Con l’AI si studia (e insegna): le università telematiche l’hanno già capito

Da sempre gli studenti universitari hanno sognato un tutor personale che potesse aiutarli a comprendere meglio libri e concetti complessi, magari disponibile in ogni momento. Oggi la soluzione arriva dalle intelligenze artificiali, che supportano anche i docenti a monitorare l’apprendimento in tempo reale. L’obiettivo? Rendere lo studio ancora più personalizzabile e vicino alle esigenze di ognuno.
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Già dai loro albori le università telematiche sono nate per rompere gli schemi dell’istruzione tradizionale, inventando un nuovo modo di concepire l’apprendimento. Più inclusive e accessibili, in grado di abbattere le barriere geografiche, economiche e temporali, hanno offerto una nuova possibilità di studiare a chi era rimasto ai margini dell’istruzione. In poche parole, hanno da sempre saputo anticipare i cambiamenti sociali abbracciando le necessità degli studenti, e oggi, con l’avvento delle nuove tecnologie, lo stanno facendo ancora.

L’esempio lampante è il gruppo Multiversity, leader nell’istruzione digitale in Italia, che nei suoi tre atenei telematici (Pegaso, Universitas Mercatorum e San Raffaele Roma) ha già inserito l’AI a supporto di studenti e professori. MultiLearn è un chatbot “potenziato” unico nel suo genere, perché sviluppato proprio da Multiversity insieme a OpenAi: non si limita a rispondere in modo generico, ma fornisce aiuto personalizzato agli studenti. E visto che viene addestrato esclusivamente sui contenuti che i docenti mettono a disposizione per i corsi, è come avere un tutor disponibile 24 ore su 24. Durante le lezioni asincrone, infatti, lo studente può mettere in pausa il video del professore e chiedere all’AI di aiutarlo a comprendere meglio un passaggio complicato, risolvere un dubbio o fare un approfondimento.

E funziona davvero, tanto che le risposte hanno un livello di accuratezza del 99%. La domanda sorge spontanea: avremo ancora bisogno dei professori? Assolutamente sì, perché le intelligenze artificiali che funzionano davvero sono quelle umano-centriche, in grado di potenziare e valorizzare le capacità umane, facendo al posto nostro solo i lavori più ripetitivi. E se lo studente può risolvere i suoi dubbi chiedendo al chatbot, il professore avrà allora più tempo da dedicare a motivarlo e ispirarlo, mettendo a punto lezioni ancora più ricche ed efficaci.

Quello della digitalizzazione dell’istruzione è un tema caldo, se n'è parlato anche sul palco romano del Fanpage.it Rumore Festival del 4 ottobre scorso, giornata di dialogo, condivisione e confronto sulle grandi sfide del nostro tempo. Durante il panel Istruzione e digitale, come l’Intelligenza Artificiale cambia la formazione, è stato proprio Pierpaolo Limone – Rettore dell’Università Pegaso e Professore ordinario di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione – a raccontare da vicino il lavoro di ricerca e innovazione che porta avanti Multiversity. Quello che è emerso è un quadro incoraggiante del prossimo futuro. Le università telematiche si sono già dimostrate baluardo di inclusione e accessibilità, ma l’implementazione di nuove tecnologie nel percorso di studi migliorerà ancora di più il modo in cui apprendiamo e ci apriamo al mondo.

Limone ha sottolineato: “Accedere al sapere nel prossimo futuro — ma, in realtà, già oggi — richiederà un profondo lavoro di riprogettazione della relazione tra lo studente, il professore e il sistema universitario nel suo complesso.” Se per un momento abbiamo avuto paura che le Intelligenze Artificiali ci avrebbero impigrito, sembra proprio che dovremo ricrederci: se utilizzate correttamente possono invece renderci più curiosi, più autonomi e più motivati a imparare, perché si adattano a noi e alle nostre esigenze. É ormai chiaro, il futuro dell’istruzione non è una sfida uomo-macchina, piuttosto una collaborazione efficace e davvero intelligente.

Contenuto pubblicitario a cura di Ciaopeople Studios.
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