Contatto pelle a pelle dopo il parto: secondo uno studio non migliora lo sviluppo ma resta una pratica preziosa

Da tempo si ritiene che il primo contatto pelle a pelle tra una madre e il suo neonato subito dopo il parto abbia effetti positivi duraturi sullo sviluppo del bambino. Questa pratica, sostenuta da numerose raccomandazioni internazionali, è diventata simbolo di un’accoglienza dolce e benefica alla vita. Tuttavia, un recente studio norvegese pubblicato su JAMA Network Open mette in discussione l’idea che questo gesto, seppur carico di significato emotivo e simbolico, abbia un impatto reale sullo sviluppo neurocognitivo del bambino nei primi anni di vita.
Una pratica diffusa ma poco indagata
Il contatto pelle a pelle tra madre e neonato, noto anche come skin-to-skin contact (SSC), è parte integrante del cosiddetto Kangaroo Mother Care – in Italia anche conosciuta e praticata come "marsupio-terapia" – un approccio che prevede la vicinanza costante tra genitore e bambino, soprattutto nei casi di neonati prematuri. Secondo Laila Kristoffersen, infermiera e ricercatrice presso l’ospedale universitario di Trondheim, nonché una delle firme principali dello studio, le prime ore dopo la nascita sono considerate un momento particolarmente importante per la costruzione del legame madre-neonato (e, nelle ore successive, lo stesso discorso si estende anche alla figura paterna). Da qui, l’interesse per pratiche che evitino la separazione, come il skin-to-skin praticato già in sala parto subito dopo il buon esito del travaglio.
Nonostante le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ne raccomandano l’utilizzo "il prima possibile", pochi ospedali adottano sistematicamente questa pratica, soprattutto nei casi di prematurità.
Lo studio e i risultati
Lo studio, condotto in tre ospedali norvegesi, ha coinvolto neonati prematuri nati tra la 28esima e la 31esima settimana di gestazione, tutti con peso superiore ai 1000 grammi e in condizioni stabili. I bambini sono stati divisi casualmente in due gruppi: uno ha ricevuto SSC immediato per due ore in sala parto, l’altro è stato trasferito direttamente nell’incubatrice, secondo le procedure standard.

L’obiettivo era verificare, a distanza di 2-3 anni, se il contatto precoce influenzasse lo sviluppo cognitivo dei bambini, valutato con test specifici. I dati raccolti su 81 bambini non hanno però mostrato differenze significative tra i due gruppi. I punteggi ottenuti nei test cognitivi erano sovrapponibili, così come la percentuale di bambini con ritardi nello sviluppo. "Il nostro studio non ha rilevato miglioramenti nel neuro-sviluppo legati al contatto pelle a pelle immediato", hanno spiegato i ricercatori. In pratica, dopo due anni, i bambini che avevano beneficiato del contatto non mostravano vantaggi cognitivi rispetto a quelli seguiti con l’approccio standard.
I benefici sono altri
La ricerca non ha però smontato l'utilità del pelle-a-pelle. Anzi, il SSC ha mostrato risultati molto positivi sul fronte dell’allattamento. I bambini che avevano avuto contatto immediato con la madre avevano più probabilità di essere allattati al seno al momento della dimissione (84% contro il 67% del gruppo standard) e anche la durata dell’allattamento esclusivo tendeva a essere maggiore. Un dato che conferma quanto la vicinanza precoce possa rafforzare la relazione tra madre e figlio, favorendo pratiche salutari e naturali come l’allattamento.
Una pratica da preservare, ma con consapevolezza
Pur non avendo rilevato vantaggi sullo sviluppo cognitivo, gli autori dello studio sottolineano che il SSC "resta una pratica importante, fattibile e a basso costo". Anziché investire in nuove ricerche per dimostrarne effetti non confermati, suggeriscono di concentrarsi sulla sua applicazione diffusa, proprio per i benefici osservati sull’allattamento e sul benessere del legame madre-figlio.