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Il kimchi, il famoso piatto coreano che ha un’azione antinfiammatoria e abbassa il colesterolo

Il kimchi, famoso piatto della tradizione coreana, da ormai è entrato nelle cucine italiane. Abbiamo parlato insieme ad un esperto per capirne le proprietà, i benefici e le controindicazioni.
Intervista a Dott. Manuele Biazzo
Direttore scientifico del Centro Toscano Microbiota, ci ha spiegato tutti i benefici del kefir e le sue controindicazioni.
A cura di Elisa Capitani
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Inutile negarlo, negli ultimi anni la cultura coreana sta monopolizzando l'interesse di tantissimi occidentali. Serie tv, musica, ma soprattutto cucina coreana sono diventati parte della nostra quotidianità. In particolare, il kimchi lo si trova ormai ovunque. Si tratta di un piatto tradizionale e iconico della cucina coreana, che consiste in verdure fermentate, salate e speziate, in particolare cavolo cinese e ravanelli, condite con ingredienti come aglio, zenzero e peperoncino in polvere. Il kimchi è considerato un alimento fondamentale per la salute intestinale, che aiuta il corretto funzionamento del microbiota intestinale. Ne abbiamo parlato con il Dott. Manuele Biazzo, Direttore scientifico del Centro Toscano Microbiota, ci ha spiegato tutti i benefici del kefir e le sue controindicazioni.

Le proprietà benefiche del Kimchi

"Con il kimchi abbiamo unicamente una fermentazione lattica. Nel caso di questo alimento, la fermentazione avviene in assenza di ossigeno e può durare per giorni o settimane. Con il kimchi non vengono aggiunti ceppi per la fermentazione, la caratteristica di questi vegetali è proprio che portano loro i batteri lattici e poi li fermentano, quindi in questo caso non c'è una fermentazione alcolica, come nel caso kefir o di altri fermentati", spiega il dott. Biazzo. Il kimchi è un ottimo mix di fibre e microrganismi e ha un impatto molto positivo sulla salute intestinale. Se consumato regolarmente, contribuisce ad arricchire la diversità del microbiota, infatti più specie microbiche convivono, minore è la possibilità che i ceppi nocivi, come Prevotella e Clostridium, diventino predominanti. Questi ultimi, infatti, sono considerati “opportunisti”, in caso di ridotta diversità microbica tendono a proliferare e creare squilibri infiammatori, spiega l'esperto. Il kimchi favorisce quindi un effetto antinfiammatorio, aiutando a mantenere sotto controllo le specie potenzialmente dannose. Inoltre, diversi studi scientifici hanno evidenziato altri benefici, tra cui la riduzione dei livelli di colesterolo nel sangue, supporto al sistema immunitario (grazie alla fermentazione) e apporto di vitamina K, importante per la salute delle ossa e del sistema cardiovascolare. L'esperto però fa un importante disclaimer: il beneficio non dipende solo dalla presenza di fibre vegetali, ma dal processo di fermentazione stesso, sono inseparabili per ricevere i benefici. Per esempio, il semplice consumo di cavolo cinese non garantisce gli stessi effetti del kimchi.

Come inserirlo nella dieta quotidiana

In Corea il consumo medio di kimchi si aggira tra i 50 e i 100 grammi al giorno, quantità che si può considerare una buona dose anche in una dieta occidentale. Non occorre eccedere, il segreto è introdurlo con costanza, un po’ come facciamo con la pasta o il pane. Il kimchi può essere consumato da solo come contorno, oppure come ingrediente in insalate, bowl, panini o piatti a base di cereali. L’importante è non cuocerlo troppo a lungo, per preservarne i fermenti vivi. Chi acquista il prodotto già pronto deve prestare attenzione alla qualità, la differenza principale rispetto a quello preparato in casa riguarda la qualità delle verdure di partenza e la fermentazione. Ovviamente, più gli ingredienti sono freschi, migliore sarà l'apporto di benefici per il microbiota del kimchi.

Le controindicazioni del kimchi

Nonostante i numerosi benefici, ci sono alcune accortezze da tenere presente quando mangiamo il kimchi. In primo luogo, le spezie. Il kimchi tradizionale contiene molto peperoncino e pepe. Chi soffre di intestino irritabile dovrebbe preferire versioni più delicate, senza spezie piccanti. Poi sicuramente un occhio al sale. Pur essendo un alimento piuttosto salato, gli studi non hanno evidenziato un aumento del rischio di ipertensione nei consumatori abituali. Tuttavia, è bene non eccedere. È importante anche fare attenzione all'istamina, infatti, come altri cibi fermentati, il kimchi può contenerne e si tratta di una sostanza che in persone più predisposte può causare mal di testa, rossori o altri disturbi. Infine, chi assume anticoagulanti deve fare attenzione, perché questi farmaci agiscono bloccando la vitamina K per prevenire la coagulazione del sangue e quindi introdurre troppo kimchi, ricco di vitamina K, può interferire con l’efficacia della terapia.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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