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Ue: “Italia non ha ridotto il debito”. Padoan: “Colpa di inflazione ed emergenza migranti”

La Commissione europea ha chiesto conto al ministero dell’Economia della mancata riduzione del rapporto debito/pil, che si attesta al 132,7%. Padrona ha risposto alle valutazione dell’Unione europea sostenendo che la bassa inflazione, l’applicazione delle riforme strutturali e i costi causati dall’assistenza migranti, di cui l’Italia si è fatta carico, rendono difficoltosa la riduzione del debito, ma che “l’Italia ha raggiunto il miglior risultato tra i Paesi Ue in termini di indicatore di sostenibilità di lungo termine”.
A cura di Charlotte Matteini
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padoan ministro

L'Unione europea ha chiesto al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan per quale motivo l'Italia non abbia operato le manovre necessarie a  ridurre il debito pubblico nell'anno 2015, che si attesta al 132,7% del Pil, ben oltre i parametri imposti dai trattati europei. Per questa ragione, lo scorso due maggio, il direttore generale per gli Affari economici e finanziari della Commissione europea ha inviato una lettera al titolare del dicastero del Tesoro chiedendo se ci fossero "fattori rilevanti che giustifichino la violazione della regola che impone ai Paesi dell'Unione con un rapporto debito/pil superiore al 60% di tagliarlo di un ventesimo ogni anno".

Il ministro Padoan ha quindi risposto alle interpellanze dell'Ue indirizzando una comunicazione a Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione e Pierre Moscovici, commissario agli Affari economici, sostenendo che il rapporto debito/pil “si è già virtualmente stabilizzato nel 2015 nonostante le avverse condizioni economiche globali” e che “il governo si aspetta che inizi a declinare nel 2016 e continui a farlo in maniera più sensibile nel 2017-2019″, allegando inoltre un documento di 84 pagine in cui vengono analizzate e motivate tutte le violazioni commesse dall'Italia.

Secondo il ministero dell'Economia, infatti, a causa dell’inflazione “particolarmente bassa”, il rispetto della regola per la riduzione del debito diviene "particolarmente impegnativa”. Inoltre, l'attuazione di riforme cosiddette "strutturali" porteranno dei miglioramenti nei conti pubblici italiani, ma nella fase iniziale di attuazione comportano un innalzamento temporaneo dei costi. Il ministro Padoan sostiene, infatti, che “una politica fiscale più restrittiva peggiorerebbe le performance dell’Italia sul fronte della crescita economica e dell’evoluzione del debito/pil” e rileva che il metodo di calcolo dell’output gap – ovvero la differenza tra pil effettivo e pil potenziale, sulla base della quale vengono determinate le correzioni di bilancio da apportare – sarebbe sottostimato e per questo motivo influenzerebbe "pesantemente la valutazione del rispetto del Patto di crescita e stabilità”.

In calce alla lettera destinata alla Commissione europea, Padoan infine sottolinea che l’Italia “nel 2015 e 2016 ha sostenuto costi straordinari pari allo 0,2% del pil per far fronte a una forte ondata di migranti e richiedenti asilo", ritenendo quindi che "questi sforzi aggiuntivi largamente correlati ai costi del controllo delle frontiere e dell’assistenza debbano essere considerati quando si valutano le evoluzioni di deficit e debito”. Infine, conclude la missiva, "grazie alle riforme della spesa legata all’invecchiamento già portate a termine, l’Italia ha raggiunto il miglior risultato tra i Paesi Ue in termini di indicatore di sostenibilità di lungo termine".

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