40 SECONDI: il film che ci costringe a guardare in faccia il disagio che non vogliamo

La notte tra il 5 e il 6 settembre 2020, a Colleferro, bastano quaranta secondi per mettere fine alla vita di Willy Monteiro. È un sabato sera come tanti: un gruppo di amici, una discoteca, un nuovo lavoro da aiuto-cuoco da festeggiare. Poi un alterno nato da un equivoco, un amico viene aggredito, Willy che interviene pacificamente per difenderlo, e in meno di un minuto la situazione precipita. Il ventunenne muore sotto i colpi del branco tra gli sguardi attoniti dei presenti. La mattina dopo il caso sconvolge l'Italia intera. Non è una rissa finita nel peggiore dei modi, è un velo che si strappa su un disagio giovanile profondo che forse abbiamo ignorato per troppo tempo, e che ora divide il mondo in due: tra chi fa del male e chi ancora prova a fermarlo.
È un film necessario, per quanto doloroso, quello che mette in scena il regista Vincenzo Alfieri. Perché 40 SECONDI non è la cronaca di un omicidio, ma un viaggio nella provincia italiana in una giornata di ordinaria follia. Non cerca colpevoli e non offre risposte, il film ci invita piuttosto a farci delle domande, a interrogarci su come si possano estirpare le radici di questo male generazionale. Ripercorrendo le ultime 24 ore dei quattro protagonisti principali della vicenda si capisce bene quanto la casualità della vita si mescoli con la rabbia, il razzismo, la mascolinità tossica e la cultura del possesso in un mix letale in cui a farne le spese sono i più gentili. Perché questo era Willy, nei ricordi di sua madre, Lucia Duarte: “Non un eroe, era un ragazzo normale che amava l'amicizia e si impegnava per avere un futuro migliore”.
La banalità del male è un concetto a cui siamo tristemente abituati, ma che visto sullo schermo è un pugno nello stomaco: Willy prima di uscire si è pettinato e poi ha dato un bacio alla madre, gli stessi gesti che avranno fatto i suoi futuri assassini. E in questa normalità ci siamo anche noi. Tutti potremmo trovarci nei panni di Willy, del suo amico, di sua madre o suo padre, e addirittura in quelli degli aggressori, se non ci concediamo un percorso sano di consapevolezza e messa in discussione.
Anche la scelta del cast aiuta a rendere ancora più autentico il racconto di Alfieri. La maggior parte degli attori sono infatti volti nuovi alla prima esperienza, cercati tramite lo “street casting”. Così è stato scelto Justin De Vivo (Willy): proprio davanti a una discoteca, come un segno del destino. Giordano Giansanti e Luca Petrini, entrambi pugili professionisti alla prima esperienza sul set, interpretano i gemelli Federico e Lorenzo che nel film si macchieranno del delitto. Ma nel cast non mancano i volti noti, come Francesco Gheghi, Francesco Di Leva, Sergio Rubini e Maurizio Lombardi.
Il film di Eagle Pictures (la stessa casa di produzione de Il ragazzo dai pantaloni rosa), tratto dal libro 40 SECONDI. Willy Monteiro Duarte, la luce del coraggio e il buio della violenza di Federica Angeli (Baldini+Castoldi) è in arrivo nelle sale italiane dal 19 novembre 2025.