Annegamento nei bambini: come intervenire e cosa fare

L’annegamento è tra le principali cause di morte accidentale nei bambini sotto i cinque anni. Ogni anno, in Italia si registrano circa 330 decessi per annegamento, e, secondo l'Istituto Superiore di Sanità, il 12 per cento di essi riguardano minori sotto i 18 anni. L'incidente può verificarsi in pochi secondi in piscina, in mare, ma anche in meno di 20 cm d’acqua. In questi casi, l’intervento tempestivo è cruciale. Se si sospetta un episodio di annegamento, è fondamentale chiamare subito i soccorsi al 112 (Numero Unico di Emergenza) o al 118. Qualora vi fosse la possibilità può essere utile anche allertare il bagnino o il presidio di pronto soccorso locale.
In questi casi l'errore più grave è farsi prendere dal panico: quando un bimbo è in pericolo è importantissimo mantenere la lucidità per agire correttamente. Evitiamo pertanto gesti istintivi ma dannosi, come sollevare bruscamente il bambino senza verificarne le condizioni, o cercare di farlo vomitare. Anche l’idea di "aspettare e vedere" è pericolosa: in caso di annegamento, anche lieve, il bambino deve essere sempre visitato rapidamente da un medico.
Cosa fare in caso di annegamento dei bambini
In presenza di un possibile annegamento, è importante seguire questi passaggi:
- Allertare immediatamente i soccorsi chiamando il 112 o il 118, fornendo indicazioni precise sul luogo.
- Estrarre il bambino dall’acqua con la massima delicatezza, facendo attenzione alla testa e alla colonna vertebrale se si sospetta una caduta.
- Verificare se il bambino è cosciente: parlare, scuotere leggermente, osservare se respira.
- Se non respira, occorre iniziare subito la rianimazione cardiopolmonare (RCP): cinque ventilazioni (la cosiddetta respirazione bocca a bocca), poi eseguire con entrambe le mani 30 compressioni sul petto del bambino, alternate a due ventilazioni, continuando fino all’arrivo dei soccorsi.
- Se non respira, bisogna sistemarlo in posizione di sicurezza (sul fianco), tenendolo al caldo e monitorandolo.
Portare il bambino in ospedale anche se sembra stare bene: l’acqua nei polmoni può danneggiare le vie respiratorie e causare serie complicazioni anche ore dopo l’evento (annegamento secondario, anche conosciuto come "annegamento a secco").

Annegamento dei bambini: cosa evitare
In caso di emergenza, è essenziale evitare comportamenti rischiosi che possono aggravare la situazione:
- Non perdere tempo: ogni secondo è prezioso, non bisogna aspettare e sperare che il piccolo si riprenda da solo.
- Non sollevare il bambino per i piedi nel tentativo di far uscire l’acqua: è inutile e potenzialmente pericoloso.
- Non cercare di far vomitare il bambino: si rischia di aggravare l’eventuale ostruzione delle vie aeree.
- Non improvvisare manovre di rianimazione se non si è sicuri di come procedere: seguire le indicazioni del 112 o affidarsi a chi è formato in procedure di primo soccorso.
Prevenzione: come evitare che accada
La prevenzione rappresenta lo strumento più efficace per salvaguardare la sicurezza dei piccoli bagnanti. Ovviamente, la sorveglianza da parte dei genitori o delle figure adulte di riferimento (bagnini, educatori dei centri estivi ecc…) rappresenta la condizione imprescindibile per ogni giornata passata in spiaggia o in piscina. Se non adeguatamente controllati, anche i bambini con i braccioli o più abili nel nuoto possono ingerire accidentalmente quantità insidiose di acqua a mettersi in pericolo.

Altre buone norme da rispettare sono:
- Evitare il bagno in mare agitato o con correnti forti, anche se il bambino sa nuotare.
- Prestare attenzione ai cartelli che potrebbero segnale eventuali pericoli o divieti, nonché osservare sempre il colore delle bandiere sui litorali (bianca: nessun pericolo; gialla: attenzione al mare mosso; rossa: balneazione pericolosa a causa del mare molto mosso)
- Dotare il bambino di dispositivi di galleggiamento sicuri e omologati, ma senza mai considerarli sostitutivi della supervisione di un adulto.
- Insegnare a nuotare ai bambini il prima possibile, preferibilmente con istruttori qualificati, per farli sentire sicuri ma anche consapevoli dei rischi.
- Recintare piscine private, chiudere l’accesso a pozzi, fontane o vasche se incustodite.
- Non distrarsi con il telefono o altro mentre il bambino è in acqua: bastano pochi secondi di disattenzione.
La prevenzione è il salvagente più efficace. Ma se qualcosa dovesse andare storto, conoscere le corrette manovre di primo soccorso può fare la differenza tra la vita e la morte. Per questo tutte le istituzioni più autorevoli, dalla la Società Italiana di Pediatria alla Società Italiana di Salvamento raccomandano a tutti i genitori e caregiver di formarsi sulle tecniche di rianimazione cardiopolmonare, un investimento che può salvare una vita.