Anche i bambini “soffrono” di FOMO: i consigli degli esperti per aiutarli a vivere meglio il momento presente

Nel mondo iperconnesso di oggi, anche l'infanzia è sempre più esposta a un costante confronto con gli altri. Tra foto, video e messaggi condivisi, il rischio è che i più piccoli inizino a credere che gli altri vivano esperienze più belle, più divertenti o semplicemente più “giuste” delle loro. Si tratta di quel fenomeno che ha preso il nome di FOMO ("Fear of Missing Out"), ossia la paura di essere esclusi da qualcosa di importante o di perdersi un evento significativo. È una sensazione comune tra gli adulti, ma oggi colpisce anche i più piccoli. I bambini possono provare FOMO quando vedono gli amici a una festa, perdono un gioco di gruppo o scorrono immagini sui social dove tutto sembra perfetto.
"I social media amplificano la FOMO nei bambini", ha spiegato Irin Rubin, esperta di genitorialità intervenuta sul sito americano Parents. "I bambini vedono foto di coetanei che si divertono o mostrano nuovi gadget, ma non capiscono che si tratta di momenti scelti e filtrati, non della vita reale". Quello che per un adulto può essere riconosciuto come una specie di vetrina, per un bambino diventa una realtà assoluta, difficile da interpretare in modo critico.
I segnali da non sottovalutare
La FOMO può manifestarsi in modi diversi. Nei bambini, ha osservato Rubin, può presentarsi come un costante urgenza o disagio legati alle attività o ai possedimenti dei coetanei. Un figlio che insiste per avere lo stesso gioco dell’amico o che si rattrista in modo eccessivo per non essere stato invitato a un evento può star vivendo proprio questa forma di ansia sociale. I segnali posso però essere ancora più sottili. Oltre ad una sospetta difficoltà del sonno, secondo la psicologa clinica Kanchi Wijesekera, i bimbi in preda alla FOMO "controllano continuamente cosa fanno gli altri, appaiono nervosi dopo essere stati online, o fanno fatica a godersi il momento presente".

La FOMO, di per sé, è una fase comune dello sviluppo e non è riconosciuta ufficialmente come una condizione psicologica, tanto che spesso si risolve con il supporto familiare. Tuttavia, se l’ansia di esclusione diventa costante e interferisce con la vita quotidiana, potrebbe esserci qualcosa di più profondo. "Se il bambino mostra tristezza persistente, insonnia, calo del rendimento scolastico o perdita di autostima, è importante chiedere supporto a un professionista", avverte Wijesekera. Dietro una FOMO cronica possono nascondersi infatti disturbi d'ansia o depressione che meritano attenzione.
Come affrontare la FOMO dei bambini
La prima strategia per affrontare la FOMO è semplice, ma richiede tempo: parlare,e creare uno spazio emotivo sicuro in cui il bambino possa esprimere i propri sentimenti è fondamentale. "Essere aperti e non giudicanti è il punto di partenza", suggerisce Wijesekera. Condividere episodi personali in cui si è provata esclusione può aiutare il bambino a sentirsi compreso. Dare un nome alle emozioni è un altro passo importante, poiché permette ai bimbi riconoscere e tradurre in parole la tristezza o la gelosia riduce la loro intensità.
Il passo successivo passa quindi dall'educazione digitale. Parlare con i figli di ciò che vedono online, spiegando loro come ciò che viene mostrato sui social sia un "filtro" per esibire solamente i momenti migliori della vita, aiuta i ragazzi a costruire una consapevolezza critica e a capire che i feed dei profili Instagram e TikTok non corrispondo davvero alla reale quotidianità delle persone. Impostare limiti di tempo davanti agli schermi è poi un'altra tappa fondamentale. Le regole, però, funzionano meglio se vengono condivise. "Coinvolgere i bambini nelle decisioni sulle abitudini digitali li rende più propensi a rispettarle", afferma Wijesekera. Tenere i dispositivi fuori dalla camera da letto, dedicare momenti familiari senza telefoni o sperimentare interi weekend lontani dai social sono tutti modi utili per aiutare i figli a "rimanere nel presente" e vivere appieno il momento, senza preoccuparsi di ciò che si sta perdendo.

Coltivare interessi reali
La FOMO non nasce però solo dal mondo virtuale: può riguardare anche esperienze reali, come attività sportive o feste. Per questo è importante rafforzare l'identità dei bambini al di fuori del gruppo dei pari. "Molti ragazzi oggi non hanno più hobby offline che li facciano sentire competenti o unici", ha sottolineato la psicoterapeuta Leah Jacobs Tornare a coltivare passioni concrete – come suonare uno strumento, fare sport o disegnare – potrebbe invece aiutare i bambini a sentirsi appagati indipendentemente da ciò che fanno gli altri.
Scoprire la gioia di "perdersi qualcosa"
Per aiutare i bambini a gestire la FOMO, piò infine rivelarsi molto efficace anche introdurre un concetto opposto: la JOMO, ovvero la "gioia di perdersi qualcosa (Joy of Missing Out). Significa imparare a godersi i momenti di calma, il tempo per sé e la libertà dal confronto costante. Normalizzare l’idea di non poter fare tutto, né possedere tutto, rafforza la resilienza. "Non partecipare a tutto non equivale a valere di meno, ma a scegliere secondo ciò che davvero conta", sottolinea Rubin.