Il 5×1000 non serve a niente? Ogni anno gli oltre 500 milioni di euro dimostrano il contrario

Con una semplice firma sulla propria dichiarazione dei redditi è possibile fare la differenza per tante organizzazioni benefiche, eppure solo 1 italiano su 2 decide di destinarlo. C’è tempo fino al 30 settembre per scegliere.
Immagine
A cura di Ciaopeople Studios
19 CONDIVISIONI
Immagine

C'è ancora molta confusione intorno allo strumento del 5 per mille, una risorsa essenziale per gli enti no profit del nostro Paese, ma che ogni anno mette gli italiani davanti a un dubbio: firmare o no? Il 5 per mille fu introdotto nella legge di bilancio del 2006 per poter finanziare “gratuitamente” le centinaia tra enti e associazioni che lavorano a cause socialmente rilevanti. Non costa di più ai cittadini perché si tratta di cedere una quota già inclusa nelle tasse (il 5×1000 dell'Irpef), che invece di arrivare alle casse dello Stato sarà, per l'appunto, ceduta all'organizzazione prescelta. Per fare chiarezza, diverso è l'8 per mille che si può destinare alle confessioni religiose o alla gestione statale, e il 2 per mille che supporta i partiti politici.

Nonostante sia un gesto semplice, tuttavia, il 50% dei contribuenti non compila la casella dedicata al 5xmille. I motivi, secondo il rapporto DOXA 2023, sono diversi. C'è innanzitutto molta diffidenza, gli italiani tendono a non fidarsi delle donazioni, ma in questo caso esistono dati pubblici e strumenti affidabili di verifica: l'Agenzia delle Entrate pubblica ogni anno l'elenco completo degli enti che ricevono il 5×1000, il numero di firme e gli importi relativi. In più anche il bilancio sociale degli enti no profit è facilmente consultabile, e sui relativi siti web è spesso possibile seguire gli sviluppi dei progetti realizzati anche grazie a quei fondi. Fondi che non sono trascurabili.

All'11% di italiani che decidono di non firmare perché pensano che il proprio contributo sia troppo piccolo, basti sapere che il tetto al riparto del 5 per mille equivale ogni anno a 525 milioni di euro. Cifre considerevoli che dovrebbero farci immediatamente riflettere su quanto una firma, insieme a tante altre, possa davvero fare la differenza. Un caso emblematico è quello di Fondazione Telethon, da oltre trent'anni impegnata a finanziare la ricerca per trovare la cura alle malattie genetiche rare. Per questa realtà ogni contributo conta, perché permette di sostenere quasi 2000 ricercatori impegnati in oltre 3000 progetti, accompagnare i pazienti nei percorsi di diagnosi e cura delle oltre 600 malattie studiate, e in molti casi perfino regalare loro un lieto fine a una storia che sembrava già scritta.

Grazie alle terapie geniche sviluppate dai team di ricerca di Fondazione Telethon, ogni anno centinaia di bambini affetti da malattie genetiche rare possono essere trattati in modo efficace. Eppure, al momento della dichiarazione dei redditi in molti si dimenticano di poter destinare alla Fondazione il proprio 5 per mille. Il 20% secondo il report dichiara, infatti, di “non conoscere nessuna organizzazione”, ma forse si tratta di semplice distrazione, o di non avere a portata di mano i dati necessari. Ecco perché conviene arrivare al CAF o dal commercialista con le idee ben chiare, può bastare un promemoria sul cellulare o un post-it sul calendario. Al momento della dichiarazione basterà sbarrare il riquadro “Finanziamento della ricerca scientifica e dell'università” oppure “Finanziamento della ricerca sanitaria”, inserire il codice fiscale della Fondazione Telethon – 04879781005, e firmare. Un gesto semplice che per la ricerca scientifica vale però moltissimo.

Ma bisogna fare in fretta: il 730 deve essere presentato entro il 30 settembre 2025 e il modello Redditi Persone fisiche entro il 31 ottobre.

Contenuto pubblicitario a cura di Ciaopeople Studios.
19 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views