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Come comportarsi se tuo figlio viene maltrattato da un altro bambino? I consigli per non perdere la calma

Quando un bambino colpisce un altro, l’intervento del genitore può trasformarsi in un’importante occasione educativa. La parental coach Anuradha Gupta ha proposto sui social un approccio in quattro passi per gestire la situazione con calma, proteggere il proprio figlio e insegnare il rispetto reciproco.
A cura di Niccolò De Rosa
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Può succedere all’improvviso: tuo figlio gioca tranquillo in un parco, quando un altro bambino lo colpisce o inizia a maltrattarlo. In quel momento, il tempo sembra rallentare. L'istinto da genitore "chioccia" spinge a intervenire, ma cosa fare esattamente? Andare dal proprio figlio, dire qualcosa all’altro bambino, o cercare con lo sguardo il genitore? È una di quelle situazioni scomode e difficili da gestire, ma anche ricche di possibilità educative, come spiegato dalla la parental coach Anuradha Gupta, che su Instagram ha recentemente condiviso la sua esperienza personale e una strategia in quattro passi per affrontare questi momenti con sensibilità e fermezza.

La prima regola: andare subito dal proprio figlio

Secondo Gupta, il primo passo è chiaro: focalizzarsi sul proprio bambino. Quando sua figlia è stata colpita da un altro piccolo al parco, lei ha sentito salire l’adrenalina, ma ha deciso di restare calma. Si è avvicinata con dolcezza, ha allontanato la figlia dalla situazione e le ha parlato con fermezza e rassicurazione: "Mi sono messa al suo livello, le ho detto: ‘Non è stato giusto. Ti ho vista. Sono qui con te' ". In quel momento, più del gesto in sé, conta far sentire il bambino al sicuro, visto e protetto.

Dare un limite, anche all’altro bambino

Dopo aver rassicurato la figlia, Gupta si è quindi rivolta all’altro bambino, usando parole semplici ma chiare: "Noi non picchiamo. Picchiare fa male. Se vuoi giocare con lei, puoi chiederlo". L'obiettivo non è rimproverare, ma indicare un comportamento più corretto. Spesso, spiega la coach, i genitori si sentono a disagio nel richiamare i figli degli altri, ma ci sono modi per farlo con rispetto. Una possibilità è usare un linguaggio neutro e inclusivo, invitando a usare le mani in modo gentile ("Con le mani si accarezza, non si picchia") oppure proporre dei turni per usare il gioco che ha scatenato la contesa.

bimbe litigano

Insegnare le parole giuste

Gupta sottolinea che la maggior parte dei bambini piccoli non sa cosa dire in situazioni di conflitto. È per questo che il terzo passo consiste nel offrire loro una specie di vocabolario emotivo al quale attingere per non subire prevaricazioni senza però sfociare nello scontro fisico o verbale. Dopo l'episodio, ha infatti suggerito alla figlia cosa avrebbe potuto fare la prossima volta: "Puoi dire ‘basta' o ‘no'. Puoi allungare una mano. Puoi allontanarti e avvisare un adulto". Sono gesti semplici, ma aiutano a costruire una competenza fondamentale: saper porre dei limiti.

Coinvolgere gli altri genitori con delicatezza

Infine, se il genitore dell’altro bambino non ha visto l’accaduto, Gupta consiglia di informarlo con tatto, senza aggredirlo: "Solo per informarti, ha colpito mia figlia poco fa. Sta bene, ma sono intervenuta per farla sentire sostenuta". Se una farse viene detta con gentilezza e senza toni giudicanti, il messaggio non verrà percepito come una critica o una lezione di genitorialità impartita da un perfetto sconosciuto – il che potrebbe ottenere l'effetto contrario di irrigidire l'altro genitore e aumentare le probabilità di ottenere una rispostaccia – ma come un gesto di attenzione reciproca.

Questi episodi quotidiani, sottolinea Gupta, sono infatti preziose occasioni educative. Non si tratta solo di impedire un gesto sbagliato, ma di insegnare qualcosa che i bambini porteranno con sé anche da adulti. Parlare, mantenere un limite, restare calmi: sono competenze fondamentali nelle relazioni, a scuola, nell’amicizia e in futuro, nel lavoro e nella vita

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