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Torino, buste esplosive in Tribunale. Erano indirizzate ai pm Rinaudo e Sparagna

Le buste sono state disinnescate dagli artificieri dei carabinieri. Contenevano congegni artigianali ma in grado di esplodere: una batteria da nove volt, fili elettrici, polvere pirica e un sistema di innesco con carta stagnola.
A cura di Davide Falcioni
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Paura questa mattina al Palazzo di Giustizia di Torino dove, per oltre un'ora, le autorità hanno dovuto fronteggiare un'emergenza dovuta a un allarme bomba. Due buste contenenti polvere esplosiva e fili elettrici hanno provocato l'intervento degli artificieri dei carabinieri e dei vigili del fuoco. Tutti gli ingressi all'edificio sono stati chiusi, mentre le udienze in corso sono state sospese e i pochi presenti sono stati fatti allontanare dal cortile interno, dove è stata allestita la postazione operativa degli artificieri che hanno disinnescato gli ordigni. Una volta messe in sicurezza le buste, l'allarme è rientrato e il Tribunale è tornato a svolgere le sue normali attività.

A lanciare l'allarme, nella tarda mattinata di oggi, era stato l'ufficio smistamento posta del Palazzo di Giustizia: gli addetti si sono accorti di due buste sospette indirizzate ai pubblici ministeri Antonio Rinaudo e Roberto Sparagna. I due plichi sembravano contenere polvere esplosiva e presentavano alcuni rilievi che facevano pensare alla presenza di circuiti elettrici. Immediatamente è scattata la procedura d'emergenza e i militari subito intervenuti hanno verificato che effettivamente le buste contenevano esplosivo, anche se non è stato ancora chiaro se ci fosse un innesco o se i cavi fossero stati collocati a scopo "dimostrativo" senza però essere stati connessi a una batteria.

Gli artificieri si sono messi al lavoro nel cortile Palazzo di Giustizia, dove hanno scaricato la propria strumentazione e il furgone è diventato il loro laboratorio "da campo". L'intervento degli esperti è durato all'incirca un'ora e si è svolto senza particolari tensioni né momenti di panico. Le due buste contenevano congegni artigianali ma in grado di esplodere: una batteria da nove volt, fili elettrici, polvere pirica e un sistema di innesco con carta stagnola.

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