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Basta l’odore dei cibi grassi in gravidanza per aumentare il rischio di obesità nei figli: l’ipotesi in uno studio

Secondo un nuovo studio del Max Planck Institute for Metabolism Research il semplice odore dei cibi grassi in gravidanza potrealterare il metabolismo dei figli, aumentando il rischio di obesità nel tempo.
A cura di Niccolò De Rosa
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Da quando la Scienza ha ampiamente dimostrato che i figli di madri in sovrappeso presentano un rischio maggiore di incorrere in problemi di salute e di diventare obesi, durante la gravidanza molte donne preferiscono astenersi dai cibi troppo grassi, sia per limitare il proprio aumento di peso, sia per non impattare sulla crescita dei nascituri. Secondo un nuovo studio del Max Planck Institute for Metabolism Research, anche i semplici profumi degli alimenti potrebbero però lasciare un'impronta duratura sulla salute dei figli, influenzandone i meccanismi cerebrali che regolano il metabolismo.

Odori "grassi" e gli effetti su corpo e cervello

Finora abbiamo sempre saputo che quando una neo-mamma segue un'alimentazione scorretta – composta da cibi troppo grassi, molta carne, fritti e zuccheri in eccesso –gli effetti sulla salute del neonato possono essere significativi. Attraverso la placenta e il latte materno, infatti, i nutrienti ingeriti dalla madre arrivano direttamente al piccolo, influenzandone il microbiota e i meccanismi biologici. Il team di studiosi tedeschi ha però voluto capire se anche l'esperienza olfattiva può giocare un ruolo in questo processo.

Durante la fase sperimentale dello studio, pubblicato a inizio dicembre su Nature, le ricercatrici hanno pertanto provato ad alimentare femmine di topo gravide con una dieta equilibrata e povera di grassi, arricchita però con aromi che riproducevano l'odore di cibi molto grassi, come il bacon. Al termine dell'esperimento, le madri non avevano mostrato variazioni metaboliche rilevanti, ma i loro cuccioli sì. Una volta cresciuti, i topolini hanno infatti reagito in modo anomalo al consumo dei cibi ricchi di grassi, sviluppando insulino-resistenza, segnale precoce del diabete di tipo 2, e ingrassando con molta più facilità, con un aumento vertiginoso dei casi di obesità. "L'esposizione agli odori dei cibi grassi è stata sufficiente a modificare le loro risposte successive", ha spiegato la dottoressa Sophie Steculorum, coordinatrice del progetto.

L'effetto non riguardava però solo fisico. Analizzando il cervello dei nuovi nati, i ricercatori hanno riscontrato alterazioni nei circuiti che regolano fame, ricompensa e metabolismo. Neuroni come gli AgRP (Agouti-related protein), decisivi nel controllo dell’appetito, e il sistema dopaminergico, legato alla motivazione verso il cibo, mostravano un'attività simile a quella osservata in topi già obesi. In altre parole, il loro cervello somigliava a quello di animali in sovrappeso, pur non presentendo gli stessi problemi fisici né avendo mai mangiato cibi grassi.

Aromi e additivi sotto osservazione

Per riprodurre i profumi usati negli esperimenti, gli scienziati hanno impiegato aromi alimentari comuni. Uno solo di questi additivi si è rivelato sufficiente a innescare gli stessi effetti nei cuccioli. Secondo Steculorum, questo apre una questione più ampia: come influisce il consumo di questi additivi in gravidanza e allattamento sullo sviluppo metabolico dei bambini?

Limiti e precisazioni allo studio

Per quanto l'idea che una semplice percezione olfattiva possa influire sullo sviluppo abbia sorpreso gli stessi ricercatori, gli autori dello studio hanno però tenuto a precisare che una donna incinta che si trovi ad annusare una padella di pancetta sfrigolante non sta certo condannando il figlio a una vita segnata da problemi di peso. Stando ai dati ottenuti, però, l'alimentazione "profumata di grasso" potrebbe effettivamente rappresentare un ulteriore fattore di rischio per la futura regolazione del peso dei figli. Inoltre per il momento la sperimentazione ha riguardato solo gli animali e non esseri umani, anche se gli scienziati ritengono che gli effetti potrebbero essere molto simili a quelli già riscontrati. "Le nostre scoperte cambiano il modo in cui pensiamo all’influenza della dieta materna sulla salute dei figli", ha sottolineato Steculorum. Una prospettiva che invita a guardare oltre le calorie e i nutrienti, considerando anche ciò che spesso passa inosservato: gli odori che accompagnano ciò che mangiamo.

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