Malagò: “Partite a porte chiuse in Serie A? C’è emergenza, ma anche calendario pressante”
L'emergenza Coronavirus ha messo in ginocchio l'intera struttura sportiva italiana, partendo dal calcio che catalizza da sempre attenzione massima degli appassionati. La più seguita ed amata tra le discipline ha sbandato pericolosamente davanti all'ordinanza di interrompere ogni forma ludico sportiva e – solamente poi – di poter disputare le gare in programma ma con precise richieste, quali le partite a porte chiuse.
Il tutto per cercare di trovare un compromesso virtuoso tra esigenze sanitarie che hanno evidente priorità ma anche i palinsesti sportivi studiati e approvati ad inizio stagione, laddove scadenze e impegni sono programmati da tempo, senza possibilità di rinvii o spostamenti. Per questo, si sta ancora lavorando alle date di recupero dei match rinviati, alle soluzioni migliori per non posticiparne altri, creando confusione e ulteriori problemi.
La spiegazione di Malagò: porte chiuse, misura obbligata
Proprio per spiegare ai più il motivo per cui il calcio ha richiesto per primo di poter giocare comunque, anche il presidente del CONI, Giovanni Malagò è intervenuto dando delucidazioni sulle partite a porte chiuse che hanno fatto storcere il naso a più di un tifoso: "In alcune competizioni e discipline il rinvio può essere fatto perché non ci sono calendari pressanti e scadenze ravvicinate tra di loro. Nel caso specifico del calcio, in Serie A, la situazione è totalmente differente".
La soluzione che salva la regolarità del campionato
Il massimo esponente del Comitato Olimpico Italiano, in diretta sulle reti Rai, ha evidenziato l'assoluta necessità da parte del calcio di continuare il proprio cammino, assecondando le esigenze sanitarie del Paese: "Lo stadio a porte chiuse è un provvedimento necessario nel momento in cui si scongiura il rinvio: se saltano delle partite, con le date così ravvicinate tra loro si rischia di non avere più la regolarità del campionato".