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Come comunicare ai propri figli che uno dei genitori è malato

Quando un genitore si ammala, comunicarlo ai figli è un passaggio delicatissimo. Occorre trovare parole semplici ma oneste, tenendo conto dell’età e della sensibilità del bambino. Non serve nascondere la verità, ma trasmetterla con tatto, lasciando spazio a domande, emozioni e rassicurazioni concrete.
A cura di Niccolò De Rosa
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Quando un genitore si ammala, la vita familiare subisce irrimediabilmente profondi cambiamenti, anche – e forse soprattutto – per i bambini. I loro punti di riferimento si incrinano, le routine quotidiane si modificano e possono iniziare a percepire un senso di incertezza, anche se non conoscono ancora i dettagli. Per questo, trovare le parole giuste per spiegare la situazione diventa un passaggio delicato ma fondamentale, poiché quel "non detto" dietro a sguardi tristi, frasi lasciate a metà e strani comportamenti difficili da interpretare potrebbero fare ancora più danni di una brutta notizia trattata con il dovuto tatto.

Comunicare una malattia, specie se grave o cronica, richiede infatti molta attenzione non solo al contenuto, ma anche al modo in cui viene trasmesso, tenendo conto del fatto che ogni fascia d’età possiede un diverso livello di comprensione e un differente bisogno di rassicurazione. I più piccoli hanno bisogno di informazioni semplici e concrete, mentre i più grandi possono necessitare di maggiori dettagli e di spazi di dialogo aperti, dove poter capere e, eventualmente, sfogarsi senza troppi tabù. In ogni caso, l’obiettivo deve essere quello di non lasciarli soli con la loro immaginazione, che spesso è più spaventosa della realtà.

Parlare a un bambino della malattia di un genitore può essere molto complicato e doloroso, ma è sempre meglio che fingere che tutto vada bene
Parlare a un bambino della malattia di un genitore può essere molto complicato e doloroso, ma è sempre meglio che fingere che tutto vada bene

Come spiegare ai propri figli che uno dei genitori è malato

Parlare della malattia di un genitore con i figli può sembrare spaventoso, ma è un gesto di grande amore e fiducia. Tenere nascosta la verità, anche con l’intento di proteggerli, rischia di alimentare fantasie peggiori della realtà. Ogni bambino, in base alla sua età e sensibilità, ha il diritto di sapere ciò che sta accadendo, con parole semplici, oneste e rassicuranti. Ecco alcuni principi guida utili per affrontare questo momento difficile:

  • Scegliere il momento giusto: è importante trovare un contesto tranquillo e un momento in cui si possa parlare senza interruzioni. Meglio evitare di affrontare l’argomento in fretta, in luoghi troppo affollati o nei momenti di tensione familiare.
  • Non minimizzare: dire la verità in modo graduale e calibrato sull’età del bambino è fondamentale. Minimizzare la situazione rischierebbe invece di creare equivoci o confusione o di far sentire il bambino escluso da ciò che accade.
  • Parlare con chiarezza: usare parole semplici, evitando termini medici troppo complessi o astratti. Anche nomi come "tumore" o "chemioterapia" possono essere spiegati con delicatezza, ma senza nasconderli.
  • Accogliere domande e preoccupazioni: lasciare spazio ai dubbi e alle emozioni del bambino, rispondendo con sincerità e senza giudicare le sue reazioni, anche se silenziose o apparentemente distaccate.
  • Garantire supporto al bambino: per quanto sia importante dare tutto il sostegno possibile al genitore malato, anche i figli hanno bisogno di non sentirsi soli. Al momento del discorso è bene che i piccoli capiscano che nonostante le difficoltà avranno sempre a disposizione degli adulti pronti ad ascoltarli, a rispondere alle loro domande e a star loro vicini.
  • Non fare promesse poco realistiche: se le contingenze non danno spazio a slanci di ottimismo è sempre meglio evitare affermazioni come "andrà tutto bene" o "guarirò presto". Meglio usare frasi che infondano fiducia, ma ancorate alla realtà.

Affrontare la malattia di un genitore è insomma una prova difficile anche per i figli. Ma con parole oneste, affettuose e adatte alla loro età, è possibile accompagnarli nel dolore, aiutandoli a sentirsi parte di una famiglia che, anche nella fragilità, resta unita.

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