Il giro del mondo senza mai prendere l’aereo, come ha fatto Thor Pedersen a visitare 203 paesi in 10 anni

Ha impiegato dieci anni per compiere un’impresa che molti realizzano in qualche anno e in poche ore di volo: attraversare il mondo intero, senza mai salire su un aereo. Torbjørn C. Pedersen, conosciuto come Thor, è il primo uomo nella storia ad aver visitato tutti i 203 Paesi del pianeta senza volare, in un unico viaggio ininterrotto. La sua avventura, iniziata il 10 ottobre 2013 dalla Danimarca, si è conclusa nel luglio del 2023, quando è finalmente rientrato a casa dopo quasi un decennio trascorso tra treni, bus, navi cargo e frontiere. La sua storia, raccontata attraverso il progetto Once Upon a Saga, non è solo un record di resistenza o logistica, ma una riflessione profonda sul modo di viaggiare e di incontrare il mondo.

Chi è Thor Pedersen
Nato nel 1978 nella cittadina danese di Kerteminde, Thor Pedersen ha una formazione in commercio e un passato nel settore della logistica e dei trasporti, lavori comuni che molte persone svolgono. Proprio il suo background, unito a un carattere metodico e curioso, lo ha portato a pianificare la sua impresa come un vero progetto di vita. Prima di partire, lavorava regolarmente, aveva una fidanzata e una quotidianità stabile, ma sentiva che gli mancava qualcosa, una sfida capace di metterlo davvero alla prova. Così ha deciso di compiere il giro del mondo intero senza mai prendere un aereo, stabilendo regole precise: non tornare a casa fino alla fine, trascorrere almeno ventiquattr’ore in ogni Paese e non violare mai la promessa di restare a terra.

Diventato con il tempo anche un membro importante della Croce Rossa danese, di cui è oggi uno dei principali ambasciatori, Pedersen ha visitato ospedali, comunità e progetti umanitari in oltre 190 Paesi. Lontano dall’immagine romanticizzata, spesso mainstream, del turista avventuroso, il suo è stato un viaggio fatto di lentezza, di incontri e di fiducia nelle persone. Come ha raccontato in un’intervista alla ABC australiana, Thor ha sempre sorprendentemente trovato persone gentili e ha sottolineato come la solidarietà umana sia stata la vera forza che lo ha spinto avanti nel corso dei dieci anni.

Il viaggio senza aerei
Il percorso di Once Upon a Saga è stato tanto affascinante quanto complesso. Per coprire più di duecento Paesi senza volare, Pedersen ha attraversato deserti in autobus, catene montuose in treno e oceani a bordo di navi container: in totale ha viaggiato su 37 imbarcazioni commerciali, spesso convivendo con equipaggi di tutto il mondo per settimane di navigazione. Con un budget medio di circa 18 euro al giorno, ha dormito in ostelli, case di sconosciuti, imbarcazioni e stazioni, raccontando tutto in un blog seguito da migliaia di lettori. La parte più dura è arrivata durante la pandemia, quando è rimasto bloccato per due anni a Hong Kong, senza poter né proseguire né tornare indietro. Quell’attesa, racconta in diverse interviste, è stata la prova più difficile di tutte, perché sapeva di non poter cedere, aveva promesso a sé stesso di terminare il viaggio.
Il lato umanitario del viaggio, lontano da sponsor e finta beneficienza
Dietro la sfida personale e logistica di Once Upon a Saga c’è sempre stata una componente profondamente umana. Fin dall’inizio, Thor Pedersen ha scelto di legare il suo progetto alla Croce Rossa danese, diventandone ambasciatore volontario. In ogni Paese visitato ha incontrato le delegazioni locali della Croce Rossa o della Mezzaluna Rossa, documentando il lavoro dei volontari e condividendo le loro storie attraverso il suo blog e i canali social del progetto. Il suo obiettivo non era solo raggiungere ogni Stato del mondo, ma anche mettere in luce ciò che accomuna le persone al di là delle frontiere, ovvero la capacità di aiutarsi, di costruire comunità, di restare umani. In nessun Paese si è mai sentito davvero solo e Thor ha ammesso che il viaggio lo ha cambiato più di quanto avesse previsto. Alla fine, Once Upon a Saga non è soltanto un record geografico, ma un progetto che unisce avventura e solidarietà, un modo autentico per dimostrare che il mondo, osservato da vicino, è più unito e generoso di quanto sembri dalle distanze che lo separano.