Che cos’è il Phubbing genitoriale e perché può danneggiare l’educazione dei figli

Ogni giorno sentiamo dire che i giovani sono troppo attaccati al cellulare, che non sanno più staccarsi dallo schermo e che social li isolano dalla vita reale. Eppure, spesso, a fare lo stesso errore sono i loro genitori che tra notifiche, video e chat, finiscono per passare ore davanti al telefono, estraniandosi dalla realtà, dimenticandosi di ascoltare, guardare e accompagnare i figli. È questo fenomeno che gli esperti chiamano phubbing genitoriale o parental phubbing, ossia il gesto di ignorare chi ci sta accanto – spesso proprio i figli – per concentrarsi sullo smartphone.
Che cos'è il phubbing genitoriale
Phubbing è un termine nato dalla fusione di phone e snubbing e indica il gesto di ignorare chi ci sta accanto in favore dello schermo del proprio smartphone. In ambito familiare, phubbing genitoriale o parental phubbing descrive il comportamento di mamme e papà che prestano più attenzione al cellulare che ai figli. In sostanza, il dispositivo diventa più importante della relazione con il bambino, e questo può avere conseguenze significative sull'educazione e sul benessere dei più piccoli.
Uno studio presentato nel 2020 dall'Università di Milano-Bicocca, dal titolo "Mom, dad, look at me" (“Mamma, papà, guardatemi”), ha ad esempio messo in luce come, quando i genitori si concentrano sul telefono, i figli si sentano ignorati. Intervistato da Fanpage.it, il ricercatore Luca Pancani, autore dello studio, aveva parlato di un vero e proprio "ostracismo digitale": il bambino sperimenta esclusione e invisibilità, condizioni che possono sfociare in stati d’animo profondamente negativi. Nei casi più estremi si arriva perfino a sintomi depressivi e pensieri suicidari.

Il fenomeno non riguarda però solo gli adolescenti. Anche i più piccoli, privi di strumenti cognitivi per interpretare la situazione, rischiano di percepire il phubbing come disinteresse affettivo. Il messaggio implicito che arriva loro è semplice e doloroso: "Tu non sei la priorità". Questo ha inevitabili ripercussioni sulla costruzione dell'autostima e sul senso di sicurezza emotiva.
Effetti sulle relazioni e sui comportamenti
Una recente tesi di ricerca ha evidenziato come il phubbing genitoriale riduca la qualità della relazione e il benessere psicologico dei figli. Gli adolescenti, in particolare, percepiscono una minore disponibilità emotiva da parte dei genitori e avvertono un indebolimento dei legami familiari. L'ormai corposa letteratura scientifica ha inoltre mostrato una correlazione tra phubbing e uso problematico dello smartphone da parte dei figli. In adolescenza, la tendenza a imitare i modelli di comportamento degli adulti è particolarmente forte: se il genitore appare costantemente catturato dal dispositivo, il figlio tenderà a riprodurre lo stesso schema.
È la teoria dell’apprendimento sociale a spiegare questo meccanismo: poiché si impara osservando e imitando chi rappresenta un punto di riferimento, mentre i genitori faticano a controllare il proprio uso del telefono, i ragazzi finiscono per sviluppare a loro volta un rapporto disfunzionale con lo smartphone, con effetti su sonno, concentrazione, relazioni sociali e salute mentale.

Un circolo vizioso da interrompere
Il phubbing non si limita a generare frustrazione: può aumentare nei figli la percezione di rifiuto, indebolire la coesione emotiva con i genitori e alimentare comportamenti compensatori. In altre parole, il dispositivo diventa una via di fuga. Sentendosi ignorati o poco considerati, bambini e adolescenti possono rifugiarsi proprio nello smartphone per colmare il vuoto, cercando nel mondo digitale una risposta a solitudine, ansia o insicurezza. È un circolo vizioso: più il genitore è assente, più il figlio si rifugia nello schermo, e questo, a sua volta, aumenta la distanza relazionale. Come se non bastasse, questa reiterata abitudine a trascurare chi abbiamo davanti può portare le famiglie alla perdita di momenti preziosi di ascolto e condivisione.
Per invertire la rotta servono dunque consapevolezza e molto impegno. La prevenzione passa attraverso una genitorialità attenta e presente, capace di offrire ascolto reale, empatia e calore. È utile stabilire regole familiari condivise sull’uso dello smartphone, creare spazi e momenti liberi dai dispositivi – come i pasti o la sera prima di dormire – e trasmettere ai figli che la relazione viene prima dello schermo. Anche la società può contribuire, ridefinendo norme culturali che riducano la legittimità dell’uso del telefono in certe situazioni, promuovendo invece la connessione autentica con chi ci sta accanto.