Aiutare i bambini a fare i compiti: quanto tempo dedicargli e quali sono i consigli utili

Il momento dei compiti a casa rappresenta per molte famiglie una delle sfide quotidiane più delicate. Non si tratta soltanto di eseguire esercizi o ripetere nozioni: i compiti sono uno spazio di crescita, di autonomia e di responsabilità. Ed è proprio qui che si apre il dubbio di tanti genitori: è giusto aiutare i figli nello studio? E se sì, fino a che punto? Alcuni esperti sottolineano che il sostegno non dovrebbe mai trasformarsi in sostituzione, perché l’apprendimento nasce dallo sforzo personale e dalla possibilità di sbagliare. "Aiutare troppo i bambini rischia di diventare controproducente: li priva dell’opportunità di sviluppare fiducia nelle proprie capacità" aveva spiegato il pedagogista Luca Frusciello in una precedente intervista a Fanpage.it.
Il tempo da dedicare ai compiti varia in base all’età, al grado scolastico e al carattere del bambino. Un eccesso di controllo può generare ansia e conflitti, mentre l’assenza totale di supporto rischia di far sentire il bambino solo di fronte alle difficoltà. La chiave, spiegano gli esperti, sta nel trovare un equilibrio: essere presenti come guida, senza trasformarsi in sostituti dell'insegnante. Allo stesso tempo, può essere però utile adottare strategie pratiche che favoriscano la motivazione e l'organizzazione dello studio, a patto ovviamente che gli adulti non finiscano mai per sostituirsi ai ragazzi.
Come aiutare mio figlio a fare i compiti: consigli utili
Per sostenere i bambini nello studio è fondamentale costruire una routine positiva e un clima sereno. Non si tratta soltanto di sedersi accanto a loro e di controllarli, ma di creare le condizioni perché possano trovare nell'apprendimento un’esperienza stimolante. I suggerimenti degli psicologi dell’infanzia e dei pedagogisti convergono su alcuni punti chiave:
- Aprirsi al dialogo: chiedere come si sentono, cosa li preoccupa e quali sono le materie che trovano più difficili. Secondo il Child Mind Institute, organizzazione nonprofit statunitense che opera per tutelare la salute mentale e i disturbi dell'apprendimento dei bambini e delle loro famiglie, un bambino motivato "sente che la sua voce conta" e che i genitori comprendono le sue sfide.
- Motivare allo studio: valorizzare i progressi, anche piccoli, aiuta a rafforzare la fiducia. Non serve premiare solo il risultato, ma anche l’impegno.
- Creare un ambiente favorevole: uno spazio ordinato, luminoso e privo di distrazioni migliora la concentrazione. BBC Bitesize, ricorda a tal proposito che "una scrivania libera e ben organizzata può fare la differenza nell’approccio ai compiti".
- Stabilire una routine: definire orari regolari per lo studio aiuta i bambini a capire che i compiti sono parte della quotidianità, senza diventare un ostacolo ingestibile.
- Favorire pause e movimento: alternare studio e brevi pause di gioco o attività fisica mantiene viva l’attenzione.
- Essere di supporto, senza mai sostituire: aiutare non significa risolvere gli esercizi al posto loro, ma incoraggiarli a trovare strategie personali per arrivare alla soluzione.

Quanto tempo dobbiamo dedicare ai compiti dei nostri figli
Il ruolo dei genitori deve essere calibrato sul grado di autonomia del bambino. Nella scuola primaria, soprattutto nei primi anni, è naturale che i figli abbiano bisogno di maggiore presenza, ma con l'avanzare dell’età lo scopo diventa insegnare a gestire il tempo in autonomia. Dopotutto, i compiti rappresentano il primo assaggio di doveri e responsabilità ed è giusto che siano in ragazzi a occuparsene, senza mamme o papà pronti a levar loro le castagne dal fuoco.
Fornire un supporto equilibrato significa dunque essere disponibili a spiegare quando il bambino si blocca, ma lasciare che sia lui a completare il lavoro. In media, un quarto d’ora di supervisione iniziale può bastare per organizzare la sessione di studio, lasciando poi spazio al bambino di lavorare da solo. È importante poi intervenire solo quando necessario, per evitare di creare dipendenza o frustrazione quando ci si troverà ad affrontare una difficoltà senza la possibilità di ricorrere all'aiuto dell'adulto.

Compiti a casa, gli errori da evitare
Accanto ai buoni consigli, esistono però degli anche atteggiamenti che, se recidivi, possono ostacolare l'apprendimento. Tra gli errori più frequenti troviamo:
- Sostituirsi al bambino: fare i compiti al posto suo annulla il senso educativo dell’attività.
- Creare un clima di tensione: urla e rimproveri possono trasformare lo studio in una fonte di ansia.
- Essere ipercontrollanti: sorvegliare ogni riga e ogni calcolo limita la fiducia reciproca e aumenta l'ansia da prestazione dei bambini.
- Trascurare i momenti di pausa: imporre ore di studio senza interruzioni non solo non aumenta l'efficacia dell'apprendimento, ma rischia di ridurre la capacità di concentrazione.
- Confrontare con altri bambini: ogni percorso scolastico fa storia a sé, anche perché ogni scolaro ha caratteristiche ed esigenze proprie. Inutile dunque fare paragoni con i compagni di classe o gli altri fratelli. I confronti rischiano di minare l'autostima dei raagazzi e, soprattutto, i voti non sempre sono lo specchio più fedele dell'impegno e dei progressi compiuti.