e al sicuro, con benefici per tutta la loro crescita.
A cura di Niccolò De Rosa
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Per un genitori, osservare il proprio figlio sopraffatto da pensieri che non riesce a esprimere è spesso fonte di frustrazione e senso d’impotenza. Nonostante l’attenzione crescente alla salute mentale dei giovani, molte mamme e papà si trovano infatti impotenti di fronte a quel silenzio emotivo che pare invadere i propri figli. La consapevolezza del rischio che un disagio psicologico possa crescere nell'ombra li porta, spesso, a monitorare ogni segno di stress o malessere, cercando di essere sempre un passo avanti. Eppure, questa costante vigilanza non sempre porta ai risultati sperati. "Cosa posso fare per aiutarlo?", si chiedono in molti.

Capire da cosa nascono quelle preoccupazioni è ovviamente il primo passo per accompagnare i figli nel loro percorso emotivo. Tuttavia secondo alcuni terapeuti e psicologici, molto spesso le risposte più importanti si trovano in situazioni e aspetti della quotidianità che molti genitori tendono a considerare secondari, sottovalutandone l'importanza per un bambino o un ragazzo che sta iniziando a ritagliarsi un posto nel mondo.

Le paure che non ti aspetti

Come spiegato dalle parental coach e psicoterapeute infantili Ashley Graber e Maria Evans sul sito della CNBC, non sempre gli adulti riescono a intuire cosa turba davvero i più piccoli. Molte delle ansie infantili si sviluppano in modo silenzioso e si legano a esperienze comuni, ma emotivamente complesse.

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Una delle fonti principali di preoccupazione riguarda le dinamiche sociali tipiche dell'infanzia e della preadolescenza: a mano a mano che crescono, i bambini iniziano infatti a dare sempre maggiore importanza all'opinione dei coetanei. Vogliono sentirsi accettati, integrati, apprezzati. Quando si sentono "diversi" per l’aspetto fisico, gli interessi, la cultura d’origine o altri elementi identitari, bambini e ragazzi possono pertanto sviluppare un forte disagio, che nei casi peggiori si traduce in una tendenza all'isolamento sociale o in un insana paura del giudizio altrui.

Social media e autostima

Strettamente connessa con l'insicurezza derivante dalle dinamiche sociale, scrivono Graber ed Evans, è naturalmente l'ansia da social, un fenomeno sempre più diffuso, non solo tra le nuove generazioni. L’uso non consapevole e, nei casi dei più giovani, non supervisionato, di queste piattaforme amplifica infatti il confronto tra pari e altera la percezione della realtà.

I bambini e gli adolescenti si ritrovano così a confrontare la propria vita quotidiana con le versioni patinate – e spesso irrealistiche – che vedono online, sviluppando un senso di inadeguatezza. "I social sono una lente deformante che può far sentire i ragazzi sempre un passo indietro rispetto agli altri", hanno sottolineate le esperte.

Cambiamenti e ritmi che scombussolano

Anche i cambiamenti, persino quelli positivi, possono creare disorientamento. Traslocare, cambiare scuola, accogliere un fratellino o affrontare la separazione dei genitori sono esperienze che destabilizzano. Prima ancora di cogliere gli eventuali benefici della novità, i bambini percepiscono una perdita, una rottura delle sicurezze precedenti. In questi momenti è fondamentale offrire loro stabilità emotiva e spazio per esprimere i propri sentimenti.

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Allo stesso tempo, però, è bene che i genitori prestino grande attenzione anche alle "insidie" che possono celarsi nella quotidianità. Se infatti un’agenda piena di impegni può sembrare utile a garantire ai figli successo e realizzazione, quando le giornate scorrono senza pause tra scuola, sport, lezioni private e attività extracurricolari, a farne le spese è la salute mentale dei giovani, svuotati di ogni energia per poter stare al passo con ritmi tanto serrati. Ecco perché secondo le due parental coach è bene che i genitori tengano bene a mente una lezione troppo spesso dimenticata: il tempo libero non è una perdita di tempo, ma un’opportunità per elaborare emozioni, sviluppare la creatività e costruire una resilienza autentica.

L’importanza della coerenza

I bambini – ma anche molti ragazzi – hanno bisogno di poter contare su alcuni riferimenti fissi per acquisire sicurezza e vivere più sereni. L’incoerenza e l’imprevedibilità quotidiana sono infatti due elementi che, soprattutto nei più piccoli, possono generare ansia e timori. Cambi di programma improvvisi, ritardi abituali o messaggi contrastanti da parte degli adulti creano confusione e insicurezza nei bambini. La stabilità, anche nei dettagli, aiuta invece i bambini a sentirsi al sicuro: sapere cosa aspettarsi riduce lo stress e rafforza la fiducia negli altri.

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Quando il trauma lascia il segno

I bambini sono molto esposti alle conseguenze delle esperienze traumatiche. Non solo quelle più impattanti ed evidenti (come un abuso o un lutto), ma anche le forme apparentemente meno significative, come la visione di una scena violenta in TV o un episodio spiacevole in classe: episodi come questi possono attivare il sistema di allerta del cervello e lasciare il bambino in uno stato costante di preoccupazione per la propria sicurezza. Riconoscere questi segnali è fondamentale per intervenire in modo tempestivo e adeguato.

Strategie per affrontare l’ansia

La buona notizia è che esistono strumenti concreti per aiutare i bambini a gestire le emozioni difficili. La chiave è insegnarli nei momenti di calma, quando la mente è più ricettiva. Un primo passo efficace, spiegano Graber ed Evans è dare un nome alle emozioni: dire “mi sento preoccupato per l’interrogazione” aiuta il bambino a fare ordine nei pensieri. Anche la respirazione profonda, praticata insieme prima di dormire, ha un effetto calmante. Basta poggiare una mano sulla pancia e "gonfiare il palloncino" con ogni respiro.

Utile anche insegnare frasi rassicuranti da ripetersi nei momenti difficili: espressioni come “posso farcela” o “questa sensazione passerà” contribuiscono a sviluppare fiducia in sé. Infine, può essere d’aiuto programmare una “finestra del preoccuparsi”: 15 minuti al giorno in cui il bambino è libero di sfogare le sue ansie, con il supporto di un adulto o in autonomia, per poi tornare a concentrarsi sul presente.

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