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Tangenti Grandi appalti, Lupi: “Non mi dimetto, mio figlio tirato in ballo ingiustamente”

Il Ministro delle infrastrutture si difende: “Non ho mai chiesto a nessuno di far lavorare mio figlio”
A cura di Antonio Palma
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Non ci pensa proprio alle dimissioni il ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi, finito al centro di una bufera politica dopo che il suo nome è stato accostato all'inchiesta sulle tangenti per le Grandi opere. Lupi infatti si difende dalle accuse di presunti favori e regali fatti a lui e a suo figlio Luca e parla di semplice equicovo delle intercettazioni che la procura di Firenze ha portato a sostegno dell'inchiesta che ha portato all'arresto tra gli altri dell'ex dirigente del ministero dei Lavori pubblici Ercole Incalza. "No, le dimissioni no. Anche se, per la prima volta, vedendo tirato in ballo ingiustamente mio figlio, mi sono chiesto se il gioco valga la candela" ha spiegato infatti il Ministro in un'intervista a Repubblica, aggiungendo: "Provo soprattutto l'amarezza di un padre nel vedere il proprio figlio sbattuto in prima pagina come un mostro senza alcuna colpa". Il riferimento è ad alcuni regali che Stefano Perotti avrebbe fatto al figlio di Lupi, Luca. "Se il Rolex l'avesse regalato a me non l'avrei accettato" ha sottolineato il Ministro, assicurando: "Non ho mai chiesto all'ingegner Perotti né a chicchessia di far lavorare mio figlio. Non è nel mio costume e sarebbe un comportamento che riterrei profondamente sbagliato".

Le intercettazioni di Lupi

Lupi parla anche dell'intercettazione in cui lui aveva minacciato la crisi di governo in caso di taglio della struttura tecnica gestita proprio da Incalza. "Era una battaglia politica, non difendevo la persona ma l'integrità del ministero. Si stava discutendo di legge di Stabilità e del futuro della nuova Struttura tecnica di missione" ha spiegato Lupi, raccontando: "Al telefono con Incalza – ho ripetuto quello che avevo detto nelle discussioni politiche, dicevo che era un errore togliere al ministero quella struttura, amputandolo di un braccio operativo. Qualora non ci fosse più stata fiducia nel ministro si faceva prima a cambiare ministro, non depotenziando il ministero". Anche sull'intercettazione in cu parlava del viceministro alle infrastrutture Riccardo Nencini, Lupi si difende: "Questo è il limite delle intercettazioni, che non rendono il tono scherzoso delle conversazioni. Io allora conoscevo poco Nencini e Del Basso De Caro. Sapendo che erano socialisti come Incalza, lo prendevo in giro".

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