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Come parlare con gli adolescenti dei temi più delicati: il metodo “fianco a fianco” spiegato dallo psicologo

Lo psicoterapeuta Joseph Conway invita i padri che vogliono affrontare temi delicati con i figli ad abbandonare il consueto approccio frontale (“Siediti, dobbiamo parlare”) con un dialogo “side-by-side” per aiutare i figli ad aprirsi davvero.
A cura di Niccolò De Rosa
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Quando in adolescenza emerge la necessità di affrontare temi delicati – dal sesso alle questioni personali – l'invito di un genitore a "sedersi e parlare" può mettere in difficoltà. I ragazzi rischiano infatti di sentirsi sotto esame o di temere giudizi, irrigidendosi proprio nel momento in cui avrebbero maggiore bisogno di apertura. Eppure il confronto resta fondamentale, soprattutto in anni segnati da polarizzazioni online, modelli sociali confusi e un crescente disorientamento emotivo. Ecco perché lo psicologo Joseph Conway, terapeuta e formatura per la tutela della salute mentale, si è recentemente rivolto ai padri per suggerire un metodo alternativo per avvicinarsi agli adolescenti – soprattutto i figli maschi – e parlare con loro anche dei temi più complessi. Anziché cercare il classico contatto "frontale", Conway ha presentato sull'HuffPost Uk i vantaggi di un approccio "fianco a fianco", dove il genitore si può confrontare con il figlio durante un'attività condivisa. L'idea di fondo è che parlare mentre si sta facendo altro possa aiutare ad abbassare le barriere reciproche e favorisca un dialogo più autentico.

Una generazione in cerca di identità

Molti adolescenti si trovano a fare i conti con un'idea di mascolinità molto più sfumata rispetto al passato. Secondo un recente rapporto di Male Allies UK, citato dall'HuffPost, oltre tre quarti dei ragazzi tra 11 e 16 anni hanno dichiarato di non avere una chiara percezione di cosa significhi davvero "essere uomini". Anzi, alcuni degli intervistati hanno raccontato di sentirsi giudicati a prescindere, come se qualunque tratto maschile fosse "tossico" o potenzialmente problematico.

Naturalmente, il problema non sta nel cambiamento di valori che spinge la società a mettere da parte alcuni tratti davvero tossici associati al concetto di "maschio". A destare preoccupazione è piuttosto l'asprezza del dibattito su questi temi (basta farsi un giro su qualsiasi social), che può risultare spiazzante per un ragazzo privo degli strumenti necessari per orientarsi in una fase, quella dell’adolescenza, già di per sé delicata e complessa. Lo stesso Conway ha tenuto a sottolineare quanto una narrazione eccessivamente negativa possa diventare corrosiva: sentirsi continuamente dipingere come "il cattivo della storia" può effettivamente minare la fiducia e alimentare lo smarrimento. E in assenza di adulti capaci di offrire una guida, molti ragazzi cercano risposte online, dove proliferano contenuti estremi e messaggi distorti.

Perché il dialogo con i padri conta

La ricerca mostra da tempo che il confronto regolare tra genitori e figli è un fattore protettivo decisivo. Parlare di emozioni permette di costruire sicurezza, consapevolezza e capacità di affrontare conflitti e pressioni. Conway ricorda che i padri svolgono un ruolo essenziale nel modellare empatia, rispetto e gestione dei sentimenti. Eppure, per molti uomini, esprimere vulnerabilità non è qualcosa appreso nell’infanzia. Proprio per questo, la strategia proposta dallo psicoterapeuta punta a ridurre la tensione. "La conversazione frontale raramente funziona", ha spiegato. Al contrario, affiancare il ragazzo durante un'attività piacevole crea uno spazio protetto per poter parlare anche degli argomenti più delicati.

Il potere del "side-by-side talking"

Il suggerimento di Conway non riguarda dunque il contenuto delle parole da rivolgere ai figli, ma il momento giusto e le modalità con cui imbastire la conversazione. Il side-by-side-talking (letteralmente "parlare fianco a fianco" con qualcuno) il confronto diretto con un dialogo parallelo, mentre si svolge qualcosa insieme – una partita di calcio nel cortile, un piatto preparato insieme, un lavoretto manuale o una partita ai videogiochi – possono trasformarsi in ottime occasioni per far emergere emozioni e pensieri. Facendo qualcosa "di concreto", padri e figli possono parlare senza quella fissità di sguardi che in un dialogo faccia a faccia possono appesantire l'atmosfera o accentuare l'imbarazzo. La condivisione dell'attività ha poi il potere di allentare le difese, evita la sensazione di giudizio e permette di inserire piccoli check emotivi nella routine quotidiana. Conway ha defunito questo approccio un "cambiamento semplice ma potente", in grado di rendere più fluido il rapporto e di aiutare anche i genitori meno abituati a parlare di sentimenti.

Costruire un clima di fiducia non significa infatti forzare il dialogo, ma offrire presenza costante e ascolto sincero. L'obiettivo non deve essere convincere i ragazzi a rivelare ciò che provano, bensì far capire che esiste uno spazio sicuro in cui farlo quando ne sentono il bisogno. In un contesto in cui le narrazioni sulla maschilità oscillano tra critiche severe e modelli rigidi, il ruolo dei padri diventa ancora più cruciale. Stabilire un terreno comune, anche solo con un gesto semplice come cucinare insieme o fare una passeggiata, può diventare la base per conversazioni più profonde e durature.

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