Come scoprire i disturbi dell’attenzione in età adulta: i segnali sospetti e a chi rivolgersi

Scoprire di avere un disturbo dell’attenzione in età adulta non è così raro come si potrebbe pensare. Sempre più spesso, uomini e donne, magari già inseriti nel mondo del lavoro o con una vita familiare avviata, arrivano a una diagnosi che riguarda difficoltà presenti fin dall’infanzia ma mai intercettate. Accade, ad esempio, con l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività), un disturbo del neurosviluppo che, per essere diagnosticato correttamente, deve aver mostrato i primi segnali entro i 12 anni di età. Eppure, molti adulti scoprono solo tardi di aver convissuto a lungo con sintomi mai riconosciuti, spesso confusi con svogliatezza, disorganizzazione o scarsa motivazione.
Il fenomeno è in aumento anche grazie a una maggiore consapevolezza sui temi delle neurodivergenze. Secondo il professor Gian Marco Marzocchi, Professore associato di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, "è molto più frequente oggi che in passato arrivare a una diagnosi in età adulta, non solo per l’ADHD, ma anche per i DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) e i disturbi dello spettro autistico". A queste condizioni si aggiunge la cosiddetta plusdotazione o alto potenziale cognitivo, una neurodiversità che può generare difficoltà emotive e relazionali.
Quali sono i sintomi di un deficit d’attenzione
Il disturbo da deficit di attenzione, in particolare, può manifestarsi in modi molto diversi da quelli tipici dell’infanzia. Nell’adulto, i segnali non sono l’iperattività fisica, ma piuttosto una combinazione di disorganizzazione, fatica nella gestione delle attività quotidiane e disregolazione emotiva. La persona può apparire distratta, inconcludente, spesso sopraffatta da pensieri e incombenze, con una sensazione costante di essere “fuori tempo” rispetto agli altri.

Ecco i principali segnali:
- Disattenzione e scarsa capacità di concentrazione: difficoltà a mantenere l’attenzione su un compito per lunghi periodi, anche in attività quotidiane semplici. Spesso ci si distrae facilmente o si tende a dimenticare appuntamenti, impegni, scadenze.
- Impulsività: reazioni improvvise, difficoltà a riflettere prima di agire o parlare, scarsa tolleranza alla frustrazione. Questo comportamento può generare problemi nelle relazioni personali e professionali.
- Difficoltà nell’organizzazione: fatica a pianificare e portare a termine attività o progetti, anche se di interesse personale. Gli oggetti vengono dimenticati o persi facilmente, e si fa affidamento eccessivo su promemoria esterni o sull’aiuto di altri.
- Tendenza alla procrastinazione: rinviare continuamente compiti, soprattutto se complessi o noiosi. Spesso si finisce per affrontare le attività all’ultimo momento o non completarle affatto.
- Sensazione di sovraccarico mentale: pensieri che si accavallano, difficoltà a "fare ordine" nella mente. Questo stato può generare ansia, stress e la percezione di non essere mai all’altezza delle richieste quotidiane.
Quando consultare uno specialista e a chi rivolgersi
Se questi segnali sono presenti con una certa continuità e influiscono sulla qualità della vita, è importante rivolgersi a uno specialista. Secondo Marzocchi, le figure abilitate alla diagnosi di ADHD in età adulta sono lo psichiatra o lo psicologo con una formazione specifica nei disturbi del neurosviluppo.
"La diagnosi non può prescindere da una ricostruzione storica che attesti la presenza dei sintomi già prima dei 12 anni, anche se non formalmente riconosciuti all’epoca", ha spiegato il professore, ricordando come il disturbo si manifesti sempre in giovane età. Questo rende fondamentale la competenza del professionista, che deve saper distinguere i segnali di un disturbo persistente da altre difficoltà legate allo stress, all’ansia o a contesti ambientali.

Il percorso diagnostico in età adulta è però complesso e richiede un approccio multidisciplinare. In Italia, le specializzazioni mediche sono ancora divise in modo rigido tra neuropsichiatria infantile e psichiatria per adulti, ma negli ultimi anni stanno emergendo profili con un approccio lifespan, capaci cioè di riconoscere e seguire i disturbi del neurosviluppo nel corso dell’intera vita. Se si sospetta di avere un disturbo dell’attenzione, non bisogna sottovalutare il disagio. Esistono percorsi di supporto efficaci, e ottenere una diagnosi può rappresentare un punto di svolta: comprendere il proprio funzionamento mentale è il primo passo per migliorare il benessere quotidiano e riscoprire le proprie risorse.