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Che cos’è il “mutual gaze” tra madre e figlio e perché è così importante per la crescita dei bambini

Il mutual gaze, lo sguardo reciproco tra madre e neonato, è molto più di un contatto visivo: è un linguaggio primordiale che costruisce legami, regola le emozioni e sostiene lo sviluppo cognitivo. In quei primi incroci di occhi si gettano le basi della fiducia, dell’attenzione condivisa e della futura capacità del bambino di relazionarsi e imparare.
A cura di Niccolò De Rosa
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In occasione della Giornata Mondiale della Vista del 9 ottobre, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ha richiamato l'attenzione su un gesto minuscolo ma straordinario: lo sguardo reciproco madre-neonato, il cosiddetto mutual gaze. In un’epoca in cui spesso lo sguardo dei genitori viene catturato dai dispositivi tecnologici anche nei fondamentali momenti di costrusione del rapporto con i figli, può infatti essere utile ricordare quanto profondo possa essere un semplice incrocio di occhi nei primissimi giorni di vita. Ma cosa s'intende esattamente "mutual gaze" e perché dovremmo tenerne conto fin dai primi momenti con un neonato?

Cos’è il "mutual gaze"

Il mutual gaze definisce letteralmente la condizione dinamica in cui due individui — nel nostro caso la madre e il neonato — mantengono e regolano reciprocamente uno sguardo (gaze, in inglese) diretto l’uno verso l’altro. Non si tratta solo di "guardare l’altro", ma di un dialogo visivo continuo dove ognuno adatta il proprio sguardo in funzione dell'altro, alternando momenti di contatto diretto con leggeri momenti di distacco. Nel contesto madre-infante, questo sguardo incrociato è spesso rapido e intermittente — il neonato può distogliere lo sguardo per pochissimi secondi, tornare a guardare, poi distogliere di nuovo. Eppure, anche quegli attimi hanno contribuiscono a tessere una relazione sensoriale che fonde emozione, attenzione e regolazione reciproca.

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Perché il mutual gaze è importante: dalle emozioni all'attenzione

Quando un neonato incontra lo sguardo della madre, può ricevere rassicurazione, segnale di attenzione e conferma del legame. Questo tipo di dinamica "a specchio" favorisce l'attivazione delle emozioni positive e l'alleggerimento delle tensioni interiori. In studi che utilizzano il paradigma Still-Face (in cui la madre, improvvisamente, smette di rispondere e mantiene un viso neutro), i neonati mostrano disagio quando manca il contatto visivo, a testimonianza dell’importanza dello sguardo reciproco per la stabilità emotiva.

Questo sguardo condiviso, insomma, non è solo un fenomeno simbolico. Studi longitudinali come la ricerca pubblicata nel 2017 su Child Devolopment hanno mostrato che neonati che a 5 mesi trascorrono più tempo in mutual gaze con la madre sviluppano, a 11 mesi, una migliore capacità di regolare l’attenzione, cioè di passare da uno stimolo a un altro con più agilità. Inoltre, durante questi momenti di sguardo reciproco, il bambino può "sincronizzarsi" con gli stati emotivi della madre, apprendendo gradualmente come regolare le proprie emozioni, specialmente in situazioni di stress o agitazione.

Lo sguardo reciproco non rappresenta anche una specie di segnale "pedagogico" che invia al pargolo un chiaro messaggio da parte del genitore: "Sono con te, voglio comunicare". In queste condizioni, il neonato è più predisposto a seguire l'attenzione dell’adulto verso oggetti o verso cose da esplorare, favorendo anche l'apprendimento e la costruzione del vocabolario. Uno studio comparso nel 2024 su Infant Behavior and Development ha anche mostrato che la reattività dello sguardo materno (cioè quanto rapidamente e puntualmente la madre risponde allo sguardo del bambino) facilita il cosiddetto "gaze following", ossia la capacità del neonato di seguire lo sguardo dell’adulto, con ricadute sul linguaggio. In sostanza, lo sguardo condiviso madre-figlio è una sorta di "porta d’ingresso" alle relazioni affettive, al dialogo e all’apprendimento: fornisce fiducia, favorisce la regolazione emotiva e modella in profondità il modo in cui il neonato si apre all’ambiente e agli altri.

Quando il mutual gaze è compromesso: cosa può indicare

Se nel rapporto madre-neonato il mutual gaze è assente o debole, può essere un campanello d’allarme. Il Segretario del Gruppo di Studio Organi di senso della SIN, Gabriella Araimo, ha spiegato che un contatto visivo molto ridotto o atipico talvolta può essere interpretato come uno dei primi segnali di possibili alterazioni nel neurosviluppo, oltre che di difficoltà nella funzione visiva. In altri casi, l'assenza di uno scambio visivo ripetuto e continuativo tra madre e figlio potrebbe essere associata a disturbi dello spettro autistico, ritardi nello sviluppo dell’attenzione congiunta o problemi visivi, come lo strabismo o l'ambliopia, comunemente nota come "occhio pigro".

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