Uccisero 12enne afroamericano, “prove di colpevolezza” per incriminare gli agenti

Svolta nel caso relativo alla morte di Tamir Rice, il ragazzino di 12 anni afroamericano ucciso dalla polizia a Cleveland mentre giocava con una pistola giocattolo. Secondo quanto ha stabilito il giudice Ronald B. Adrine, esiste una “prova di colpevolezza” per incriminare i due agenti di Cleveland che spararono al 12enne. Il giudice ha però spiegato che in assenza di un'azione del pubblico ministero di Cleveland o di quello della Contea di Cuyoga non si può procedere con gli arresti dei poliziotti. La decisione del giudice americano segue la richiesta alla corte municipale di un gruppo di attivisti e di leader di alcune comunità di arrestare i poliziotti Timothy Leohmann e Frank Garmback, in base a una poco conosciuta legge dell'Ohio che consente a un “privato cittadino a conoscenza dei fatti” di avviare il processo presentando una dichiarazione giurata alla corte. “Le ruote della giustizia iniziano a girare”, hanno commentato la notizia data dal giudice di Cleveland i familiari di Tamir Rice.

Tamir Rice fu ucciso lo scorso novembre a Cleveland mentre giocava con una pistola giocattolo: gli agenti avevano risposto a una chiamata su un “uomo che minacciava la gente con una pistola”. A quanto riferito in seguito dalla polizia, i due non sapevano che la persona al telefono aveva detto che la pistola poteva essere falsa e chi la impugnava poteva essere minorenne. Il ragazzino fu colpito da due colpi di pistola dopo aver estratto l’arma giocattolo dalla cintura dei pantaloni. La polizia confermò poi che si trattava di una pistola ad aria compressa, a cui era stato rimosso il tappo arancione che contraddistingue le armi giocattolo. La morte di Tamir Rice, avvenuta in seguito a quella di Michael Brown a Ferguson, ha scatenato polemiche e ha contribuito ad alimentare il dibattito sulla violenza della polizia soprattutto nei confronti della comunità di colore.